• L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

L’Italia è il primo Paese europeo per giovani che non lavorano

Chiara Barbati di Chiara Barbati
15 Novembre 2022
in Attualità
Tempo di lettura: 4 minuti
Share on FacebookShare on TwitterInvia su WhatsApp

Gli stereotipi sui giovani che non lavorano li conosciamo tutti. Non hanno voglia di lavorare, preferiscono farsi mantenere da mamma e papà – se provenienti da famiglie agiate – o dai sussidi di disoccupazione e altre misure agevola-fannulloni come il reddito di cittadinanza. Magari ci provano pure a cercare lavoro ma poi, quando si rendono conto che per imparare un mestiere ci vuole il sacrificio, lasciano stare, perché evidentemente la gavetta non fa per loro, mai contenti delle opportunità che hanno. È una narrazione ricorrente, a cui siamo quasi abituati e a cui tante, troppe persone credono.

È proprio per abbattere questi stereotipi che ActionAid ha deciso di condurre uno studio, insieme a CGIL, sui NEET. Not [engaged] in Education, Employment or Training, ovvero persone che non stanno studiando, non si stanno formando né hanno un lavoro, è il modo per definire i giovani disoccupati o, per ciò che concerne l’Italia, i giovani in generale, data la prevalenza di questa categoria nel nostro Paese. L’Italia, dopotutto, ama collezionare primati di cui non andare affatto fieri ed è infatti il Paese europeo con maggior numero di individui tra i 15 e i 34 anni che non hanno un’occupazione. In totale sono più di 3 milioni.

Può interessartianche...

Polemiche per i senzatetto in chiesa: possiamo sentirci giusti in un mondo sbagliato?

I diritti riproduttivi in Italia: facciamo il punto con “Libera di abortire”

Violenza in pronto soccorso: un fenomeno ampio

Per dare un contesto, è bene sapere che gli iscritti all’università son circa 1 milione e 700mila, la metà, dunque, dei disoccupati. Considerando che la popolazione italiana tra i 15 e i 34 anni è formata da circa 12 milioni di persone, è facile dedurre che un quarto dei giovani italiani non trova lavoro. O non lo vuole, secondo certe narrazioni, per fortuna smontate dal report appena uscito.

Con lo studio NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche, infatti, è facile dedurre che a non lavorare sono in prevalenza le categorie di persone in qualche modo svantaggiate. Il report fa riferimento all’anno 2020 e spiega che a essere disoccupate sono in prevalenza le donne (1.7 milioni) e i giovani del Sud, il doppio rispetto al Nord. La maggior parte dei ragazzi tra i 20 e i 24 anni, solitamente con una formazione superiore e alla ricerca del loro primo impiego, si concentra principalmente nel Mezzogiorno. Sono il gruppo più numeroso di NEET italiani, che evidenzia la crisi del mercato del lavoro nel Sud Italia e chiarisce quanto l’impegno nella ricerca di un lavoro non basti affatto, se non c’è un’offerta adeguata.

La percentuale di donne disoccupate, invece, sale nelle fasce d’età più alte, quelle tra i 25 e i 29 anni (30.7%) e i 30 e i 34 anni (30.4%), a dimostrazione del fatto che essere in età da gravidanza, pur non avendo figli, non aiuta. Le dinamiche familiari dei giovani senza occupazione, in effetti, sembrano confermare queste tendenze. Le donne con figli che non lavorano rappresentano il 23% dei NEET, mentre i padri disoccupati sono solo il 3%.

A tali sconfortanti dati, se ne aggiunge un altro che chiarisce le difficoltà che si incontrano per uscire da questa situazione. La maggior parte delle donne NEET con figli, quasi l’87%, è formata da persone inattive, così come, in generale, sono considerati i NEET. L’inattività è quella condizione di rassegnazione che si presenta dopo aver cercato lavoro a lungo, ma senza averlo trovato. Coloro che non lavorano, dunque, hanno smesso di essere alla ricerca di un impiego, non per pigrizia ma per rassegnazione: perché, con il tempo, è risultata evidente l’impossibilità di uscire da questa condizione.

Infatti, la metà dei NEET ha avuto esperienze lavorative precedenti, la maggior parte delle quali precarie, insufficienti per la sopravvivenza e sottopagate. Non sorprende, dunque, il dato Eurostat sull’età media in cui i giovani riescono a uscire di casa dei genitori: 29.9 anni. Al sestultimo posto in Europa, migliori solo di Grecia, Bulgaria, Slovacchia, Portogallo e Croazia, infatti, in Italia i giovani non riescono a raggiungere l’indipendenza economica né a lasciare casa dei genitori, e di conseguenza non riescono a mettere su famiglia e contribuire a quel tema della natalità tanto caro al nostro governo.

