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Estranei. Un anno in una scuola per stranieri

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
28 Marzo 2024
in Billy
Tempo di lettura: 4 minuti
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Nel cuore della Val di Non, in provincia di Trento – precisamente a Cles – Alessandro Gazzoli si ritrova catapultato in un ambiente scolastico difficile da definire con aggettivi come “particolare” o attraverso espressioni quali “fuori dal comune”, eppure quel che racconta in Estranei. Un anno in una scuola per stranieri (nottetempo) è un’esperienza che il  lettore – come noi abituato ai banchi della scuola pubblica di città – troverà talvolta di difficile lettura, un orientamento tutt’altro che lineare rispetto ai canoni a cui è introdotto sin da bambino. Un anno ricco di sfide, scoperte e riflessioni in un Centro per l’Educazione degli Adulti frequentato in prevalenza da immigrati, si trasforma, per Gazzoli, in un laboratorio vivo di multiculturalità, dove l’insegnamento dell’italiano diventa un pretesto per esplorare le infinite sfaccettature dell’essere umano.

Le scuole per adulti stranieri, nel nostro Paese, sono istituti educativi specializzati nell’offrire corsi di lingua italiana e formazione culturale a immigrati e rifugiati, e svolgono un ruolo cruciale nell’integrazione di questi ultimi nella società, fornendo loro gli strumenti linguistici e culturali necessari per comunicare, lavorare e vivere in Italia.

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È bene sapere – anche per meglio comprendere alcune dinamiche del testo che andremo ad analizzare – che la frequenza ai corsi di italiano per stranieri può essere obbligatoria per gli immigrati che desiderano ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno. Le ragioni per cui molti frequentano questi istituti sono le più svariate: c’è chi sa che aspetterà per mesi/anni il proprio certificato, chi è laureato e intende prendere un titolo di studio che l’Italia, altrimenti, non gli riconosce, chi adopererà il diploma per lavorare in ambito socio-sanitario.

La storia di Gazzoli non inizia con un’appassionata vocazione all’insegnamento. Piuttosto, quello dell’autore è un percorso accidentato, una miscela di urgenze e circostanze impreviste che lo porta ad abbracciare un ruolo educativo che mai avrebbe immaginato. Questo maelstrom educativo, come lo definisce, è un ambiente in continua evoluzione, un crogiolo di nazionalità, culture e storie di vita che si intrecciano e si scontrano ogni giorno tra i banchi di scuola.

Ciò che emerge con forza dalle pagine di questo libro è la complessità dell’ambiente in cui Gazzoli si trova a operare. La classe è un microcosmo rappresentativo della società globale, un luogo dove convivono e si confrontano destini e idee che altrove non avrebbero modo di incontrarsi. La domanda che sorge spontanea è inevitabile: come si può insegnare in un contesto così variegato e spesso contraddittorio?

Il docente affronta questa sfida con un mix di humor, autoironia e profonda sensibilità. Lontano da toni enfatici o paternalistici, Gazzoli ci offre uno sguardo autentico e senza filtri sulla realtà quotidiana di un centro educativo: le telefonate iniziali per raccogliere le iscrizioni degli studenti, le discussioni appassionate su temi scottanti come la religione, gli eventi come i Mondiali di calcio del 2022 e le questioni personali e familiari che influenzano la vita degli studenti sono solo alcuni degli episodi che compongono il tessuto narrativo del libro.

A tal proposito, alcuni pezzi di questo puzzle che è Estranei. Un anno in una scuola per stranieri sono piuttosto emblematici: è il caso della studentessa di origine indiana che si trova a fronteggiare la pressione della famiglia per un matrimonio combinato o il racconto di una delle ragazze che minaccia di abbandonare il corso dopo aver scoperto il modo in cui Dante rappresenta Maometto nella Divina Commedia, relegato all’inferno.

L’autore si ritrova a essere non solo un insegnante, ma anche un confidente, un mediatore e talvolta persino un difensore dei diritti e delle libertà dei suoi allievi. Il ruolo centrale della religione nelle vite degli studenti mette Gazzoli di fronte a un confronto spietato con la complessità delle credenze e dei valori presenti in classe – ulteriormente aggravato dalle tantissime nazionalità mescolate tra i banchi –, scoprendo l’importanza pervasiva che la religione ha su molte vite, ben oltre la semplice pratica confessionale. Questo porta a discussioni intense e a volte conflittuali, non sempre risolutive, soprattutto per ciò che riguarda il ruolo dell’arbitro occidentale, spesso avvertito – nell’idea degli occidentali stessi – come il vertice della civiltà, un modello da esportare e da seguire. 

L’autore, adoperando uno stile ironico che non cela, però, il senso di responsabilità che lo pervade, ci invita a riflettere sulla pericolosità di questa visione unilaterale, suggerendo, attraverso il suo esempio, quanto possa rivelarsi più produttivo accogliere le idee degli altri con rispetto e apertura, anziché imporre una verità assoluta.

Gazzoli guida, così, il lettore attraverso un percorso di scoperta personale e collettiva, mina alle nostre certezze e invita a esplorare la ricchezza che risiede nella diversità. L’autore affronta con coraggio e determinazione le difficoltà e i dilemmi etici che emergono dalla sua esperienza, dimostrando una profonda capacità di empatia. Estranei. Un anno in una scuola per stranieri si rivela un’opera profondamente arricchente e, soprattutto, estremamente attuale.

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