La corsa alla carica di Sindaco della città di Napoli si anima – finalmente! – dopo il riposo estivo che i candidati e i componenti delle loro liste hanno ben pensato di doversi concedere. Da qualche giorno, i volti che tappezzeranno muri e bacheche fino al primo weekend di ottobre impazzano sui social network, mentre i sondaggi tornano ad affollare le pagine dei quotidiani locali.
Quella che porterà alle elezioni del prossimo 3 e 4 ottobre sarà una campagna elettorale sudicia e talvolta volgare, un po’ come il mercato dei saltimbanco già entrato ampiamente nel vivo in queste ore, con la coalizione capitanata dall’ex Ministro Manfredi a giocare la parte del PSG dei mercati rionali. Tutti vogliono vestire la maglia del prossimo trionfatore (secondo le statistiche) del campionato partenopeo, anche chi, fino a ieri, baciava la maglia della squadra arancione ormai priva del suo attaccante di riferimento, già votatosi alla causa della sua nuova avventura professionale, la Cittadella calabra.
In questo scenario piuttosto deprimente, l’ex Assessore alle Politiche Giovanili e al Patrimonio, Alessandra Clemente, continua ad adoperarsi in progetti, iniziative o semplici sopralluoghi dei quartieri meno in vista, come fosse già certa del risultato delle urne o fosse ancora stipendiata dall’ufficio dal quale si era dimessa lo scorso 3 agosto, con il cuore, senza paura del risultato finale, o anche della quantità di merda che il gioco della politica le sta già rovesciando addosso.
Perché – diciamoci la verità – nessuno più di Alessandra Clemente sta affrontando la corsa a Palazzo San Giacomo con dignità, senso comune e polso della città. E hai voglia a tradirne l’ideologia, a sminuirla sui social, ad attaccarla con le solite banalità: nulla scalfisce il sorriso e l’equilibrio del suo stare in campo. E questo, per un mondo ormai fatto di violenza verbale e un dibattito animato soltanto da accuse da urlare, è il peggiore degli avversari.
Alessandra Clemente – forse perché dalla violenza è stata segnata come nessun altro che contro di lei adopera l’accadimento di cui rimase vittima la madre, Silvia Ruotolo, per svalutarne l’impegno – si muove portando in giro solo la parte buona dell’animo umano, si mostra immune alle offese, sembra inscalfibile alle reiterate imputazioni di essere troppo qualcosa (troppo social, troppo giovane, troppo donna) o troppo poco qualcos’altro (poco capace, poco grintosa, poco esperta). È spiazzante.
La giovane ex Assessore si mostra incline a dei valori sani, propone una socialità positiva, e tutto questo sta letteralmente facendo impazzire chi deve scriverne sui giornali al fine vendere qualche copia in più nei quartieri bene che mirano a candidati più affini alle loro esigenze, tentando di svilire l’impegno che mai ha fatto mancare (al netto di tutti gli errori che certamente ha commesso), e sta togliendo la terra sotto ai piedi a quanti devono giustificare – in queste ore – il loro improvviso destarsi di fronte a problemi a loro dire atavici dell’amministrazione arancione ma, chissà perché, apparsi improvvisamente dopo dieci anni di stipendi a cui non si è mai rinunciato.
Di fronte a certe accuse, anche il migliore degli argomenti cade rovinosamente ai piedi della giovane candidata punto di riferimento di quelle aggregazioni sociali che Napoli la vivono quotidianamente, anziché nuovo cavallo da scommessa per chi la città mira a comprarsela. Clemente è la risposta a quel sono tutti uguali che i soliti mercenari stanno invece alimentando con i loro atteggiamenti di arrivismo, spinti solo dalle percentuali mostrate dai sondaggi.
Certo, spinti anche dal denaro che verrà presto elargito a Regioni e Comuni per la ripartenza dopo la crisi imposta dal Covid-19, soldi su cui si avventano, adesso, i trasformisti che cambiano casacca a poche giornate dalla presentazione ufficiale delle liste. Luigi de Magistris, e come lui Alessandra Clemente, ha dimostrato di essere garanzia di trasparenza e onestà; le mani pulite con le quali ha governato per dieci anni sono state un sigillo a cui la città si è affidata contro un fare politico dal quale sembra, invece, nuovamente lasciarsi ammaliare. Questo, oggi, è un aspetto a cui non si può e non si deve approcciare con superficialità.
Il trio di proposte in alternativa ad Alessandra Clemente è il trailer di un film dell’orrore di cui Napoli, però, già conosce trama e finale. Il candidato del centrosinistra, Gaetano Manfredi, altro non è che il cavallo di Troia del Presidente De Luca, guardingo alle porte della città difese dall’ex magistrato, una pedina di quella politica affarista che ha già svelato la propria natura adoperando il debito ingiusto come moneta di scambio per la libertà dei napoletani.
Per questi motivi, Alessandra Clemente è l’unico candidato che Napoli può sperare di salutare all’alba del prossimo 5 ottobre con la fascia tricolore in sostituzione della bandana. Perché la rivoluzione arancione ha acceso gli entusiasmi e riscetato un sentire comune che, da tempo, sembrava essersi arreso, ma la città ha adesso bisogno dell’equilibrio dell’ex Assessore, del suo essere anche più abile del suo predecessore a mediare con le parti che determineranno il futuro della città. Alessandra Clemente è un’opportunità che Napoli deve avere il coraggio di sostenere per non rendere vana la resistenza di questi anni e, contestualmente, cogliere l’occasione di guardare al futuro con il volto di una giovane donna, gentile e insolvibile alla violenza.
Grazie per aver saputo esprimere in modo così naturale quello che è il mio pensiero. Stiamo attenti a non far mettere nuovamente le mani sulla nostra città.