«Bisogna mettere un tetto di alunni stranieri in ogni classe». Lo ha detto Matteo Salvini, approfittando di una delle tante storie che dimostrano quanto difficile, per il nostro Paese, risulti dimostrarsi inclusivo, capace di accogliere culture diverse e integrarle al tessuto sociale italiano. Il caso in questione riguarda l’istituto scolastico Iqbal Masih del Comune di Pioltello, nel milanese, che la scorsa settimana ha deliberato per la chiusura straordinaria in occasione della festa per la fine del Ramadan, mercoledì 10 aprile.
Una chiusura decisa per evitare aule vuote e ore trascorse senza portare avanti il programma, una scelta già adoperata negli anni scorsi – a causa del preponderante numero di alunni di religione musulmana – a cui la scuola ha fatto fronte aprendo le porte con un giorno d’anticipo rispetto a tutte le altre, trovando persino il benestare dei tre parroci del paese che, in una lettera, avevano definito la delibera legittima e coerente con le caratteristiche della realtà territoriale, sintomo che i territori sono spesso più avanti della politica.
Il Ministro delle Infrastrutture – solito nel proprio modo di comunicare – ha invece approfittato del caso per rimpolpare la campagna elettorale in vista delle Europee e soffiare sull’unico fuoco che sembra capace di accendere, la lotta all’immigrazione. Peccato per lui che, anche in questo caso, alle sue parole pronunciate senza nessuno scopo sociale, non corrispondono i dati che immortalano quella che è una buia fotografia della nostra nazione.
In Italia, su 8 milioni di studenti, 870mila sono stranieri senza cittadinanza, circa il 10%. Il 7% delle scuole ha più del 30% degli iscritti con un background migratorio, mentre quelle con la totalità di alunni con passaporto italiano sono solo il 18%. Il nostro Paese è, dunque, un melting pot di culture diverse che devono trovare il modo di coesistere e arricchire l’una l’esperienza scolastica dell’altra. Il dato preoccupante, che ovviamente Salvini omette, è quello per cui, di quel milione scarso di ragazze e ragazzi stranieri, il 65% circa sono bambine e bambini nati in Italia, a cui lo Stato si ostina a negare un diritto alla cittadinanza nonostante cicli di studi affrontati e portati a termine esclusivamente tra i banchi delle nostre scuole.
Il Ministro che vanta un vero e proprio record di assenze dal suo ufficio (nel 2019 aveva trascorso a lavoro soltanto 17 giornate piene su 112, nelle altre 95 aveva partecipato a 112 eventi tra inaugurazioni, sagre e cerimonie di vario tipo – L’Espresso) ha proposto la propria ricetta per evitare nuovi casi Pioltello e rendere – a suo dire – la scuola italiana più inclusiva: istituire un tetto di alunni stranieri pari al 20% per ogni classe.
Il discorso avanzato da Salvini, in realtà, è portato avanti dalla politica del Paese già da oltre quindici anni. A dirla tutta, un limite del 30% esiste già, introdotto dal Governo Berlusconi nel gennaio del 2010. Peccato, però, che non solo non abbia mai ottemperato alla funzione per la quale – in teoria – fu emanato, ma abbia prodotto significativi danni in alcune aree critiche dello Stivale dove la concentrazione di stranieri è massiccia.
Un limite così restrittivo, che non tiene conto delle condizioni ambientali di questi Comuni – soprattutto al Nord – ha prodotto una dispersione scolastica che, se nel caso degli studenti italiani si attesta al 10%, vede la popolazione straniera abbandonare il percorso di formazione per 3 allievi su 10. Un dato allarmante di cui si cibano volentieri i quartieri ghetto e, dunque, la malavita e i successivi pregiudizi che le fazioni politiche care a Salvini contribuiscono ad alimentare.
Il problema non è di facile soluzione, non vi è alcun dubbio. Eppure, anche stavolta sono i dati a venire incontro alla risposta corretta. L’Italia è tra i Paesi d’Europa che paga meno i propri insegnanti (peggio fanno solo nazioni come l’Ungheria, la Lettonia, la Romania o la Grecia), e di questi soltanto 51 docenti hanno le competenze per la didattica specializzata, unico vero elemento che aiuterebbe una vera integrazione degli studenti stranieri. Inoltre, le ore dedicate al potenziamento della lingua italiana sono assolutamente insufficienti, il che finisce spesso per lasciare indietro le bambine e i bambini che non hanno dimestichezza con la nostra lingua.
Chi scrive comprende benissimo che la campagna elettorale del Ministro Salvini, senza il tema dell’immigrazione da combattere a ogni costo, avrebbe la stessa consistenza del pane inzuppato nel latte di prima mattina, però quelli di cui parla l’ex capo del Viminale non sono i salami e prosciutti a cui è tanto caro, ma persone, esseri umani che meritano innanzitutto una dignità e una vera e concreta proposta per portare avanti gli studi alla stessa maniera dei loro parigrado italiani. Un limite, lo dice la definizione stessa, è una linea terminale e divisoria, a maggior ragione se non fonda su basi concrete.