Il Parco Sommerso di Baia è una realtà archeologica meravigliosa e di grande valore. Il bradisismo – fenomeno legato al vulcanismo che consiste in un consistente abbassamento o innalzamento del livello del suolo – ha confinato queste bellezze sul fondo del mare. E proprio sul fondo l’archeologia si fonde con le acque, celando, al di sotto di un sottile strato di sabbia, mosaici spesso conservati incredibilmente bene, resti di muri e statue e, ovviamente, la flora e la fauna che animano il tutto.
I Campi Flegrei, come raccontano le Guide d’Italia, sono stati per secoli una tappa fondamentale di qualsiasi visita dell’Italia e un complemento indispensabile dei viaggi a Napoli, come attestano tutti i resoconti legati al Grand Tour; una fama che trova riscontro nella ricca iconografia, dalle incisioni cinquecentesche alle tele dei pittori settecenteschi italiani e stranieri. La densità dei monumenti e stratificazione dei miti, quando ancora era lontana la scoperta di Pompei ed Ercolano, faceva di questi luoghi uno dei siti in cui meglio si manifestava il rapporto con l’antico. I ricordi dei miti cantati da Omero e Virgilio e della cultura greca che da queste rive si irradiò per tutta Italia, e le memorie del tempo in cui gli imperatori e l’aristocrazia romana vi eressero sontuose ville e fecero di Baia la più lussuosa stazione termale dell’antichità, accrescono il fascino della regione, dove la terra, il mare, il cielo e le opere umane si uniscono a comporre uno scenario incomparabile, nonostante l’incontrollata espansione edilizia che minaccia la sopravvivenza fisica dell’ambiente naturale e l’ingente quantità di strutture e monumenti antichi.
Nel corso del tempo, il mare ha coperto una larga fascia di costa (antica), che era inizialmente attaccata alle strutture a terra. Tali strutture costituiscono il Parco Archeologico delle Terme che si affacciava su una baia più stretta di quella che oggi possiamo ammirare, chiamata anticamente Baianus lacus, a cui si accedeva tramite un canale artificiale. L’insenatura era già in età repubblicana occupata da ville marittime. Come raccontano sul sito ufficiale del Parco Sommerso di Baia: tra i principali edifici sommersi visibili vi è il ninfeo di età claudia, posto a -7 metri sui fondali marini antistanti Punta Epitaffio, mentre a est del ninfeo vi è una villa attribuita alla famiglia dei Pisoni per i boli impressi su una conduttura idrica di piombo. Altre ville e terme occupavano l’ampio settore attorno al lacus oggi sommerso: tra queste, per i suoi noti pavimenti a mosaico va sicuramente citata la villa c.d. con ingresso a protiro, una delle più visitate da sub e snorkelisti.
L’Area Marina Protetta, che ha preso il nome di Parco Sommerso di Baia, è stata istituita con Decreto Interministeriale del 7 agosto 2022 dall’allora Ministero dell’Ambiente, delle Infrastrutture e delle Politiche Agricole insieme con la Regione Campania.
Il Parco Archeologico Sommerso di Baia comprende il litorale di Bacoli e Pozzuoli. Grazie alle immersioni, è possibile esplorare alcuni siti tra cui: il portus Julius – che si trova a una profondità di cinque metri –, un complesso portuale di cui si possono vedere alcune strutture e mosaici; la secca delle Fumose, che arriva a circa dodici metri e conserva diversi piloni che proteggevano il portus Julius, ricchi di flora e fauna, tra fumarole attive; la villa dei Pisoni, anche questa a una profondità di circa cinque metri, nella città sommersa di Baia. Si tratta di una dimora del I secolo a.C. che apparteneva alla famiglia patrizia che ha organizzato il complotto contro Nerone, il percorso guidato si muove entro l’ampio giardino circondato da un portico, attiguo al complesso termale e alla parte marittima della casa con ampie vasche per l’allevamento dei pesci.
È possibile esplorare, poi, villa Protiro, che si trova a circa cinque metri e di cui si conservano una serie di stanze con pavimento mosaicato. L’abitazione si trova lungo una strada con tabernae, esemplificando la struttura urbana dell’antica Baia. C’è, ancora, la peschiera della villa antistante al Castello Aragonese, con una profondità di sette metri, dove veniva praticata la piscicoltura; la villa marittima di marina grande, anche qui con una profondità di sette metri, formata da porticati, padiglioni e una peschiera; la torre del faro di Miseno, con una profondità di ventiquattro metri circa, una pila alta diciotto metri, rovesciata su un lato, rivestita da opus reticolatum e dove è stato allestito un presepe. Vi è infine il Ninfeo sommerso, con una profondità di cinque metri: si tratta del resto di un complesso termale che sorgeva nei pressi del Ninfeo dell’imperatore Claudio – esposto nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei – e dove si osserva la ricostruzione di statue marmoree e della via Herculanea.
Questi siti hanno uno straordinario valore anche e perché si trovano in un notevole stato di conservazione, oltre che per ragioni di carattere storico e archeologico in senso stretto. Non si tratta soltanto di mosaici, affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, ma della presenza di ecosistemi sommersi di grande pregio come il fondale a precoralligeno e comunità di fanerogame marine – Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa – che rendono questi luoghi ambienti di grandissimo valore naturalistico, riconosciuti come tali sia dalla legislazione nazionale italiana che da quella comunitaria.
Il Parco Sommerso di Baia è un piccolo paradiso, incredibilmente suggestivo, un’Atlantide romana da preservare e visitare, e ancora da svelare.