Tu vuo’ fa’ l’americano, cantava nel 1956 Renato Carosone, satira di quella corsa all’americanizzazione che il Paese intraprendeva all’indomani della Seconda guerra mondiale. Ma si’ nato in Italy, intonava poi, e il sogno restava legato all’immagine di una cuppulella cu ’a visiera aizata e al rock n’ roll.
Vo’ fa’ l’americano anche il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che, negli ultimi giorni delle festività natalizie, ha pensato bene di dipingere la facciata della storica chiesa del Gesù Nuovo con la bandiera a stelle strisce. Ma se bevi whisky and soda, po’ te siente ’e disturbà: è bene ricordarlo all’ex rettore, forse confuso dal protrarsi delle vacanze, tanto da scordare – in un sol colpo – la storia della città che amministra e la cronaca recente del mondo.
La verità è l’ennesima trovata approssimativa di una giunta incapace di legarsi al popolo del capoluogo campano, di entrare in empatia con la gente dei quartieri, una “pezza a colori” che mirava a nascondere la delusione di quanti hanno visto la città restare al buio durante il periodo natalizio, spoglia di qualsiasi luminaria, il tutto mentre i giornali festeggiavano il record di 12 milioni di turisti sbarcati presso l’hub dell’Aeroporto di Capodichino.
Perso il finanziamento messo a disposizione dalla Camera di Commercio, l’americano Manfredi ha disposto qualche sparuto e triste esperimento di video-mapping come quello di Piazza del Gesù, facendo così sfregio non solo all’elegante facciata in bugnato piramidale della chiesa, ma anche alla vicina Basilica di Santa Chiara che dagli americani fu distrutta come quasi l’intera città durante i bombardamenti del conflitto globale avuto luogo tra il 1939 e il 1945.
È storia che Napoli risultò la città italiana più colpita dagli ordigni bellici, con gli yankee a colpire e radere al suolo anche diversi nobili edifici del centro storico, così com’è purtroppo già storia l’atroce genocidio che il il governo israeliano – con il sostegno proprio di Washington – sta compiendo a danno della popolazione di Gaza, di cui già si piangono più di 20mila vittime di cui circa la metà sono bambini. Uno schiaffo al passato e un calcio al presente, Napoli che da città di pace, da sempre vicina alla causa palestinese, si scopre alleata di Biden e Netanyahu.
Sient’ a mme, nun ce sta niente ’a fa. Ok, napulitan. E, così, sembra di sentirla la gente di Partenope ricordare al Primo Cittadino le proprie origini, il legame con le sue strade, lui che in occasione del Capodanno ha parlato come fosse ancora in campagna elettorale anziché saldo sulla poltrona più prestigiosa di Palazzo San Giacomo già da oltre due anni. Grandi auspici, prospettive di prosperità, cantieri, trasporti pubblici e pure nu poco ’e guapperia, riprendiamoci quello che è nostro.
Passa scampanianno pe’ Tuledo, comm’a nu guappo, pe’ te fa’ guardà, esegue il Maestro, però tra disservizi, buche, traffico e il Natale illuminato solo dalla bandiera dello zio Sam, nemmeno l’ardita citazione della serie tv più chiacchierata (e contestata) degli ultimi anni sortisce effetto sul popolo disilluso. D’altronde, comme te po’ capi’ chi te vo’ ben, si tu le parle miezo americano.
In questo clima di delusione cittadina, però, stona il silenzio delle principali testate che, al contrario, appena un paio d’anni fa, nello stesso periodo, approfittavano di un fatto di cronaca estemporaneo – la rapina ai danni di un giovane rider a Secondigliano – per attaccare l’allora giunta guidata da Luigi de Magistris e mettere in dubbio tutte le conquiste sul piano politico e sociale che Napoli aveva faticosamente raggiunto negli anni precedenti alla pandemia.
Come si passi dall’additare un episodio di violenza a un’intera città a non far caso al malcontento che vige oggi tra beni svenduti, tasse in costante aumento e i recenti danni d’immagine, certo, è sorprendente e getta ombre sull’onestà intellettuale in cui operano diversi colleghi vicini ai fatti di Palazzo San Giacomo.
Whisky e soda e rock’n’roll, tutti al tavolo del migliore offerente, dalla parte dei giusti, di chi la Storia la scrive sui libri e sulle facciate dei monumenti. Altrimenti, ’e sorde p’ è Camel, chi te li dà?