Che da almeno trent’anni la rappresentanza politica sia piuttosto imbarazzante è cosa tristemente arcinota. Che abbia raggiunto il punto massimo in questi ultimi diciotto mesi è altrettanto deprimente. Ancor più sconfortante è che alcuni membri del governo in carica non solo danno il peggio di sé in talune esternazioni riportate impropriamente con il termine riduttivo gaffes, ma addirittura assumono comportamenti penalmente gravi, fino alla truffa ai danni dello Stato, lo stesso del quale sono una delle massime espressioni.
Tutto questo, almeno finora, non sembra interessare a chi è al vertice dell’esecutivo e preferisce tacere, nella certezza che l’opinione pubblica prima o poi dimentichi, come anche nei confronti delle dichiarazioni continuamente contrastanti e in più di qualche caso ricche di bugie che rasentano il ridicolo. Meglio indirizzare stupore e sconcerto verso il caso Ferragni o simili, utili a coprire ben altre truffe ai contribuenti.
L’illegalità va sdoganata una volta per tutte: questo il messaggio che arriva all’opinione pubblica, e di sdoganamenti pericolosi ne è piena la storia recente. Ancora meglio se con la emissione di un francobollo, qualcosa che resta, un sigillo apposto a testimonianza che non tutto costituisce illecito, una truffa allo Stato, una frode fiscale, assicurarsi una protezione mafiosa assumendo uno degli uomini di Cosa Nostra, versare ingenti somme di danaro alla mafia.
Ogni reato, con tanto di sentenza della Cassazione, si traduce in un attimo con il termine statista, come nella motivazione a firma della Vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, del deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo e nella ratifica del Consiglio dei Ministri: Il francobollo dedicato al presidente Silvio Berlusconi, che sarà emesso a un anno dalla sua scomparsa, è il giusto riconoscimento a un grande italiano che ha servito e onorato la Repubblica in tutti i ruoli che ha ricoperto: imprenditore, uomo di sport, leader politico e statista.
E francobollo sia. In fondo cosa volete che voglia dire un pezzetto di carta con gomma sul retro sempre meno utilizzato per la corrispondenza. E, poi, è un tributo a chi i tributi li ha parzialmente evasi. Tutto in linea coi tempi che viviamo in questo nostro strano bel Paese che ogni cosa tollera e accetta passivamente, che si eccita e surriscalda per un green pass e pare se ne freghi di una sanità sempre più negata e regalata ai privati, di milioni spesi in armi e di una guerra alle porte.
Strano popolo costretto a pagare il canone televisivo per un’informazione a reti unificate sempre più simile alla Tass sovietica, di vecchie veline dei partiti di governo sorretti all’occorrenza anche dalla stampella e mina vagante della democrazia pur di salvaguardare la propria sopravvivenza. Ritengo che prima o poi meriti anche lui l’emissione speciale di un francobollo, ma con gomma recto e verso per un migliore utilizzo dello stesso. Pure in questo caso silenzio assoluto da parte del popolo signorsì e menefreghista e del tanto son tutti uguali.
Parlando di rappresentanza politica, o meglio governativa, e di francobolli in onore di statisti e di uomini particolarmente distintisi per doti culturali e di servizio reso al Paese, il nostro pensiero ultimo, ma non per importanza, non può che andare al responsabile del Ministero della Cultura cui andrebbe dedicato in vita e non post mortem un’emissione speciale, non tanto per quelle comunemente definite gaffes (in realtà veri e propri scivoloni), ma per meriti di comunicazione e capacità relazionali proprio con i suoi ex colleghi a cui vorrebbe dare insegnamenti: una piccola lezione sulla gerarchia delle notizie e sulla notiziabilità, che è l’abc del giornalismo, proprio lui che dribbla una domanda sulla Ministra indagata per falso in bilancio e truffa sui contributi per Covid.
Un francobollo non si nega a nessuno in particolar modo a chi ha approfondito Dante in maniera speciale, inserendolo tra i migliori uomini del pensiero di destra. Doppia emissione più che meritata, anche se la qualifica di statista non è possibile attribuirla essendo di esclusiva pertinenza dell’uomo di Arcore incoronatosi già in vita come il migliore dopo De Gasperi.
C’è da augurarsi che questa voglia di vedere il proprio volto su un piccolo frammento di carta non diventi nel tempo un capriccio, o peggio, il sigillo finale di meriti inesistenti e semplice vanagloria. Rischieremmo di inviare una lettera con il volto di La Russa, Donzelli o dell’uomo del ponte. Allora sì che la corrispondenza verrebbe rispedita al mittente.