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Il Fatto

Trump giustifica neonazi e Ku Klux Klan. Democrazia mondiale a rischio

La chiamano la grande democrazia, è il Paese a cui ognuno aspira o ha aspirato almeno una volta nella vita, meta dei più importanti flussi migratori mondiali sin dalla sua scoperta nel 1492, sono gli Stati Uniti d’America.

Casa o, quantomeno, rifugio e speranza di ogni etnia esistente, la genesi dello Stato a stelle e strisce deve proprio all’occupazione del suolo nordamericano da parte delle popolazioni europee la forza tecnologica, militare e sociale che oggi impone all’intero globo. Come, però, proprio la discussa e discutibile storia degli USA insegna, non è tutto oro quel che luccica, pertanto, la multiculturalità che ha sempre investito il Paese non ha comunque contribuito allo sviluppo di politiche di inclusione e di uguaglianza. Basti pensare al celebre discorso di Martin Luter King che, solo cinquantaquattro anni fa, si batteva per i diritti della comunità nera, ancora oggi fortemente discriminata tra i confini nazionali.

La Seconda guerra mondiale si è iscritta alle pagine del passato appena ieri ed è stata teatro di uno dei crimini più atroci mai compiuti contro l’umanità in nome della razza. Fa specie, quindi, che nell’era della tecnologia, delle informazioni fruibili in pochi attimi, dei social network, gli argomenti pelle, religione, etnia e orientamento sessuale ancora determinino aspri confronti tra le diverse appartenenze che, troppo spesso, sfociano in barbarie simili, o peggiori, di quelle messe in atto dal Terzo Reich in Europa. È persino disgustoso ragionare su quanto il razzismo sia tornato a essere tema di qualunque dibattito, con commenti e posizioni raccapriccianti di chi crede di essere dalla parte giusta del mondo, figlio dell’unico Dio meritevole del sangue altrui, nell’onorevole pallore della propria pelle.

In Virginia, a Charlottesville, soltanto pochi giorni fa, un nutrito gruppo di manifestanti antirazzisti contestava la presenza di gruppi neonazisti sul territorio statunitense. Lo faceva in maniera pacifica, in un corteo animato da famiglie, donne, persino bambini, fino a quando un’automobile guidata da un rappresentante dei suprematisti bianchi è piombata sulla folla uccidendo una persona, ferendone diverse altre decine, peraltro utilizzando la stessa barbara modalità dei terroristi islamici per i quali giustificano le loro spesso schifose posizioni restrittive verso le popolazioni mediorientali, asiatiche e africane.

Ciò che sconcerta in maniera preoccupante, però, oltre al fatto di cronaca in sé – ovviamente – sono le reazioni del mondo politico, in particolar modo quelle appartenenti alle frange della destra. Mettiamo in conto, in un mondo che non è quello da noi auspicato, di accettare persino l’adoperare delle loro discutibili strade per una campagna elettorale mai doma e che possano liberamente scegliere come aprire i confini del proprio Paese, però l’evitare di scagliarsi su questi esponenti antidemocratici, al pari dei “tagliagole” siriani, non è in nessuna maniera ammissibile. Il silenzio dei neofascisti dipinti di verde di casa nostra, o di qualsiasi altro colore del resto del mondo, quando a commettere crimini atroci, omicidi premeditati e efferati, stragi come questa in America sono i loro simili, è criminale quanto l’atto violento stesso. Una poltrona non può valere il prezzo di vite umane.

Eppure, in questo clima quasi nostalgico di un passato che, anziché essere dimenticato e sepolto sotto il tappeto della vergogna, addirittura ritorna in auge come ai tempi in cui trovò affermazione in Germania, in Italia e in Spagna, il Presidente americano, Donald Trump, è riuscito persino a far peggio, cioè ad appoggiare i gruppi della destra estrema, addirittura il Ku Klux Klan, scaricando la responsabilità dei fatti della Virginia sui gruppi attivisti della sinistra. In un primo momento, l’inquilino della Casa Bianca aveva invece sorpreso tutti, soprattutto il suo elettorato che ben si nutre delle campagne razziste e di odio del suo leader multimiliardario, stigmatizzando la violenza adoperata dai suprematisti. Il tempo di una bella dormita, di uno sguardo ai sondaggi, ed eccolo tornare in un’accesa conferenza stampa, in cui è stato incalzato da diversi reporter, a schierarsi dalla parte dei neonazi.

Anche l’alt-left (l’estrema sinistra) – ha sostenuto Trump – condivide la responsabilità per la violenza a Charlottesville, ma nessuno vuole dirlo. C’era un gruppo da una parte e un gruppo dall’altra. I liberali – che avevano organizzato la protesta contro i suprematisti – hanno attaccato con violenza gli altri.

Parole deliranti, quelle dell’uomo più potente e influente del mondo, frasi che rischiano seriamente di minare la democrazia dell’intero pianeta, di creare un’ondata capace di propagarsi ovunque. Immaginate cosa vuol dire quando il Presidente del più grande Stato del globo praticamente giustifica repressioni e manifestazioni come quelle naziste? Esatto, l’eco che rischia di derivarne potrebbe sfuggire al controllo di chi, faticosamente, nel corso di tutti gli anni postbellici, ha posto le basi affinché i fatti della Seconda guerra mondiale, restassero una macchia isolata nella storia della disumanità di cui siamo capaci.

Intanto, il nostro, tornando a volgere lo sguardo all’Europa, sembra il Paese che più guarda con interesse a questi sviluppi, non fosse altro che è impegnato quotidianamente nella delicata gestione dei flussi migratori da Libia e altri Stati del Mediterraneo. Salvini, Meloni e compagnia brutta ringraziano il magnate.

In Italia, ormai in barba alla Costituzione, i gruppi neofascisti si stanno riappropriando di spazi che faticavano a rivendicare dalla caduta di Mussolini, addirittura non sentono più il bisogno di nascondersi, sventolano le loro bandiere, i loro simboli occultati con difficoltà dal reato di apologia, si candidano nelle liste elettorali senza che alcun organo competente intervenga a fermare questa scellerata avanzata. Se, però, addirittura si passa a scusare, persino girare la frittata delle responsabilità di una strage, si crea un nuovo Hitler, si indottrina un popolo già debole al fascino del nero, alla xenofobia e alla disumanità in giustificazione dei propri istinti violenti e discriminatori.

I have a dream, urlava Martin Luter King, Ho un sogno. Il presente non sembra ancora pronto a realizzarlo.

Trump giustifica neonazi e Ku Klux Klan. Democrazia mondiale a rischio
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