Se c’è una cosa che la storia ci ha insegnato è che, nel Medioevo, la gente non se la passava poi così bene. Un’epoca buia, fautrice di ingiustizie, violenze e nefandezze. Ce lo racconta bene Ridley Scott nel suo The Last Duel, film presentato fuori concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 10 settembre e oggi nelle sale italiane.
Adattamento del romanzo storico L’ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale (The Last Duel: A True Story of Trial by Combat in Medieval France), scritto nel 2004 da Eric Jager, si ispira a fatti realmente accaduti. Nello specifico, narra dell’ultimo duello legittimato dalla legge francese nel 1386, il cosiddetto duello di Dio, tra il cavaliere Jean de Carrouges e lo scudiero Jacques Le Gris. Un duello di Dio – anche detto giudiziario o ordalico – era una pratica comunemente diffusa nell’Europa medievale, che prevedeva la risoluzione di una contesa giudiziaria attraverso il combattimento fino all’ultimo sangue. A determinare l’esito, secondo le credenze dell’epoca, era unicamente il volere divino, che avrebbe quindi premiato e tenuto in vita chi si trovava nel giusto.
Veniamo catapultati, dunque, nella Francia del XIV secolo. Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono amici da tempo ma i loro rapporti si incrinano dopo che quest’ultimo diviene il favorito del conte Pierre d’Alençon. Quando poi Marguerite de Thibouville, la bellissima moglie di Jean, confessa di aver subito uno stupro da parte di Le Gris, il marito decide di sfidarlo, intenzionato a ottenere giustizia.
Una pellicola con nomi altisonanti: abbiamo Matt Damon nei panni di Jean de Carrouges e Adam Driver in quelli di Jacques Le Gris (ormai in ascesa libera, specialmente l’anno scorso con la nomination agli Oscar come miglior attore per Storia di un matrimonio). Marguerite è la splendida Jodie Comer, vista recentemente in film come Free Guy – Eroe per gioco o Star Wars: L’ascesa di Skywalker e nella serie tv Killing Eve. Menzione onorevole per Ben Affleck nel ruolo dell’altezzoso conte Pierre d’Alençon, personaggio secondario che, però, sa farsi ricordare. Ma The Last Duel vede anche il ritorno alla sceneggiatura della coppia Affleck-Damon, altresì produttori esecutivi, a vent’anni dal trionfo di Will Hunting – Genio ribelle (Good Will Hunting) per cui l’enorme sinergia tra i due fece loro ottenere l’Oscar.
Scott porta sullo schermo una tematica difficile da trattare, specie di questi tempi: lo stupro. E, soprattutto, considerata la contestualizzazione storica, all’interno di una società fortemente patriarcale e misogina, dove la donna era vista al pari di un bene materiale, utile solo a sfornare eredi, maschi ovviamente. La sceneggiatura diventa la chiave di tutto poiché il film si snoda in tre punti di vista differenti delle stesse vicende, quello di Jean, di Jacques e di Marguerite, di cui si colgono piccoli cambiamenti a seconda della percezione del personaggio. Un interessante gioco psicologico ma, soprattutto, una riflessione sul concetto sfuggente e ingannevole di verità.
De Carrouge fa quindi intentare un processo contro Le Gris, presentandosi alla corte di re Carlo VI (interpretato da Alex Lawther, che in molti ricorderanno per l’episodio Zitto e balla di Black Mirror o per la serie The End of the F***ing World). Pare che, a quei tempi, la vicenda abbia fatto molto discutere, anche perché, se gli stupri erano praticamente all’ordine del giorno, era invece raro che una donna denunciasse. Il punto di vista di Marguerite è magistralmente messo in scena dalla terza sceneggiatrice, Nicole Holofcener, la quale pone l’accento sulla surreale condizione femminile del tempo. Una donna non aveva alcuna rappresentanza legale e il danno era alla proprietà e all’onore del suo tutore, in questo caso il marito. Inoltre, se smentita, andava incontro a una morte lenta e dolorosa, condannata al rogo.
Ispirandosi a una storia vera, il tutto è costruito attraverso le testimonianze, le usanze, gli atti di tribunale e le informazioni sulle loro vite e, per quanto le fonti possano essere attendibili, ciò che salta maggiormente all’occhio è la raccapricciante eco al nostro tempo. Ad esempio, durante il processo, dove sotto accusa si ritrova la vittima che, in passato, aveva osato definire il suo violentatore un uomo attraente. Forse lo voleva, forse le era piaciuto. Forse quei “no” volevano in realtà dire “sì” ma, si sa, una donna deve fare un po’ la preziosa. Quella è la Francia medievale, dove ossessione per il potere, istinti e onore rendono impossibile vedere altro, tanto che la propria causa, il proprio punto di vista risultano essere necessariamente nel giusto. Emblematica la frase di De Carrouge, il quale non si sente gratificato dalla moglie e le dice: «Dovresti ringraziarmi perché sto rischiando la mia vita per te!». Ma lei gli risponde: «No, tu stai rischiando la mia vita per il tuo onore».
E così, sotto il loro 1386 traspare il nostro 2021, in cui le donne, in certi paesi, sono ancora proprietà dei mariti, in cui la conduttrice di Forum, Barbara Palombelli, si domanda, a proposito dei numerosi femminicidi, se tutte queste donne uccise non avessero in qualche modo esasperato il compagno fino a compiere il folle gesto. Ci si rende conto, purtroppo, che il Medioevo non è poi così lontano come può sembrare.
L’unione tra film storico e tematiche attuali risulta vincente e The Last Duel calibra perfettamente la psicologia dei personaggi con l’azione. Merito della maestosa regia di un maestro, lo spettatore resta del tutto incollato allo schermo, sudando freddo in scene al cardiopalma come quelle del combattimento finale. Le atmosfere gelide e accurate, congiuntamente all’epicità della colonna sonora, rendono il film uno dei migliori prodotti più recenti di Ridley Scott.
Considerata la portata della pellicola, la scrittura, le interpretazioni e l’eccelso comparto tecnico, stupisce e al tempo stesso addolora che The Last Duel abbia, per il momento, incassato nel mondo soltanto dieci milioni di dollari circa, in rapporto a un budget di oltre cento milioni. Si spera che le cose possano cambiare, anche in vista degli Oscar 2022, e che lo stesso non accada con il prossimo film di Scott, House of Gucci – tra l’altro, sempre con Adam Driver –, la cui uscita è prevista per dicembre.
C’è chi sostiene che Scott abbia voluto fare un film femminista (come se ci fosse qualcosa di negativo). E, allora, se a conti fatti, il problema maggiore per alcuni è questo, il Medioevo non è soltanto vicino: è purtroppo ancora dentro di noi.