La più che comprensibile protesta che in questi giorni si sta espandendo in alcune città italiane da parte di giovani studenti universitari fuorisede, con l’installazione di tende da campeggio in prossimità di alcuni atenei per protestare contro i costi esagerati degli affitti di camere e posti letto, ha agitato il mondo politico che sembra aver scoperto l’acqua calda e, quindi, via alle passerelle, alle strette di mano e alle pacche sulle spalle. Via anche l’immediata risposta del Governo con la messa a disposizione di risorse che, al momento, non risulta chiaro come saranno impiegate.
Un tema, quello dei costi esorbitanti a scapito degli studenti fuorisede, che non riguarda soltanto questa categoria ma intere famiglie che non riescono più a sostenere il caro-affitti che incide oltre il 70% di uno stipendio medio. Un problema non di oggi ma divenuto ormai insostenibile per una politica della casa da decenni inesistente e a cui le più basse retribuzioni d’Europa hanno contribuito.
Un problema tra i più spinosi del momento e di cui la politica non parla, come del resto di tutta la situazione giovanile che da troppi anni vede abbandonare questo Paese non più solo ricercatori ma camerieri, cuochi, operai, qualsiasi mestiere a fronte di una paga equa. Quelle tende, ancora poche in verità, sono parte di una questione complessa, un campanello di allarme che potrebbe presagire qualcosa di molto più ampio: non più tende dimostrative ma tende di pura necessità non solo temporanea.
Nella terra della Silicon Valley, delle start-up, dell’alta tecnologia, nella terra del cinema, proprio come in un film dell’orrore, la California del sogno americano conta un quarto della popolazione che non ha una casa, chilometri di tende che ospitano circa centosessantamila senzatetto, i più fortunati (circa quindicimila) vivono in macchina, qualche università ha messo a disposizione i propri parcheggi e i bagni per gli studenti che vivono in auto. La sola Los Angeles conta circa sessantamila alloggiati in lunghe tendopoli per le strade della città, situazione aggravatasi con la pandemia non solo in California ma anche in altri stati americani dove gli affitti hanno raggiunto costi impossibili.
Non sono soltanto vagabondi, alcolizzati, tossicodipendenti o persone con problemi di salute mentale, ma anche famiglie composte da impiegati, lavoratori con una retribuzione non sufficiente a garantire neppure un tetto. Un vero e proprio disastro umanitario che rischia di espandersi a macchia d’olio negli USA come altrove. E quanto sta accadendo in questi giorni in Italia a opera di gruppi di universitari deve imporre a chi ha la responsabilità della guida del Paese una seria riflessione in tempi brevi perché non è sufficiente e risolutivo perseverare nella politica degli aiuti e dei bonus a pioggia. Occorrono riforme strutturali che prevedano piani a breve, a media e a lunga scadenza, la progressiva diminuzione del valore d’acquisto, stipendi e pensioni fermi da decenni salvo irrisori aumenti che non risolvono la sostanza del problema.
L’invecchiamento della popolazione italiana, le nascite ridotte a meno di un quarto rispetto agli anni Sessanta che registravano circa un milione di nati all’anno sono temi che non necessitano di vuote enunciazioni e belle parole di speranza in convegni triti e ritriti. Occorrono fatti, occorre un piano speciale per la casa e per il lavoro, occorre dare prospettive concrete ai giovani la cui formazione universitaria non risulta più un investimento per il sistema Paese: dei circa 120mila laureati che negli ultimi dieci anni sono andati all’estero, circa 80mila hanno definitivamente lasciato l’Italia.
Tende partite da Milano poi a Roma, Padova, Firenze, Bologna, Napoli e altre città dello Stivale, davanti al Ministero dell’Università contro gli affitti folli e le speculazioni, proteste che denunciano un malessere non solo per il caro-affitti ma contro uno stato di abbandono di una generazione esclusa dalle agende di governo seppur presente nella denominazione di un ministero del quale in passato l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata la responsabile e che, salvo errore, non ha prodotto risultati esaltanti né rivoluzionari che abbiano lasciato tracce particolari.
Far finta di niente o ritenere che sia opera di sprovveduti studenti di provincia potrebbe essere un errore grave. Né la soluzione si pensi di trovarla in sgombri a suon di randellate o mancette provvisorie: le tende potrebbero moltiplicarsi e costituire purtroppo delle tendopoli non solo per studenti ma per quanti indebitati fino al collo non sapranno più come sbarcare il lunario.
Quello al tanto vituperato reddito di cittadinanza o come lo si voglia oggi definire è stato soltanto il primo attacco della persecuzione alla parte più debole del Paese, che però non conviene stuzzicare all’infinito, seppur in questi giorni Governo e informazione hanno steso tappeti rossi e promesso guerra fino alla vittoria a chi pretende una pace a uso e consumo proprio. Sempre pronti, insomma, a ogni forma di guerra.
