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Vaccino: trasparenza e nessun profitto sulla pandemia

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
28 Dicembre 2020
in Il Fatto
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il vaccino non è più soltanto un miracolo affidato alla scienza. La giornata di ieri, domenica 27 dicembre, potrebbe passare alla storia come la data di inizio della campagna vaccinale che ha sconfitto il COVID-19. In Italia e in Europa, centinaia di operatori sanitari e rappresentanti della categorie considerate ad alto rischio hanno ricevuto la prima somministrazione del farmaco al quale è affidata la lotta al coronavirus, dunque, la speranza di miliardi di persone di un pronto ritorno a una vita normale.

Il vaccino sarà il perno attorno al quale ruoterà gran parte della politica del prossimo anno: dai criteri di distribuzione alla gestione delle procedure, fino all’analisi della sua efficacia dalla quale deriveranno le manovre che andranno a determinare anche lo stile di vita di ognuno di noi. Non c’è persona che non desideri azzerare la distanza sociale imposta dall’alta diffusione del virus, pertanto le istituzioni avranno il dovere di garantire il regolare svolgimento delle operazioni, di assicurare il diritto alla salute per tutti e, non ultimo, comunicare in maniera corretta ed efficace anche con chi farà resistenza.

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A dodici anni dal settembre 2008, il V-Day cambia, finalmente, natura e passa dalla radunata del vaffanculo ai partiti all’immagine di Claudia Alivernini (infermiera dell’ospedale Spallanzani di Roma) mentre riceve la prima dose del vaccino anti-COVID, simbolo di fiducia e speranza nella scienza quanto – ironia della sorte – nella politica. Sembrano, infatti, ormai lontanissime le scene dei primi passi di quello stesso MoVimento 5 Stelle che cavalcava l’antipolitica e oggi deve far ricorso alla fiducia nelle istituzioni che ha contribuito a svilire, che avvelenava il dibattito proprio attorno ai vaccini e al progresso scientifico e ora deve farsene promotore.

Comincia adesso la fase più delicata della lotta al COVID-19. Se il 2021 porterà in dote la fine dell’incubo coronavirus, molto dipenderà dalla gestione dei prossimi mesi da parte dei governi e, contestualmente, dalla capacità delle popolazioni di non allentare l’attenzione rispetto alle norme di prevenzione. Per il Ministro della Salute, Roberto Speranza, la prossima estate potrebbe configurarsi come il primo traguardo realistico per tirare le somme e ipotizzare un ritorno alla vita com’era prima, tuttavia, la corsa al vaccino non deve far perdere di vista alcune tappe importanti nella gestione delle somministrazioni.

A tal proposito, si configura come punto di riferimento di una corretta gestione di questa fase delicata la campagna No Profit on Pandemic dell’Iniziativa Cittadini Europei a cui aderiscono, tra gli altri, AlterSummit, il Corporate Europe Observatory – CEO, European Forum, l’Oxfam. Quattro i punti discussi – a prescindere se si intenda sostenerla o meno con la propria firma – a cui tutti i governi dovrebbero, a nostro avviso, far rimando: salute per tutti; trasparenza ora!; denaro pubblico, controllo pubblico; nessun profitto sulla pandemia.

Per quanti danni il COVID-19 abbia prodotto sull’economia di interi Stati, di aziende, imprenditori e piccoli risparmiatori, vi è chi è riuscito a trarne un cospicuo vantaggio per le casse delle sue aziende. Con i 427mila nuovi dipendenti assunti da Amazon durante i mesi di lockdown, la società di Jeff Bezos conta ormai 1.2 milioni di impiegati in Europa, quanto la popolazione di una piccola capitale. Il tutto perché con i negozi costretti alle serrande abbassate, il colosso dell’e-commerce ha visto i propri profitti impennarsi per un utile netto del triplo del valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 6.3 miliardi di dollari. Eppure, il più grande magazzino online del mondo è soltanto la punta dell’iceberg di una piaga sociale che il coronavirus ha contribuito ad alimentare e che la gestione della campagna vaccinale non può permettersi di favorire.

Dalla vendita delle prime mascherine, passando per il caro tamponi (con i prezzi dei laboratori che hanno raggiunto anche i 100 euro), fino ai subappalti che la sanità pubblica ha concesso alle strutture private, la pandemia è stata un affare per pochi che, però, ha prodotto ingenti guadagni. Il ricorso al vaccino, ovviamente, non si discosta da questa logica, a maggior ragione per gli importantissimi sforzi impiegati – in termini di tempo e risorse economiche messe in campo dalle aziende farmaceutiche –, dunque starà all’Unione Europea e ai singoli Paesi obbligare alla trasparenza e all’accessibilità gratuita globale, senza distinzioni.

Va così che ricerca e tecnologie dovranno essere condivise in tutto il mondo, soprattutto messe a disposizione di nazioni e popolazioni in difficoltà, e non andrà lasciato alle aziende il potere di decidere chi avrà accesso alle cure e a quale prezzo. Come ricorda il sito del No Profit on Pandemic, i brevetti forniscono ad una singola azienda il controllo monopolistico sui prodotti farmaceutici essenziali. Questo limita la loro disponibilità e aumenta il loro costo per chi ne ha bisogno.

Se il V-Day ha, finalmente, cambiato natura, tramutato un termine ostile come il Vaffanculo in una metafora del futuro quale il vaccino, è compito della politica, ora, sconfiggere ogni residuo di scetticismo verso la medicina – troppo spesso associata ai miliardari interessi di Big Pharma – e farsi garante del diritto alla salute. Una minaccia collettiva richiede solidarietà, non profitti privati.

Una minaccia collettiva, però, richiede anche una comunicazione corretta, semplice e non inquinata dalla propaganda: tutto il contrario, quindi, di quanto i partiti di casa nostra hanno mostrato durante i mesi appena trascorsi. Secondo le prime stime, un italiano su tre non vorrà ricorrere al farmaco, i dubbi verso il vaccino sono tutt’altro che fugati dalla prospettiva di un ritorno alla normalità. Questo richiamo alla responsabilità non frenerà – ne siamo certi – i soliti noti nella loro opera di sciacallaggio e svilimento di qualunque iniziativa messa in campo dal Parlamento, pertanto, il compito di chi traghetterà l’Italia verso l’uscita dal tunnel della pandemia non sarà facile e dovrà essere affrontato con pazienza e giudizio.

Risposte chiare, dati accessibili a tutti, misure univoche e non discriminatorie di classi sociali e lavorative saranno la base del successo dell’operazione legata alla somministrazione del vaccino e a una nuova presa di coscienza e responsabilità civile da parte della popolazione. Solo così il sorriso della dott.ssa Alivernini, nascosto dalla mascherina ma tradito dagli occhi, resterà come l’immagine iconica di una nuova vittoria, il simbolo di un domani che può tornare a promettersi.

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