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Trump alza il muro (anche) con l’Europa

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
3 Giugno 2021
in Il Fatto
Tempo di lettura: 3 minuti
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Niente più giri in Vespa per gli appassionati della “dolce vita” di felliniana memoria statunitensi, niente più nostalgiche scorrazzate sulle due ruote più famose al mondo per le strade di New York o le baie californiane per i nostri emigrati oltreoceano ancora legati, però, alle tradizioni e ai costumi del Bel Paese. O, per essere più precisi, coltivare questa passione un po’ retrò rischierà di costare il doppio rispetto a quanto accada oggi. Quella di cui vi stiamo raccontando è la nuova stretta ai confini voluta dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, un vero e proprio proibizionismo verso alcune delle più note marche europee tra cui, appunto, la Vespa o l’acqua San Pellegrino.

A fare le spese di questo probabile provvedimento saranno non solo i due marchi italiani, tra i più apprezzati dagli abitanti a stelle e strisce, ma anche una serie di altre firme internazionali amate dagli americani, come l’acqua minerale Perrier, diversi formaggi francesi, e altre moto leggere come le austriache KTM, a cui il Presidente vuole imporre costi e tasse molto più alti di quanto non paghino al momento con una relativa impennata dei prezzi rivolti al pubblico.

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Ma da dove deriva questo improvviso – mica tanto! – nuovo attacco di Trump ai mercati esteri? Quello che agli occhi di tutti può sembrare un tentativo, più o meno sano, di incoraggiare i consumatori statunitensi ad avvalersi ancora in maggior numero dei prodotti di casa propria è, invece, una dichiarazione di guerra aperta all’Europa che tiene in stand-by, già da molti anni, la possibilità che le carni trattate con antibiotici negli allevamenti americani finiscano sulle tavole dei consumatori del vecchio continente.

L’eredità di questo contenzioso risale, infatti, ai tempi dell’amministrazione Bush, poi accantonato da Obama durante la sua presidenza, ma mai realmente risolto. In pratica, ciò che le industrie americane e le multinazionali chiedono insistentemente ai governi succedutisi alla Casa Bianca è la possibilità di esportare le proprie carni drogate fuori dai confini nazionali, aumentando di fatto in maniera esponenziale i propri ricavi, anche a discapito delle aziende europee e degli standard di qualità che la UE impone, invece, ai propri allevamenti.

Negli States, infatti, è pratica comune l’utilizzo di ormoni e antibiotici per ingrossare a dismisura gli animali dai quali verranno poi tratte le carni che finiranno sui banchi del supermercato, con costi ovviamente inferiori a quelli europei, soggetti invece al divieto di utilizzo di sostanze di cui non sia possibile dimostrarne l’assoluta innocuità per la salute dei consumatori.

Tante sono le associazioni, soprattutto in Italia, che si oppongono a questo trattato USA-Europa, preoccupate per i dati allarmanti riguardanti le intossicazioni da cibo dei due continenti a confronto. In America, infatti – dati ricavati da un servizio di Nadia Toffa per Le Iene di novembre 2016 – circa 1 persona su 6 è affetta da problemi legati alla nutrizione, contro soltanto 1 su 700.000 in Europa. Va da sé che i numeri sono seriamente da non sottovalutare, anche considerando i danni che le pratiche americane potrebbero avere sulla salute europea con un aumento quantomeno altamente probabile di obesità e tumori.

Ma come ha selezionato, il Presidente, i prodotti da colpire? La scelta, a proposito di dazi punitivi su importazioni del valore di 100 milioni, così come autorizzato dal WTO (Organizzazione mondiale del commercio), è calibrata in base alla loro stima. Bisogna, quindi, attaccare i prodotti di nicchia come, appunto, Vespa e San Pellegrino, vere e proprie “icone” per una clientela, quella americana, dai gusti cosmopoliti e attenti alle mode dell’intero globo terrestre. Un vero e proprio proibizionismo che ha scatenato polemiche sia interne che dall’estero. Su tutte, fa notizia la dichiarazione del colosso Facebook, schierato apertamente contro il nuovo muro di Trump.

Confini che passione, per il numero uno della “grande democrazia”. Dopo il Messico, anche l’Europa finisce nel mirino di Trump, del nuovo inquilino di Washington con un’altra barriera da erigere a favore degli interessi dei ricchi, dei potenti come lui e i suoi compari. Un provvedimento, quello contro la nostra due ruote più celebre, che, come quello contro i vicini di casa ispanici, se ne frega degli interessi della classe media, delle sue necessità, persino della sua salute, in nome di un profitto da ingrassare come i polli e le vacche degli allevamenti a stelle e strisce.

L’Europa, però, anche se tutto sembra andare in direzione contraria al nostro auspicio, non può e non dovrà cedere a questo ricatto ignobile. Il rischio maggiore, oltre a quello per l’incolumità dei propri figli, è quello di allargare vertiginosamente una forbice già vergognosa tra ricchi e poveri, tra futuri consumatori di prodotti d’eccellenza a prezzi altissimi e povera gente costretta alle schifezze da catena di fast food.

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