Il report li definisce gli scoraggiati: principalmente giovani dai 30 ai 34 anni che hanno smarrito la speranza di trovarlo, un lavoro. Hanno esperienza e ora sono inattivi, ovvero non stanno più cercando attivamente un impiego. Sono formati da giovani single o da coppie senza figli, incapaci – non per loro colpa – di rendersi economicamente indipendenti o andare a vivere da soli.

Il rapporto, dunque, non parla solo di numeri. Dettagliato nell’analisi di tutti i fattori e le caratteristiche dei giovani italiani che non lavorano, ActionAid concentra il focus del proprio studio sulle disuguaglianze strutturali del nostro Paese. Evidenzia quella che definisce una sofferenza propria di un’intera generazione, trasversale, complessa e profonda. Evidenzia anche come la provenienza e la formazione siano estremamente diverse, pur riuscendo ad accomunare 3 milioni di persone nella stessa tragica condizione.

La soluzione individuata dal report parla di elevare il livello di istruzione e di accompagnamento al lavoro, ma è facile chiedersi come solo questo possa bastare. È tutto il sistema a essere completamente sbagliato. È il mercato del lavoro a essere immobile ed è prima di tutto dello Stato la responsabilità di creare nuovo impiego. Ed è il modo in cui il mercato funziona, con la necessità di avere prezzi competitivi raggiunti sul risparmio degli stipendi, sempre da fame, che causa lo sfruttamento. Se tanti giovani non lavorano, se una generazione intera, seppure con le sue differenze, si trova tutta nella stessa condizione, se il senso di smarrimento caratterizza le vite di 3 milioni di persone, è il sistema che va cambiato. E va fatto subito, prima che il futuro dei giovani svanisca completamente.

Prec.

Origine popolaresca del superuomo secondo Gramsci

Succ.

Estratti da “Flora e fauna“ di Gilda Manso (Wojtek, 2022)

Chiara Barbati

Chiara Barbati

Articoli Correlati

chiesa invisibili clochard
Attualità

Polemiche per i senzatetto in chiesa: possiamo sentirci giusti in un mondo sbagliato?

3 Febbraio 2024

Nutrire l’affamato, accogliere lo straniero, visitare l’ammalato sono gesti di restituzione e, dunque, atti di giustizia.” – Don Andrea Gallo È la notte fra il 2 e 3 dicembre, a Treviso la temperatura è bassa, molto bassa, come sempre...

aborto diritti riproduttivi
Attualità

I diritti riproduttivi in Italia: facciamo il punto con “Libera di abortire”

17 Gennaio 2024

Il 2023 si è chiuso con le parole di Elon Musk che, dal palco di Atreju, in occasione della festa di Fratelli d’Italia, si è dichiarato preoccupato per il tasso della natalità nel nostro Paese, che a quanto sottolineano...

violenza pronto soccorso
Attualità

Violenza in pronto soccorso: un fenomeno ampio

17 Gennaio 2024

Assistiamo, impotenti, all’ennesimo caso di cronaca che ci lascia desolazione e amarezza negli animi. La dottoressa Anna Procida, infermiera, viene aggredita nella serata del 3 gennaio presso il pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Il parente di un...

guerra - ukraina - soldati
Attualità

Gridano “cessate il fuoco” ma nessuno vuole rinunciare alla guerra

17 Gennaio 2024

Sono circa 59 le guerre in atto nel mondo in questo momento. Il Messico combatte dal 2006 contro i cartelli della droga, con 1367 morti. In Nigeria, dal 2009, la guerra ha ucciso 1363 persone. In Siria (1037 morti solo nel 2022), in Iraq (267), nello...

Succ.
flora e fauna

Estratti da “Flora e fauna“ di Gilda Manso (Wojtek, 2022)

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I più letti del mese

  • porno napoli o napoli porno di deborah d'addetta

    Porno Napoli (o Napoli Porno, vedete un po’ voi)

    1260 shares
    Share 504 Tweet 315
  • Storia eretica del sangue mestruale

    952 shares
    Share 381 Tweet 238
  • Pier Paolo Pasolini e l’Italia dello sviluppo senza progresso

    721 shares
    Share 288 Tweet 180
  • Esorcisti e psichiatri: demoni o psicosi?

    847 shares
    Share 339 Tweet 212
  • “Il grande Gatsby” e la luce verde del “sogno americano”

    727 shares
    Share 291 Tweet 182
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy policy

Direttore: Alessandro Campaiola

Registrazione al Tribunale di Napoli – Autorizzazione n. 35 del 15/09/2017

Le foto presenti in MarDeiSargassi.it sono reperite su internet, pertanto considerate di pubblico dominio.
Qualora il proprietario di una o più di queste dovesse ritenere illecito il suddetto utilizzo, non esiti a contattare la redazione affinché possano essere rimosse

Iscriviti alla nostra newsletter.

© Copyright 2024 Mar Dei Sargassi | All Right Reserved
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie