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Il programma del centrodestra tra sicurezza e decoro

Giusy Santella di Giusy Santella
18 Agosto 2022
in Attualità
Tempo di lettura: 4 minuti
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Le elezioni si avvicinano e, con esse, cominciano a rendersi noti i programmi elettorali dei partiti e delle coalizioni in attesa del 25 settembre. In particolare, leggendo i punti proposti dal gruppo di centrodestra – a nostro parere il riferimento al centro è pura parvenza – abbiamo fatto alcune considerazioni.

Il titolo del programma stilato da Lega, FI e FdI è Per l’Italia: la narrazione conservatrice e patriottica rimane sempre la stessa, e con essa la presentazione della coalizione come la sola in grado di salvare il Paese dalla deriva in cui è scivolato – riprendendo le parole di Giorgia Meloni di un video di qualche giorno fa – a causa del governo della sinistra degli ultimi anni (ci siamo forse persi il momento in cui una sinistra degna di essere definita tale è stata al governo?).

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I propositi appaiono appositamente vaghi affinché ciascuna parte della coalizione li usi a proprio piacimento e per irretire l’elettorato di riferimento, eppure anche così sono da brividi. Sul fronte giustizia, ad esempio, si ripropongono gran parte di quei contenuti per i quali si era tentata l’approvazione con il referendum proposto anche dalla Lega e votato a giugno scorso, in particolare per quelle parti meno garantiste e rivolte a penalizzare l’operato della magistratura. Sul punto, ci eravamo già espressi in occasione delle consultazioni.

Non manca il riferimento all’effettività delle pene, rimandando al solito motivo punitivo per cui la condanna deve essere scontata fino all’ultimo giorno. Si dimentica forse che le pene avrebbero invece tutt’altro fine, ossia quello della risocializzazione e del rientro in società del reo, anche in un momento anteriore a quello di fine pena se il proposito costituzionale è già stato raggiunto.

Probabilmente il punto peggiore del programma è il sesto, rubricato come Sicurezza e contrasto all’immigrazione irregolare: qui si sommano tutti i teoremi più in voga della destra, a cominciare dalla riproposizione dei Decreti Sicurezza – nati e sopravvissuti anche con il benestare del centrosinistra – e del contrasto agli immigrati irregolari. L’idea è quella di gestire in maniera ordinata i flussi legali, dimenticando forse che questi sono possibili solo laddove se ne creino le condizioni, e contrastare l’arrivo di migranti cosiddetti irregolari, non degni di tutela per il solo fatto di non aver utilizzato gli (inesistenti) strumenti di approdo legale nel nostro Paese. Si fa inoltre riferimento alla difesa dei confini nazionali ed europei e addirittura si propone la costruzione di hotspot nei territori extra-europei, per poi valutare le richieste d’asilo: una vera e propria deportazione. L’importante è non avere tra i piedi lo spauracchio dei migranti che creano disordine e caos nelle nostre tranquille città.

Ancora una volta la sicurezza delle strade e delle comunità passa per l’implementazione delle forze dell’ordine sul territorio, per sistemi di videosorveglianza e poliziotti di quartiere. Ancora una volta, si propone un inasprimento delle sanzioni per gli atti contro il decoro. Nulla di nuovo, insomma: come sempre, si pone maggiore attenzione alle cose che alle persone, e si implementa quello stesso sistema che ha reso i nostri territori meno sicuri, puntando sulla punizione anziché sulla prevenzione e nutrendo una vergognosa lotta tra poveri. A tal proposito, si annuncia l’eliminazione del reddito di cittadinanza, che verrà sostituito con vaghe misure più efficaci di inclusione sociale e politiche attive di formazione e inserimento nel mondo del lavoro. Anche questa, del resto, una promessa che significa tutto e niente e che non fa altro che continuare sulla stessa scia di quella narrazione che demonizza chi percepisce un sussidio, e non accetta (o non può) di farsi schiavizzare o rischiare la vita sui posti di lavoro.

Ancora, sempre sul fronte sicurezza, si preannuncia un capillare controllo del territorio e un Piano carceri che ponga maggiore attenzione alla polizia penitenziaria e che permetta la detenzione in patria di detenuti stranieri (che sia un nuovo modo di liberarsene senza tenere in considerazione la loro volontà?). Non ci sembra però che le innumerevoli criticità del mondo penitenziario possano essere risolte con soli questi due propositi, in particolare avendo considerazione unicamente del personale e non facendo alcun riferimento invece alla vivibilità delle carceri per la popolazione detenuta. Del resto, quest’ultima non è considerata degna di alcuna attenzione né di alcuna dignità. Il benessere dei reclusi passa anche attraverso quello degli operatori penitenziari e viceversa, ma non si può pensare che solo per questi ultimi sia necessario rispettare i propri diritti.

In ogni caso, questi propositi non ci stupiscono: è forse cambiata la comunicazione e si porta avanti una parvenza di democrazia, ma si tratta degli stessi Fratelli d’Italia che, in occasione delle elezioni del 2018, avevano scritto chiaramente nel proprio programma elettorale di voler modificare la cd. legge sulla tortura, per difendere chi ci difende. Si tratta della stessa Lega il cui rappresentante politico si recò presso il carcere di San Gimignano dove cinque agenti erano stati rimandati a giudizio per aver torturato un detenuto straniero per portare loro il suo supporto. Si tratta degli stessi politici che hanno proposto una modifica dell’articolo 27 della Costituzione nel senso che la legge garantisce che l’esecuzione delle pene tenga conto della pericolosità sociale del condannato e avvenga senza pregiudizio per la sicurezza dei cittadini.

Ancora una volta, la repressione travestita da sicurezza al centro della campagna elettorale. Lo stesso dicasi per le politiche proibizioniste che verranno portate avanti dalla destra in tema di droghe, ingrossando così ancora di più le fila dei penitenziari, attuando nei confronti della tossicodipendenza il solo atteggiamento sanzionatorio. Del resto, abbiamo avuto modo di esprimere la nostra preoccupazione per i diritti civili con la destra alla ribalta: non c’è da aspettarsi nulla di buono.

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