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Amministrative: tra patti vecchi e nuovi, quale futuro per Napoli?

Antonio Salzano di Antonio Salzano
21 Gennaio 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 4 minuti
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Le competizioni elettorali, nazionali e amministrative, mettono sempre in moto una strana macchina che, dalla partenza all’arrivo, difficilmente mantiene invariato il numero e l’identità dei passeggeri a bordo, qualunque sia la forza politica o la coalizione, sia essa di destra, di centro o di sinistra, ma anche né di destra né di sinistra, disponibile però ad allearsi con chiunque purché governi. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente non casuale.

La storia passata, recente e recentissima è piena di eventi e personaggi che testimoniano la pochezza di una parte consistente della classe politica sempre meno o per niente attenta al bene comune, ma pronta a saltare sul carro potenzialmente vincente adducendo ridicole motivazioni che, ove mai ce ne fosse bisogno, delineano quella miseria umana di cui anche il Leopardi ebbe a dire: Parlerò della miseria umana, degli assurdi della Politica, dei vizi e delle infamie non degli uomini ma dell’uomo.

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Anche questa volta l’euforia delle imminenti Amministrative a Napoli ha riattivato una di quelle macchine obsolete ampiamente sperimentate, fatte di accordi calati dall’alto e di figure presentabili ben collegate all’establishment che diano garanzia di affidabilità a evitare fughe decisionali di tipo autonomo. Nella sinistra per definizione, ad esempio, i giochi sembrano fatti avendo indicato il prof. Manfredi come candidato di una coalizione ancora traballante, ma forte delle assicurazioni ricevute per ciò che concerne i debiti dello Stato che ancora gravano sulle casse comunali oltre a quelli pregressi. La candidatura, comunque, non sembra aver placato gli animi in quella casa, seppur sgarrupata, del PD napoletano e tantomeno in quella perennemente traballante pentastellata che potrebbe serbare qualche tentativo di sorpresa, messo prontamente a tacere con i metodi rassicuranti in uso nella politica politicante odierna.

Sul fronte opposto, la discesa in campo del magistrato in aspettativa Catello Maresca, che, come prassi ormai consolidata – tranne rarissime eccezioni –, non ha inteso rassegnare le dimissioni prima di entrare in politica, sembra voler ignorare il sostegno di Matteo Salvini e del partito dei Cesaro, sostenendo che la sua è una candidatura del tutto autonoma e che l’appoggio di Lega e Forza Italia non lo imbarazza per niente. Non è che abbia tutti i torti il giovane magistrato, soprattutto in un panorama politico nazionale dove parlare di imbarazzo è quantomeno riduttivo al cospetto di una certa alleanza di governo, seppur di necessità, come torna comodo giustificarla. Ma in quanto all’entusiastico sostegno da parte di chi è a capo di una forza razzista e xenofoba sdoganata da Silvio Berlusconi e rafforzata ancor più dai pentastellati, nonché particolarmente specializzata nel seminare odio nel Paese sul solco della politica antimeridionale farcita con le peggiori espressioni in stile bossiano, qualche domanda dovrebbe pur farsela l’aspirante Sindaco, che non può esaurire il tutto assicurando di vagliare scrupolosamente ciascuna candidatura sia nella sua lista che in quelle di appoggio.

Alle prossime Amministrative, la coalizione a sostegno di Catello Maresca – Salvini in testa – sarà impegnata a contrastare il ritorno del Partito Democratico a Palazzo San Giacomo dopo due solenni sconfitte e, stavolta, in compagnia di quei grillini né di destra né di sinistra con cui, tutti insieme, sono al governo della nazione. E non sarà certamente lo slogan Fermiamo l’avanzata della destra a portare acqua al mulino della coalizione PD-M5S, alleata proprio con quei partiti di cui intenderebbe fermare l’avanzata. Una situazione davvero grottesca.

Saranno queste due candidature a prevalere, schiacciando le autonome e più significative di Antonio Bassolino e Alessandra Clemente nate, la prima, da una mossa furbesca di chi la politica politicante la conosce bene e, l’altra, come continuità dell’esperienza amministrativa strozzata dal sistema dei partiti e da un nugolo di improvvisati personaggi in cerca di visibilità che mai come ora intende rimettere le mani sulla città? Difficile prevedere l’epilogo di queste Amministrative, anche perché i giochi non sembrano del tutto esauriti con l’imprevedibilità della politica di casa nostra che potrebbe riservare qualche nuova sorpresa.

L’elettorato, quello che ancora andrà alle urne, si troverà a dover scegliere tra due schieramenti la cui diversità sarà riconoscibile unicamente nei nomi dei candidati, con il partito della Meloni, ove mai rinunziasse alla sua corsa solitaria, che potrebbe fare la differenza dando man forte al magistrato, certo della sua piena autonomia dalle forze politiche che finge di ignorare. Al contempo, è lecito chiedersi quale sarà la posizione di quella sinistra rimasta a lungo nelle tenebre e tirata fuori dall’attuale Sindaco, per poi rivoltarglisi contro, mentre altre candidature solitarie di personaggi cui evidentemente è stato conferito eccessivo spazio serviranno a barattare una manciata di voti che possa garantire rendite di posizione per affari personali.

Le prossime Amministrative diranno se la città intenderà andare avanti nel processo, seppur faticoso, di rinnovamento o ripiombare negli anni bui del degrado e delle consorterie. Riveleranno il peso specifico di quanti opportunisti hanno seguito la direzione del vento potenzialmente più favorevole. Diranno se Napoli avrà deciso di tornare a ’o sistema che per decenni ha mortificato e ridotto la terza città d’Italia a un immondezzaio, tenendola fuori dai circuiti turistici nazionali e internazionali.

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