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La povertà non si abolisce per decreto, ma per decreto si aumenta

Antonio Salzano di Antonio Salzano
27 Marzo 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 4 minuti
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«La ricchezza non la crea lo Stato, il lavoro non si crea per decreto, la povertà non si abolisce per decreto»: la discutibile affermazione della Presidente del Consiglio, almeno per quanto attiene la prima parte, certamente contiene un errore nella sua conclusione: vero che la povertà non si abolisce, ma di sicuro per decreto la si aumenta, come è successo con il reddito di cittadinanza. Un milione di cittadini non percepisce più alcun sostegno e questo dato pubblicato dall’ISTAT non è un’invenzione dei soliti comunisti.

Lo scorso anno, 2,2 milioni di famiglie (circa 5,7 milioni di residenti in Italia) sono risultati in povertà assoluta: si tratta del numero più alto registrato nel nostro Paese in tempi recenti, pur non tenendo conto di quanti hanno perso il reddito di cittadinanza. I salari più bassi d’Europa e la crescente inflazione vedono i lavoratori tra le persone con più difficoltà poiché impossibilitati a provvedere al sostentamento essenziale delle proprie famiglie (circa 944mila). Un bambino su sette vive in povertà assoluta, un valore, anche questo, più alto dell’ultimo decennio.

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Pur vero che bisogna fare i conti con le disponibilità di cassa, ma stranamente le risorse per sostenere la guerra, riempire gli arsenali di armi, ordinare 132 carri armati tedeschi Leopard 2 per un costo stimato in oltre otto miliardi, si trovano sempre. Manco a dirlo, lo vuole l’Europa: occorre organizzarsi per un’eventuale emergenza, ma la stessa Europa non esiste quando l’unico Paese a eliminare un sostegno per i più poveri è proprio il nostro. Un impegno della durata di dieci anni, i cui contenuti non sono del tutto chiari – bypassato ancora una volta il Parlamento – a sostegno dell’Ucraina di Zelensky, che dal canto suo sembra non avere alcuna intenzione di discutere realisticamente una risoluzione del conflitto. Solo una continua richiesta di equipaggiamenti da guerra, senza sosta, a oltranza.

Non un piano casa per contrastare gli affitti sempre più esosi, non un’ipotesi di progetto per arginare l’emigrazione giovanile che ha superato di gran lunga il fenomeno dell’immigrazione, ma un’autonomia differenziata che incombe sulla parte più debole del Paese e conseguenze che si preannunciano allarmanti per la sanità pubblica, la scuola, i servizi essenziali. Il tutto finalizzato a uno sciagurato scambio tra FdI e Lega: il presidenzialismo per la secessione. Il partito della Patria a favore di una disgregazione del Paese con la svendita del Sud.

Sperpero di denaro per un ponte che non si farà o del quale al massimo resteranno le prime pietre poste per pura propaganda, probabili inaugurazioni strategiche in vista delle Europee, quando ciascuna forza della compagine di governo vorrà far valere il proprio peso per riposizionarsi all’interno della coalizione. Un esecutivo che forse non ha idea di cosa sia l’amministrazione della cosa pubblica, se non attraverso un esercizio del potere decisamente singolare, con l’opposizione che governa, una premier che fa opposizione all’opposizione e sembra voler parlare a una sola parte del Paese, la propria. Gli altri stiano buoni senza rompere troppo.

I recenti interventi in Parlamento, fatti di quadretti squallidi degni dell’avanspettacolo, non mostrano di certo la parte migliore di questo governo che pare avere una visione distorta delle istituzioni. Istituzioni a cui invece si dovrebbe maggior rispetto, anche relativamente alle vicende giudiziarie di una ministra, ai conflitti di interesse, oltre al coinvolgimento affaristico di stretti familiari della seconda carica dello Stato, come riportato da alcuni organi di informazione. Non sarà certo il caso Bari a occultare le macroscopiche anomalie di una parte di governo come nelle intenzioni di qualche gregario perennemente intervistato dai tg filogovernativi. Ciascun caso venga analizzato col dovuto rispetto e verità, dando uno sguardo anche alle storie dei singoli personaggi.

Fatti di cronaca politica questi, utili alla distrazione di massa, a nascondere la vita reale delle famiglie, dei senza lavoro, dei senza sostentamento alcuno, di quanti costretti anche tra i lavoratori a basso reddito a ricorrere agli aiuti della Caritas per garantire un piatto caldo ai propri cari. Stranamente, sembra che l’abolizione del reddito di cittadinanza non abbia risolto neanche in minima parte la penuria di mano d’opera più volte denunciata dai piccoli e medi imprenditori, perennemente a lamentarsi che l’aiuto dello Stato era la causa che privilegiava il divano al lavoro.

Le bugie hanno le gambe corte, recita un antico e saggio proverbio. Le verità prima o poi vengono a galla, importante è accorgersene in tempo e, per chi ha responsabilità politica, sarebbe cosa utile non nascondere la polvere sotto il tappeto ma parlare chiaro al Paese. Perché, come accaduto con l’ultimo governo Berlusconi (stessa coalizione oggi al potere), il baratro presto o tardi arriva a pochi passi e questa volta anche con il pericolo che ci porti in guerra.

Prec.

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