Da ormai molti giorni leggo e ascolto notizie sul triste fatto di cronaca che vede coinvolta la ventiduenne Margaret Spada, deceduta dopo un intervento di rinoplastica parziale in un centro medico di Roma. Si tratta di una tragedia umana inaccettabile che ci deve porre davanti a importanti interrogativi. Premetto che in questo pezzo non troverete le fotografie di una ragazza rubate dai social o giudizi inerenti il rapporto dei giovani con il proprio corpo per farsi accettare. Quel tipo di giornalismo, che io chiamo voyeuristico, entra sulle piattaforme esattamente con gli stessi algoritmi di quelli che sono i “ciarlatani della sanità”.
La colpa della morte di Margaret Spada è di TikTok? La piattaforma sulla quale la ragazza aveva effettuato la scelta del medico al quale affidarsi è davvero responsabile, come si legge da più parti? No e vi spiego perché. Additare il mondo dei social, in maniera generale e superflua, è sempre troppo semplice. In questo caso, il problema principale è riconducibile a vera e propria negligenza, imperizia e imprudenza da parte del dottor Marco Antonio Procopio e all’inadeguatezza dei suoi spazi di lavoro rispetto alle procedure proposte. Si tratta di colpa grave che ha portato al decesso di una giovane donna e ci fa interrogare su quante altre persone abbiano rischiato prima di lei. Dopotutto, grazie alle telecamere degli smartphone sempre accese, molti elementi che oggi emergono erano già sotto gli occhi di tutti.
Il punto importante non diventa raccogliere “testimonianze televisive esperienziali” delle pazienti affidatesi a Procopio, ma interrogarsi sul che cosa stessero facendo gli organi responsabili del controllo in quel momento. Oggi esistono piattaforme online dove poter recensire l’operato di un medico come fosse il menù di un ristorante e, allora, la vera domanda da farsi riguarda l’eticità di quello che a tutti gli effetti è un mercato che si è mutato in algoritmo.
Esiste un controllo capillare da parte degli Ordini nei confronti dei comportamenti dei professionisti online e del rispetto, da parte loro, del codice etico e professionale, inserito nel mercato della medicina?
Personalmente, mi occupo di fake news in ambito sanitario e penso a tutti i professionisti che esercitano, indisturbati, dando alla popolazione consigli fuorvianti senza che vengano ascoltate le segnalazioni degli altri colleghi in merito. Quindi questa regolamentazione online ancora è molto scarsa.
Posso darvi qualche strumento dicendovi che il primo criterio da valutare quando vi affidate a un professionista sanitario è che egli agisca secondo quella che viene definita evidence, ovvero su evidenze basate su letteratura scientifica. Per fare un po’ di chiarezza, innanzitutto, bisogna capire cosa si intende per medicina estetica e chirurgia estetica che non sono sinonimi.
La chirurgia estetica è una branca di chirurgia plastica che prevede interventi invasivi per modificare o correggere parti del corpo in modo permanente o duraturo. La rinoplastica, ad esempio, appartiene a questa branca e richiede l’uso della sala operatoria, un’anestesia locale o generale e un periodo di recupero post-operatorio. L’obiettivo è quello di modificare difetti significativi o modificare lineamenti in modo radicale e deve essere sempre praticata da un chirurgo plastico certificato.
Questa ultima informazione è importante per l’utente poiché vedremo che la medicina estetica, invece, può essere eseguita da medici specializzati, non necessariamente chirurghi. La medicina estetica si occupa di trattamenti non invasivi o mini-invasivi per migliorare l’aspetto, rallentare segni di invecchiamento o correggere piccoli inestetismi. Ad esempio, filler, trattamenti laser, botox fanno parte della branca di medicina estetica. Leggo moltissima confusione in questo concetto basilare, una confusione che va a disorientare, ancora di più, il consumatore.
Un primo step quindi può essere, davanti a qualsiasi procedura, capire se si tratta di chirurgia estetica o medicina estetica e chiedere sempre titoli e referenze al professionista sanitario. Spesso non basta ma è già un inizio. La scelta di ricorrere all’una o all’altra dipende dall’obiettivo personale, anche se la decisione ultima del percorso più idoneo dovrebbe spettare sempre un medico che opera secondo scienza e coscienza. Non è sempre così e purtroppo assistiamo, ancora oggi, a casi come quello di Margaret Spada.
Margaret è morta dopo un intervento di rinoplastica parziale. Di che cosa si tratta? Teniamo bene a mente la distinzione precedente. Si tratta di chirurgia poiché, nonostante il nome “parziale”, la procedura implica incisioni, manipolazione dei tessuti e utilizzo della sala operatoria. È un intervento molto delicato che può comportare edema, gonfiore post-operatorio e alterazioni respiratorie (temporanee e in rari casi permanenti).
Inoltre, è molto delicata anche la scelta dell’anestesia che può essere locale (il paziente è sveglio ma rilassato) o generale che richiede un’equipe pronta a induzione dell’anestesia, mantenimento, risveglio. Questo al di là della gestione di tutte le potenziali complicanze. Pensiamo, per esempio, alle reazioni allergiche ai farmaci anestetici che, in strutture idonee, possono essere tempestivamente trattate. Quando vi sottoponete a chirurgia estetica assicuratevi sempre della presenza costante di un medico anestesista e di una equipe multidisciplinare.
I social, alla fine, sono soltanto uno strumento come un altro per autopromuoversi in un sistema dove like e commenti hanno sostituito il vecchio “passaparola”, ugualmente dannoso ma meno diffuso.
Dobbiamo interrogarci tutti sulle conseguenze di un mercato della medicina selvaggio e quanto questo caso possa essere la spinta per fornire ai cittadini delle vere linee guida sulle strutture sanitarie, compresi i rischi di affidarsi a un “privato privato” senza standard di accreditamento certificati. Ci possiamo, certamente, interrogare sulla percezione della propria immagine nella società ed è lecito farlo, ma in tutto questo la morte di Margaret Spada non è avvenuta sicuramente a causa di una “scelta su TikTok”.