Da mercoledì 5 aprile a domenica 27 agosto 2023, il MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ospiterà Picasso e l’Antico, una mostra senza pari in occasione dei cinquanta anni dalla morte di uno tra i più celebri artisti della storia dell’arte del XX secolo: Pablo Picasso. Che siate cittadini o forestieri, amanti dell’arte o meno, non potrete assolutamente perdervi questo evento unico nel suo genere, curato dalla maestria di Clemente Marconi e allestito nelle suggestive sale museali della collezione Farnese.
Lo scopo della rassegna mira ad analizzare la profonda influenza che il mondo dell’arte classica ha esercitato sulla produzione artistica del pittore spagnolo (Malaga, 1881 – Mougins, 1973), noto fondatore, assieme a Georges Braque, della corrente artistica del Cubismo.
Picasso rappresenta forse uno dei pilastri dell’arte contemporanea, rivoluzionario e poliedrico. Il periodo blu (tinte fredde e soggetti sofferenti, emarginati), quello rosa (tinte più accese e soggetti spesso tratti dal mondo circense) e la conseguente svolta cubista con Les demoiselles d’Avignon (1907) ci permettono di ripercorrere la travagliata vita di un uomo e un artista che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte. Che ha saputo attingere dal passato – se cercate i suoi ritratti giovanili vi sembrerà di star osservando un artista totalmente diverso da quello che conosciamo – per poi decostruire del tutto gli stilemi stilistici e iconografici della sua epoca verso un nuovo modo di pensare e rappresentare la realtà e che ha saputo fondere l’arte con l’impegno politico.
Non esiste più nessuno che non conosca il suo Guernica, il gigantesco dipinto-denuncia simbolo del bombardamento dell’omonima città basca nel 1937 da parte delle truppe nazifasciste di Francisco Franco, durante la guerra civile spagnola. La realtà, secondo Picasso, non doveva essere soltanto vista ma compresa. Non voleva rappresentare l’apparenza bensì l’essenza, ciò che la mente sa che è, anche se l’occhio non lo percepisce.
La mostra è divisa in due parti: nella prima si propone di ripercorrere i soggiorni dell’artista a Napoli e a Pompei nel 1917 e in particolare il modo in cui si presentava il MANN (all’epoca non precisamente archeologico ma soltanto Museo Nazionale di Napoli) durante le sue visite. Si torna indietro nel tempo, esaminando altresì una parentesi di storia partenopea che ha fatto da scuola a numerosi autori della storia dell’arte contemporanea. L’esposizione prosegue nella seconda parte del percorso, dove vengono dunque poste a confronto le opere del museo con quelle di Picasso.
«Siamo di fronte al più raffinato dialogo mai composto fra i disegni e le opere del Maestro e le statue e gli affreschi delle collezioni Farnese e pompeiane» ha detto il direttore del MANN Paolo Giulierini. «Nessun museo al mondo poteva costruire una simmetria del genere. L’esposizione ribadisce l’assoluta continuità del pensiero artistico fatto di lasciti e rielaborazioni innovative. Ma, soprattutto, lancia un messaggio molto chiaro: ora più che mai l’arte può unire e condannare il lato più deteriore dell’uomo, come già fece Picasso con la celebre Guernica. Picasso arriva al MANN in un momento storico per il nostro museo che ha raddoppiato i propri spazi e ora restituito alla fruizione l’ala occidentale con sale monumentali chiuse da cinquanta anni. Non poteva che essere un evento di tale prestigio, nel segno delle comuni radici europee, a festeggiare questa indimenticabile primavera dell’arte».
Oltre quaranta opere dell’artista spagnolo – assieme a fotografie e testimonianze dei suoi soggiorni – in cui è incluso uno straordinario prestito del British Museum di Londra di trentasette delle cento tavole che costituiscono la Suite Vollard, la nota serie di incisioni in stile neoclassico che Picasso produsse tra il 1930 e il 1937 e che prende il nome dal mercante d’arte che gliele commissionò, Ambroise Vollard. Non solo. I prestiti provengono anche dal Museo Picasso di Parigi e dalle Gallerie d’arte Gagosian di New York.
Uno dei confronti più suggestivi della rassegna è senz’altro quello con le sculture Farnese, la magnifica collezione del periodo rinascimentale (dalla metà del XVI al primo quarto del XVIII secolo), opera di vari esponenti della famiglia Farnese, in particolare i cardinali Alessandro e Odoardo. Dal 1734, poi, Carlo e Ferdinando di Borbone riunirono un’ingente parte della collezione che fu trasferita a Napoli, dove rimase. Un punto di riferimento essenziale per il percorso artistico di Picasso, soprattutto la monumentalità e la magnificenza delle sculture che portarono l’artista a riflettere sulla tridimensionalità che avrebbero dovuto avere i suoi soggetti pittorici e scultorei, fino a quel momento piuttosto bidimensionali a causa del solo approccio cubista.
Come viene approfondito nei saggi pubblicati all’interno del catalogo edito da Electa, sarà proprio la visione di tali sculture, assieme alle opere provenienti da Ercolano e Pompei e ai soggiorni di Roma e Firenze altresì fondamentali, durante i primi anni del XX secolo, a sconvolgere il maestro spagnolo tanto da rafforzare la sua tendenza verso il naturalismo del cosiddetto secondo periodo classico. Gran parte dei dipinti e dei disegni degli anni tra il 1917 e il 1925, oltre all’opera grafica degli anni Trenta, mostrerà l’enorme influenza dell’arte antica sul suo operato, attraverso un naturalismo dalle forme decisamente classicizzanti.
Il MANN e Napoli tutta si propongono dunque di omaggiare l’artista con il sostegno della Regione Campania e con l’organizzazione della casa editrice Electa, attraverso una mostra che si inserisce direttamente nel progetto internazionale Picasso Celebration 1973 – 2023: 50 mostre ed eventi per celebrare Picasso nel cinquantenario della morte. E che vi lascerà decisamente senza fiato.