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Robert Capa, fotografo di guerra

Francesca Testa di Francesca Testa
21 Febbraio 2024
in Camera Chiara
Tempo di lettura: 3 minuti
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Robert Capa, pseudonimo di Endre Ern? Friedmann, fu sempre perentorio e lapidario nei suoi pensieri così come nelle sue immagini lucide attraverso le quali immortalò la storia dei più drammatici conflitti contemporanei, a partire da quello di Spagna del 1936 fino alle prime battaglie del Vietnam nel 1954.

Nato da famiglia ebrea il 22 ottobre 1913 a Budapest, nel 1930 fu espulso dall’Ungheria per le sue idee progressiste e per i sospetti di comunismo. A Berlino, quindi, si occupò di politica e sociologia ma, non potendo proseguire l’università per motivi economici, decise di dedicarsi al giornalismo e alla fotografia, un mestiere, soprattutto quest’ultimo, che gli permise di guadagnare discretamente. Erano, infatti, gli anni di ascesa del fotogiornalismo, in particolar modo in Germania, dove furono creati i più importanti giornali illustrati del momento come la Berliner Illustrierte Zeitung e la Münchner Illustrierte Zeitung.

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Intanto, nel 1932, il nazismo consolidò il suo potere, così Endre si rifugiò a Vienna, scappando poi definitivamente a Parigi, considerata il secondo centro in Europa del nuovo fotogiornalismo. Il 1934 fu un anno importante per Friedman che abbandonò il suo nome per adottare lo pseudonimo di Robert Capa, “inventando” con questo appellativo un “famoso” quanto inesistente fotografo americano, convinto che l’esterofilia avrebbe potuto essere un vantaggio. Nel frattempo, conobbe una giovane fotogiornalista, Gerda Taro, che divenne per lui compagna nonché agente, vendendo presso le redazioni parigine le sue immagini.

Dal 1936, anno in cui iniziò la guerra di Spagna, il fotografo assunse definitivamente il nome di Robert Capa e partecipò al conflitto insieme all’amata. Da quel momento, iniziò a inviare i suoi servizi ai giornali per i quali lavorava tra cui Ce soir, Régard e Vu. Il 5 settembre realizzò quella che è probabilmente la sua foto più importante e famosa, Morte di un miliziano, un’icona di guerra che resiste ancora oggi e che, allo stesso tempo, rappresenta un emblema del virtuosismo fotografico per l’istantaneità e per la prontezza del fotografo. Un’immagine che fu oggetto di diverse polemiche quando un giornalista, Gallager, ne mise in dubbio l’autenticità, ritenendo che fosse stata scattata durante un’esercitazione piuttosto che nel corso della battaglia vera e propria.

Ma Robert Capa, come aveva sempre fatto, aveva inviato la pellicola direttamente a Parigi e visto l’immagine immortalata soltanto nel momento in cui era stata pubblicata sul giornale. Questa istantanea, immediatamente scelta dai redattori di Vu, nel tempo ha acquisito un forte valore simbolico, rappresentando la guerra vera, di cui è il “manifesto”, una figura retorica che resiste da oltre cinquant’anni. Il suo autore fu un attento documentatore e nel 1938 si recò in Cina durante l’occupazione giapponese, per tornare nuovamente in Spagna nel 1939. Nel 1940, invece, si trasferì in America dove venne assunto come free-lance da Life.

Tre anni dopo, invece, fu sul fronte siciliano al seguito delle truppe anglo-americane. La spedizione in Italia lo vide partecipe di gran parte dell’avanzata alleata, dal Sud fino a Napoli, “gratificando” con le sue fotografie campagne e gente povera e dimenticata. La sua istantanea giornalistica era rara, riusciva a fissare le emozioni, i gesti più sfuggevoli e situazioni incredibilmente dinamiche. Infatti, il 6 giugno 1944 sbarcò con i marines in Normandia e realizzò uno dei sui più famosi reportage, immortalando gli uomini tenendo l’apparecchio fotografico sopra la testa per evitare le onde. Purtroppo, però, per colpa di un errore di sviluppo in laboratorio, soltanto otto fotogrammi furono salvati, ottenendo immagini mosse e sfocate, una caratteristica che sicuramente rese quei momenti drammatici e convincenti.

Nel 1947, con alcuni vecchi amici tra cui Henry Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, William Vandivert, Maria Eisner, Capa fondò la Magnum Photos, “un’agenzia” che rappresentò una nuova ideologia del fotogiornalismo e della comunicazione visiva. Lo scopo fu quello di esprimere attraverso l’immagine, i sentimenti e le idee sui problemi del tempo.

Proseguendo i suoi viaggi, fotografando i combattimenti dei francesi contro i nazionalisti locali, Robert perse la vita in Indocina, l’attuale Vietnam, per lo scoppio di una mina. Era il 25 maggio 1954. Ricevette gli onori militari e una grande croce di guerra.

 

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