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Nanni Balestrini: una retrospettiva

Cecilia Cunsolo di Cecilia Cunsolo
9 Novembre 2021
in Lapis
Tempo di lettura: 5 minuti
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A pochi mesi dalla scomparsa di Nanni Balestrini, il Centro di Poesia e Scritture Contemporanee di Roma ha organizzato un pomeriggio intriso di ricordi durante il quale artisti e critici hanno raccolto l’eredità del poeta, scrittore e saggista italiano attraverso la lettura di estratti delle sue opere più significative. «Nanni stesso – ha raccontato Valerio Massaroni, che ha introdotto l’evento – fu un grande sostenitore del centro, della nostra ricerca del nuovo della letteratura novecentesca, a volte poco presa in considerazione, cercando così di ambientare e orientare il lettore a una scrittura poetica che sottolinea la rapidità e la scioltezza di un’era che è, appunto, quella moderna».

Balestrini nacque a Milano nel 1935 e sin da giovanissimo divenne esponente della Neoavanguardia – movimento letterario del Novecento caratterizzato da una forte tensione per la sperimentazione formale – distinguendosi, poi, fra gli autori dell’antologia I Novissimi, precursori del Gruppo 63. In quegli anni fortemente caratterizzati dal tentativo di far convergere passione civile e ricerca formale, un connubio che tese verso la scoperta di una letteratura avanzata, un tono innovativo, la sua figura fu predominante, un esempio necessario per spingere gli scrittori a far esplodere in loro l’interesse nei confronti di un periodo che dal dopoguerra si è spinto fino a oggi.

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Balestrini, inoltre, rappresentò la figura del poeta altro, specializzandosi nella composizione di poesie pratiche, vale a dire liriche che determinano un senso della parola come azione. Come si agisce è infatti il titolo di una raccolta che rispecchia la pietra miliare del suo lavoro degli ultimi anni. Tuttavia, uno dei punti più interessanti dell’intera opera dell’intellettuale milanese fu la contraddittorietà delle intenzioni. Balestrini, infatti, anziché rifarsi a un significato più ampio della parola, mostrò come all’interno dei suoi testi, il contenuto del singolo termine, come lo stile, si ramifichi, si componga e si mescoli, in uno sviluppo discontinuo. Il punto estremo si raggiunge laddove la catena può essere spezzata, il punto in cui l’uno si spacca in due in una teoria materialista della contingenza.

Fu l’autore stesso a definire la sua scrittura come un insieme di codici, pezzi slegati fra loro che si ricongiungono e si disgiungono in un ciclo perpetuo e indefinito. A tal proposito, possiamo prendere come riferimento un estratto dalle parti VI e V di Caosmogonia:

Scomporre e ricomporre in equilibri alternativi

la scrittura come un flusso e non come un codice

la scrittura come un flusso e non come un codice

costruzioni associative e accumulative

scomporre e ricomporre in equilibri alterativi

secondo una relazione non predeterminata

arricchisce il significato rendendolo plasmabile

la forma liberata dalla palude della sintassi

la forma liberata dalla palude della sintassi

sequenza di immagini sparate come slogan

In quest’ultimo verso, posto insieme agli altri in un susseguirsi lineare, si racchiude la scrittura del Novecento nella sua interezza, un secolo in cui iniziarono anche a delinearsi i mezzi di comunicazione di massa che hanno portato alla semplificazione del messaggio e alla scarsa articolazione della notizia, attribuendo più importanza alle immagini piuttosto che al testo scritto. Per questo Nanni Balestrini rappresenta tutt’oggi l’esempio dello scrittore che possiede forma e identità. Un fattore comune dei suoi seguaci, non a caso, è lo scrivere bene, tipico di questa fase rispetto all’epoca precedente. Altra caratteristica di Balestrini, che adesso potrebbe apparirci ovvia, fu, inoltre, l’uso delle nuove forme digitali come supporto dinamico per la composizione di alcune delle sue opere. Anche se, ricordando l’autore, chiunque lo immagina con una penna a piuma d’oca e un calamaio, un classico della letteratura per eccellenza.

Nel Novecento, dunque, si ebbe una rottura della poesia che si frappose fra l’ermetismo e il periodo che ne fu immediatamente successivo, cominciando una nuova storia in cui lo scrivente si collegò a coloro che lo avevano preceduto, armonizzando e velocizzando i tempi, sia per la lettura che per lo stile e la sintassi. Analizzandoli oggi, quindi, i poeti delle ultime generazioni appaiono meno esposti ai traumi di frattura e di perdita delle radici anche perché, in maniera inferiore rispetto al passato, dovettero regolare i conti con l’opinione pubblica. Allo stesso modo, l’opera di Nanni Balestrini risulta intrisa di una politica libera e disinteressata con concetti cardine che sfociano in quella che è la natura del soggetto singolo, la realtà e la quotidianità delle cose.

Ciascuno di noi è il centro del mondo

senza essere un io

il mondo non è diventa si muove

cambia

non ho nessuna idea di come tutto questo avviene

qualsiasi cosa causa ogni altra cosa

non crediamo nella natura umana

ci sono due modi di scendere dalla montagna

le circostanze determinano i nostri atti

l’altro modo è scivolare giù dopo

aver raggiunto la cima

All’interno dei suoi testi, fra i quali potremmo prendere in considerazione Gli Invisibili o Sandokan, è evidente la volontà del narratore di collocare il lettore in un mondo in cui vivono e si evolvono i nuovi soggetti sociali, conducendolo all’interno del mondo giovanile e condividendone anche il gergo tipico, la cui particolarità degli eventi e delle azioni ne costituisce l’impronta. Gli aspetti della cultura giovanile vengono così deformati attraverso la poetica dell’eccesso che tende a sottolineare e mettere in luce le aspirazioni, l’immaginazione individuale, i progetti di vita che si pongono fuori delle norme sociali. Sappiamo inoltre – come ci ha raccontato chi ha avuto modo di conoscere l’autore – che negli ultimi anni Balestrini lavorò a due progetti di grande interesse: in prosa ricominciò a scrivere un libro classico rivelando una nuova potenza, soprattutto per quanto riguarda i brani di storia contemporanea. In poesia, invece, raccontò l’opera del passato, il suo stile illustre e senza precedenti all’interno della scrittura poetica novecentesca, senza risparmiare lodi agli appassionati di versi, oggi quasi in via d’estinzione. Le liriche di Balestrini, dunque, si distinguono in una contraddizione che si erge fra la poesia che fa male e la poesia che fa benissimo, in un fuori catalogo di strofe inedite non inserite nelle Poesie complete.

L’intellettuale milanese scrisse antologie, saggi, romanzi, racconti e poesie con uno stile e una personalità esuberante che si pone fuori dai canoni della classicità e si innalza allo stile moderno, a una velocità tecnica propria dell’abitudine dell’uomo odierno. I suoi lavori, quindi, si mostrano, nel loro incalzare di versi, in maniera eloquente e attuale oggi come in un futuro prossimo.

Ci sono tante cose che possono andare insieme, senza sapere quale sarà il risultato

ogni ripetizione deve provocare un’esperienza del tutto nuova

abitare il mondo intero non

frammenti separati del mondo

ciascuno di noi è il centro del mondo senza essere un io

il mondo non è diventa si muove

cambia.

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