La mostra di Steve McCurry è senza confini. Uno sfondo bianco, scale bianche. Non c’è movimento, non si scende e non si sale. Le scale indicano la via da percorrere, sono lancette di tempo che incorniciano frammenti di vita.
Il fotografo crea mondi di colore attraverso immagini intense che colpiscono e rapiscono al primo sguardo. Un viaggio di emozioni dalle mete più incredibili: Afghanistan, India, Medio Oriente, Sud-est asiatico, Africa, Cuba, Stati Uniti e Italia.
Un occhio fotografico dove la presenza umana è sempre protagonista, anche soltanto evocata. Una mostra “senza confini” che dal 28 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017 è ospitata dal PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, che ha sede nel palazzo settecentesco Roccella, dal 2005 un centro di cultura dinamico che offre servizi di ogni genere: esposizioni, consultazioni, strumenti di studio e di incontro di opere e protagonisti del mondo dell’arte contemporanea. Il progetto espositivo è curato da Biba Giacchetti e l’allestimento da Peter Bottazzi.
La mostra di McCurry non manifesta soltanto la valenza artistica delle fotografie, e le storie raccontate dai suoi scatti lasciano un segno profondo. Una vera e propria narrazione del mondo contemporaneo, una finestra aperta verso la sofferenza e la violenza che ogni guerra comporta. Ma anche le radicali differenze culturali ed etniche che però, attraverso gli sguardi e i gesti, non fanno altro che confermare quanto gli uomini siano uguali.
Il percorso di visita isola i primi e unici scatti rigorosamente in bianco e nero, che raccontano la guerra in maniera diretta, trascinando il visitatore in un universo parallelo, lontano dal resto delle sale che appaiono invece un trionfo di colori.
Grazie all’audioguida la voce narrante dello stesso Steve McCurry accompagna la rassegna descrivendo i suoi scatti attraverso curiosità tecniche, ma anche semplici e sincere osservazioni che hanno portato alla realizzazione di quelle immagini.
Il fotografo americano, attualmente una delle voci più autorevoli nel suo campo, ha un’eccezionale maestria nell’utilizzare i colori, una forte empatia e una grande abilità nel far emergere l’umanità dei suoi scatti, tale da rendere ogni riproduzione davvero indimenticabile.
All’esposizione sono presenti immagini famose, come la ragazza immortalata nel campo profughi pakistano di Peshawar — ormai icona assoluta della fotografia mondiale — così come altri scatti più recenti, meno conosciuti e non ancora pubblicati.
Si tratta di una vera e propria esaltazione dell’aspetto umano che attira completamente l’attenzione, richiamando mente e cuore. Una trasmissione di emozioni, che soltanto gli occhi, in procinto di parlare e dare voce ai propri pensieri, possono urlare con tanta forza in un silenzio denso.
Perché ogni luogo ha una storia da raccontare e le persone sono l’inchiostro che rende reali quei momenti. “Perché” come ammette lo stesso McCurry “già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”.