Un altro Natale è alle porte e, volenti o nolenti, stiamo imparando a convivere con il Sars-Cov2. Ritengo sia sempre utile ribadire un concetto fondamentale: anche se è finita la fase emergenziale, i vaccini anti-Covid approvati continuano a proteggere contro la malattia grave e la morte. Questo nei confronti di tutte le varianti che circolano. Ormai è più corretto sostituire la parola “vaccino” con “richiamo” e anche se, a oggi, il virus non ci fa più paura, bisogna mantenere alta l’attenzione su anziani e fragili.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale autunnale e invernale anti-Covid, verrà somministrato il Comirnaty Omicron XBB 1.5. Si tratta della nuova formulazione del vaccino Pfizer-BioNtech adattato contro la sottovariante del virus Omicron XBB 1.5, nota come Kraken.
Ma chi deve vaccinarsi? Il richiamo vaccinale è raccomandato in: persone over 60, ospiti delle strutture per lungodegenti, persone con elevata fragilità in quanto presentano patologia o condizioni cliniche che aumentano il rischio di COVID-19 grave.
Di questo terzo gruppo fa parte chi ha: malattie croniche gravi dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardio-circolatorio (esclusa ipertensione arteriosa isolata) comprese le cardiopatie congenite e acquisite, malattie cerebrovascolari, diabete, malattie neurologiche, obesità, dialisi o insufficienza renale cronica, malattie degli organi emopoietici, patologia oncologica od oncoematologica. La vaccinazione è raccomandata anche per chi ha effettuato trapiantati d’organo solido in terapia immunosoppressiva e per chi è in attesa di trapianto d’organo. La vaccinazione è consigliata anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità.
La dose di richiamo è raccomandata trascorsi almeno tre mesi dall’ultima dose di vaccino anti-Covid ricevuta a prescindere da quante volte si è contratta l’infezione o da quante dose di vaccino si sono fatte in passato. Il richiamo, in genere, vale un anno. I nuovi vaccini aggiornati possono essere somministrati in contemporanea ad altri come quello antinfluenzale. Non dimentichiamoci che non è solo il Sars-Cov2 a circolare ma l’influenza e altri virus e batteri.
Se si è sintomatici, è utile sottoporsi a un tampone così da poter utilizzare gli antivirali e applicare tutte le attenzioni e il buon senso nei comportamenti sociali e comunitari. In Italia sono stati, finora, autorizzati due antivirali per il trattamento della malattia da coronavirus. Questo negli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che presentano elevato rischio di sviluppare una forma severa. Sono il Veklury (remdesivir) a somministrazione endovenosa e il Paxlovid (nirmatrelvir/ritonavir) a somministrazione orale. Uno studio, pubblicato il 13 luglio 2023 su The Lancet, fornisce evidenze cliniche sull’efficacia e la sicurezza di terapie che hanno ottenuto un’autorizzazione per l’uso in emergenza, in seguito a risultati favorevoli ottenuti da studi clinici randomizzati.
Dato che sappiamo bene Sars-Cov2 essere un virus, tanti lettori si potrebbero chiedere: perché il mio medico mi prescrive degli antibiotici se ho un tampone positivo? Sappiamo, dalle evidenze, che utilizzare antibiotici a sproposito va ad alimentare la farmaco-resistenza, grave minaccia per la salute pubblica. In alcuni contesti, determinate classi di antibiotici vengono sfruttate per alleviare i sintomi del Covid-19 che, ricordiamolo, è un’infezione virale. Quindi l’antibiotico no, non serve per il Sars-Cov2 ma solo ed esclusivamente per le eventuali sovrapposizioni batteriche (fortemente sospettate o accertate) che complicano il decorso di qualsiasi infezione virale. In assenza del sospetto di sovrapposizioni batteriche non si prescrive nessuna terapia antibiotica.
Se siete asintomatici positivi e il medico vi prescrive un antibiotico terapia non motivata da reali spiegazioni cliniche, sappiate che è una pratica estremamente sbagliata e obsoleta. Dopotutto, qualsiasi terapia è frutto di sapere medico-scientifico e buon senso clinico, ovvero la capacità di adeguare le acquisizioni della scienza medica alle specificità del singolo caso concreto.