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Rose-Colored Boy, oggi ho il diritto di essere triste

Sarah Brandi di Sarah Brandi
30 Giugno 2021
in Rubriche
Tempo di lettura: 3 minuti
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È notte ed è molto tardi, qualcuno qui attorno sta suonando “La vie en rose”. È la maniera francese per dire: “Sto guardando il mondo con degli occhiali colorati di rosa” ed è esattamente quello che provo io adesso. Ho imparato tante cose qui, e non soltanto come si fa il canard à l’orange o la crème à la vichy, ma una ricetta molto più importante: ho imparato a vivere. Sono queste le parole che pronuncia Audrey Hepburn nei panni della protagonista del film Sabrina (1954): la figlia dello chaperon di casa Larrabee ha ormai capito che alla vita bisogna partecipare e non guardarla da un ramo come era solita fare. Il suo soggiorno a Parigi le ha insegnato a guardare il mondo con ottimismo attraverso degli occhiali dalle lenti rosa, gli stessi che portava Edith Piaf quando il suo amato le sussurrava parole d’amore, gli stessi indossati dal Rose-Colored Boy che, nell’omonima canzone dei Paramore, accompagna in giro una Hayley Williams, che, se prima per essere una pessimista era abbastanza ottimista, ora di sorridere al mondo non ne ha proprio voglia.

Dopo un divorzio inaspettato appena a un anno dal matrimonio, la perdita di un altro membro della band, o meglio di un amico, le cause in tribunale per i diritti d’autore, alla ragazza dai capelli variopinti proprio non va di indossare quelle lenti colorate. Anzi, che il Rose-Colored Boy provi incessantemente a convincerla a farlo le dà davvero sui nervi. Se vuole farle compagnia deve finirla di fare chiasso, di parlare di tutti i posti che vuole vedere, perché quello che a lei va di fare è solo restare imbronciata, perché ridere, in questo momento, la farebbe soffocare. Lei è una causa persa, quella Last Hope che aveva è ormai andata, preferirebbe diventare cieca, piuttosto che guardare al lato positivo come dice di fare lui. Perché, d’altronde, che lato positivo ci potrebbe essere per una persona che non riesce né a mangiare né a dormire, per una persona che sospetta di avere quella malattia che comincia per “D”, ma che ha paura di chiamare per quello che è?

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Mi dispiace, Rose-Colored Boy, non tutti possiamo avere gli occhi rosa, alcuni di noi li hanno scuri, sin troppo secondo te, ma tu non capisci che sono solo il riflesso del buio che hanno in testa. Lo stesso buio che ha Hayley, che è rimasta Caught in the Middle, che, nonostante sembri cresciuta, è sempre lo stesso fragile oggetto che era prima: una ragazza che non si sente degna di essere vista come salvatrice o idolo da milioni di persone, una ragazza che è solo stanca di essere Fake Happy, di far credere alla gente che tutto vada bene. Accettalo, Rose-Colored Boy, perché Hayley lo sta facendo: in questo momento lei non è felice e le va di dirlo apertamente, di cantarlo a squarciagola su un motivetto accattivante – che suona tutt’altro che infelice – e di gridare ai quattro venti che la sua vita fa schifo. Accetta che non tutti possiamo portare sempre gli occhiali colorati, che a volte è giusto essere infelici, anche se tu non capisci il motivo di questa tristezza, anche se si hanno 26 anni e si è una rockstar che ha apparentemente tutto. Accettalo, non essere come il resto della società che stigmatizza la malinconia, che ti fa sentire sbagliato se vivi un momento no in cui l’unica cosa che vuoi fare è fermarti e cercare di risalire a galla, di liberarti da quella gabbia che ti eri creato. Accettalo, Rose-Colored Boy: ora Hayley non sta bene. Lei lo sta accettando e il solo riuscirci la sta facendo sentire meglio, più autentica, le sta facendo capire che è giusto che ai momenti di gioia si alternino quelli di sconforto, che se anche la realtà per ora le ha spezzato il cuore, non vuol dire che non sarà mai più piena di aspettative. Accettalo, Rose-Colered Boy, e stalle vicino: tranquillamente, senza alcuna pressione, stai con lei e i suoi sbalzi d’umore. Perché anche se non lo da a vedere e a volte sembra che non ti vorrebbe tra i piedi, Hayley ha bisogno che continui a orbitare intorno a lei, che l’aiuti a tornare a essere quella ragazza determinata e capace di trasformare la realtà in qualcosa che non sia poi tanto diverso dai suoi sogni. 

 

 

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