• L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

Stolpersteine, un sampietrino d’ottone per inciampare nella storia

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
4 Giugno 2021
in Lapis
Tempo di lettura: 3 minuti
Share on FacebookShare on TwitterInvia su WhatsApp

Nelle grandi città come Berlino, le persone – che siano semplici turisti o distratti abitanti del posto – tendono, per lo più, a passeggiare con la testa rivolta verso l’alto. Sarà per via della maestosità del luogo, dell’imponenza dei monumenti, dello slancio dei nuovi palazzi costruiti dopo la fine della guerra, delle insegne luminose dei negozi in Friedrichstraße, che gli occhi quasi non guardano mai a terra. La Porta di Brandeburgo o la cupola del Duomo, fino alla Torre della televisione di Alexanderplatz con i suoi 368 metri d’altezza, ogni sito d’interesse storico, culturale, turistico, cattura lo sguardo dei passanti verso una limpida porzione di cielo. È così che Berlino, attraverso questo fascinoso trucco, distrae il forestiero, quel tanto che basta, dalla sua storia ingombrante, cruda, una storia scritta nei luoghi dove lascia il silenzio libero di regnare, forse per rispetto, forse per accogliere i pensieri dei tanti che ancora si interrogano e non trovano risposte. Il passato, però, si inscrive nella pietra, nelle Stolpersteine, lì dove l’uomo cammina, calpesta la strada, attorno alla vita che gli si sviluppa di fianco, interpellando il tatto oltre che la vista.

Nacque sfruttando questo stesso intento, catturandone la stessa forza emotiva, l’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, la Stolpersteine, meglio conosciuta come Pietra d’inciampo. L’iniziativa, partita in Germania, a Colonia nel 1955, non è, tuttavia, una prerogativa esclusivamente tedesca. Negli anni, infatti, andò diffondendosi in decine di paesi in tutta Europa, Italia compresa (la Stolpersteine numero 50.000 fu sistemata a Torino). A oggi, sono oltre 56.000.

Può interessartianche...

Mimmo Jodice, il fotografo che rende visibile il tempo

Raptors in the garden: Canti di grazia di Achille Campanile e Vasca

Sebastião Salgado: la fotografia come atto di resistenza

L’intento di Demnig fu quello di impiantare nel tessuto urbanistico e sociale delle principali città europee una prova tangibile di ciò che era la vita dei deportati nei campi di sterminio nazisti, un oggetto per custodirne e salvaguardarne la memoria, attraverso l’installazione delle ormai celebri pietre in ottone tra la regolare pavimentazione delle strade cittadine.

Su ogni Stolpersteine, posta davanti alla porta dell’abitazione in cui visse la vittima della follia nazista, o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, Deming incise – e ancora incide – il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se, almeno quest’ultima, sopravvissuta all’oblio dei lager. Attraverso tali discreti mattoncini, l’artista nativo proprio della capitale tedesca, restituì identità a tutti quelli che Hitler condannò a essere soltanto  un numero.

Le ormai celebri pietre di Demnig sono reperibili in oltre settecento città, paesi e borghi dell’intera Germania. Eppure, è a Berlino che il loro fascino attira il turista e accarezza l’emotività di chi, invece, quotidianamente calca quei marciapiedi che le custodiscono. Il quartiere ebraico, lo Scheunenviertel, è ricco di testimonianze di quelle vite strappate alla quotidianità, trascinate via verso un destino tragico, con la morte come quasi certa conseguenza. In un largo tratto di Grosse Hamburgerstrasse la guerra ha lasciato cicatrici profonde, ancora tutte ben visibili, dalle tracce di proiettili che ancora squarciano facciate dei palazzi, alla Missing House – civico 16 – un edificio bombardato durante la guerra, mai più ricostruito e trasformato in un monumento anch’esso dedicato alla memoria di chi lo abitava.

Nelle Stolpersteine, “inciampa” lo sguardo, si imbatte, casualmente, il pensare delle persone, si ferma a riflettere, sbanda prima di ritrovare un regolare equilibrio. Un’invenzione, quella di Demnig, che discreta cattura il lato emotivo di chi oggi passeggia libero in uno dei quartieri più interessanti e alla moda della capitale. Un espediente che tiene accesa la memoria e stimola il senso d’angoscia.

*contenuto pubblicato per “Il Mitte – Quotidiano di Berlino per italofoni” ad opera dello stesso autore. (13 aprile 2017)

Prec.

Blue Whale: fenomeno dubbio ma plausibile

Succ.

“The New Mestiza”: l’eterogeneità in un concetto

Alessandro Campaiola

Alessandro Campaiola

Articoli Correlati

mimmo-jodice-fotografo-tempo
Camera Chiara

Mimmo Jodice, il fotografo che rende visibile il tempo

29 Ottobre 2025

La fotografia di Mimmo Jodice ha spesso come protagonista il tempo, un tempo sospeso che va oltre il momento. Il fotografo partenopeo, che si è spento lo scorso 28 ottobre all’età di 91 anni, ha iniziato a sperimentare quest’arte...

Raptors in the garden Achille Campanile e Vasca
Lapis

Raptors in the garden: Canti di grazia di Achille Campanile e Vasca

30 Luglio 2025

Siamo in un periodo in cui la musica tiene conto delle logiche aziendali come se fosse una qualsiasi industria e non in quanto forma d’arte. Il talento pare essere misurato solo e sempre in numeri, in dimensioni, in proporzioni....

Sebastião-Salgado-fotografia
Camera Chiara

Sebastião Salgado: la fotografia come atto di resistenza

3 Giugno 2025

Sebastião Salgado, nato ad Aimorés, Brasile, l’8 febbraio del 1944, è stato un fotoreporter che ha fatto della documentazione sociale una forma di poesia visiva e della bellezza un atto politico. Figlio unico di un allevatore di bovini, studiò...

luk
Interviste

LUK e la musica: qualcosa per cui vale la pena vivere

28 Aprile 2025

Enzo Colursi è un cantautore napoletano classe 1991. Con la band Isole Minori Settime arriva in finale al Premio De André nel 2015. Nel 2017, dopo quattro anni di intensa attività live, il gruppo si scioglie e prende vita...

Succ.

“The New Mestiza”: l’eterogeneità in un concetto

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I più letti del mese

  • the brutalist

    “The Brutalist”, ovvero cronaca di un film inutile

    811 shares
    Share 324 Tweet 203
  • Porno Napoli (o Napoli Porno, vedete un po’ voi)

    1490 shares
    Share 596 Tweet 373
  • Storia eretica del sangue mestruale

    1089 shares
    Share 436 Tweet 272
  • Esorcisti e psichiatri: demoni o psicosi?

    931 shares
    Share 372 Tweet 233
  • “Passe, ficusecche ‘e tavutiello”: storia e tradizioni della festa di Ognissanti

    343 shares
    Share 137 Tweet 86
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy policy

Direttore: Alessandro Campaiola

Registrazione al Tribunale di Napoli – Autorizzazione n. 35 del 15/09/2017

Le foto presenti in MarDeiSargassi.it sono reperite su internet, pertanto considerate di pubblico dominio.
Qualora il proprietario di una o più di queste dovesse ritenere illecito il suddetto utilizzo, non esiti a contattare la redazione affinché possano essere rimosse

Iscriviti alla nostra newsletter.

© Copyright 2024 Mar Dei Sargassi | All Right Reserved
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie