Non erano bastati, a quanto pare, i finanziamenti già messi a disposizione dallo Stato italiano in favore delle scuole private, un intervento importantissimo di 150 milioni di euro – previsto dai decreti emanati in risposta alla crisi coronavirus – col quale si intendeva supplire ai mancati introiti derivanti dal pagamento delle rette mensili da parte dei genitori. Hanno preteso e ottenuto di più. Ancora una volta.
Con un nuovo emendamento, altri 150 milioni (per un totale di 300) vanno a rimpinzare le casse degli istituti paritari, una manovra che volta lo sguardo all’articolo 33 della Costituzione – che sancisce la possibilità di creare istituti privati ma senza oneri per lo Stato – abbracciata da tutte le forze politiche a esclusione del MoVimento 5 Stelle, l’ennesimo schiaffo all’istruzione pubblica che ha messo incredibilmente d’accordo PD, LeU, Italia Viva, Lega, FI e Fratelli d’Italia, straordinariamente compatti quando il tema del dibattito ruota attorno agli interessi di imprenditori privati.
Dopo mesi complessi e drammatici come quelli appena trascorsi, con la popolazione divisa a metà tra chi era costretto alle mura di casa e chi, invece, metteva a repentaglio la propria salute per recarsi comunque a lavoro, un intervento di questo tipo da parte del Parlamento suona come un insulto a quanto profuso da tutti i dipendenti del settore pubblico, non solo gli insegnanti.
Hanno fatto a gara a chiamarli eroi, hanno dato fondo a tutta l’ipocrisia di cui sono capaci e, non appena possibile, hanno gettato la maschera e sono tornati a interpretare la parte che gli compete, gli ingrassatori di vacche già sazie, dei Robin Hood al contrario, capaci di sacrificare gli interessi di tanti, tantissimi, in favore della solita élite. E magari, dopo questo regalo di inizio estate – seguendo i criteri di valutazione dell’assessore al welfare della Lombardia, Gallera –, bisognerà anche ringraziarle le scuole private perché permetteranno a tanti di avere un’istruzione.
Perché a leggere le dichiarazioni dei protagonisti, sembra quasi così che abbiano intenzione di vendercela. Per la prima volta (quasi) tutti i partiti sostengono la libertà di scelta educativa, hanno commentato dal quartiere generale renziano di Italia Viva, a cui ha fatto eco il capogruppo dei Dem, Graziano Delrio, secondo il quale i nostri alunni sono tutti importanti. Parole che fanno il pari con quanto la Lega sbandierava nel 2018 durante la campagna elettorale che la portò, poi, al governo con i grillini: «Il principio di eguaglianza non può infatti dirsi pienamente attuato se non si rimuovono gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, ampliando la possibilità di insegnamento, eliminando la disparità finanziaria di fatto esistente a danno di coloro che scelgono di frequentare un’istituzione scolastica privata».
Tutti i partiti si appellano, dunque, alla libertà di scelta, giustificano così il loro voltafaccia a infermieri, medici e personale docente, ridicolizzato con 100 euro di bonus per gli sforzi messi in campo per la didattica a distanza, e poi scordato al momento di utilizzare quei fondi per incentivare il diritto allo studio, combattere le diseguaglianze emerse durante il lockdown, con alunni in grado neppure di reperire una connessione internet stabile, o per mettere in sicurezza aule fatiscenti e/o migliorare strutture sportive e di inclusione.
La libertà di scelta – a nostro avviso – sta nell’esatto contrario di quanto utilizzato dalla politica per giustificare questo nuovo emendamento. Chi gode di ingenti patrimoni sceglie a quale istituto affidare l’istruzione e il futuro dei propri figli, mentre chi – come nella stragrande maggioranza dei casi – stenta a vivere con la media degli stipendi odierni, deve poter fare affidamento nel servizio pubblico affinché si azzerino le differenze. Perché l’erario dovrebbe finanziare scuole private che molti cittadini non potranno poi permettersi?
La resistenza dei 5 Stelle, di fronte alla coalizione di PD e Lega, non ha potuto far altro che constatare che pezzi di maggioranza e opposizione si sono accordati. Eravamo disposti a un dialogo solo per la fascia d’età 0-6 anni, tenendo conto della tutela dei lavoratori in seguito all’emergenza dovuta al COVID. Il PD ha fatto altre scelte. Scelte che hanno visto lo stanziarsi di soli 165 milioni atti a ridurre le tasse dell’università pubblica, quella, sì, una battaglia sociale in nome dell’uguaglianza da portare avanti.
Non che sorprenda – certo! – un atteggiamento così da parte del partito che ha partorito l’aberrante sistema de La Buona Scuola, che ha trasformato gli istituti scolastici in vere e proprie aziende con tanto di preside-manager a dirigere il personale tramite i criteri utilizzati dalle imprese, creando concorrenza tra i colleghi e istruendo i ragazzi al lavoro come sinonimo di sfruttamento attraverso l’alternanza.
Ancora finanziamenti alle società private a discapito di quelle pubbliche; PD e Lega votano insieme. Titoli che da soli bastano a fotografare il presente, lo stato di cose a cui ci siamo assuefatti, le ideologie e i diritti superati sempre e soltanto in nome degli interessi di scopo, di pochi, di quelli che contano perché in grado di comprare, perché posseggono ciò che muove ogni cosa, compresa la dignità dei rappresentanti del popolo.