Troia City: la verità sul caso Aléxandros: è questo il titolo dello spettacolo in scena al Teatro Instabile di Napoli il 6 e 7 maggio. Basato sull’opera perduta di Euripide, l’Aléxandros, lo spettacolo non è una semplice messa in scena di un testo antico e non potrebbe mai esserlo: come si fa a portare a teatro un’opera perduta di cui abbiamo solo frammenti?
Si punta proprio sul mistero. La narrazione è affidata a un attore-investigatore che si rivolge al pubblico quasi come se fosse una giuria e, attraverso documenti, registrazioni sonore e possibili armi del delitto, cerca di ricostruire i pezzi della tragedia perduta.
Un’indagine su un mito antico che diventa un giallo inaspettato. Il testo di partenza è considerato un sorta di “prequel” della guerra di Troia: quali sono le cause e quali sono gli effetti? Una profezia, un omicidio (forse), un sogno: l’Aléxandros è un testo pregno di rivelazioni e segreti.
Cosa distingue un pastore da un principe? Ho occhi, una bocca. Ho gambe che possono correre e saltare. Ho braccia che possono sollevare, lanciare e lottare. Zeus non distinse noi mortali. Una sola faccia creò, per i pastori e per i principi. Ma il tempo rende questi altri fieri della propria nobiltà, fin da ragazzi. Eppure ci sono nati nell’oro: non l’hanno mica guadagnato!
Ecuba, regina di Troia, partorì un bambino. Ma un sogno l’aveva avvertita che il nascituro sarebbe stato la fiaccola che avrebbe arso la città: decise, assieme a Priamo, di abbandonare il neonato sul monte Ida. Lì il bambino venne trovato da due pastori, che decisero di allevarlo. I due presero il bambino, lo allevarono, lo amarono. Lo chiamarono Aléxandros, Alessandro. Deriva da aléxo, “difendere”, e anér-andrós, “uomo”. Significa “difensore degli uomini”.
Alessandro, abbandonato alla nascita per scongiurare la profezia, è invece destinato a compierla proprio perché è stato abbandonato. Ma è possibile sfuggire al proprio destino? Come si concilia la giustizia divina con quella umana? Quando un uomo capisce chi è, si compie il suo destino, dicono. È un attimo.
E, allora, Aléxandros deve morire. Ma il piano, ancora una volta, non funziona. Ecco il dilemma morale: non tutti gli omicidi sventati sono una buona notizia. A volte, non commettere un omicidio può essere un delitto. Il Vero Delitto. Almeno qui, a Troia. Com’è possibile? Può l’innocenza essere una colpa?
Una lavagna, dei gessetti, la sabbia e un cavalluccio rosso: l’esperienza teatrale che vi aspetta sarà profonda e intensa. La penna brillante di Antonio Piccolo, che ci ha stregati con Il Sogno di Morfeo, ci porterà in una città a pochi istanti dalla sua fine. La domanda che vi risuonerà in mente sarà: cosa avrei fatto io?
6 e 7 maggio al Teatro Instabile Napoli diretto da Gianni Sallustro. Di e con Antonio Piccolo | musiche dal vivo: Marco Vidino | elementi scenici: Paola Castrignanò | assistente alla regia: Melissa Di Genova