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Premio Strega: tra gioiose conferme e mancate sorprese

Ieri, giovedì 31 marzo, alla Camera di Commercio di Roma, è stata resa nota la tanto attesa dozzina dei titoli candidati alla 76esima edizione del Premio Strega. Dopo una lunga e attenta valutazione di tutte le proposte degli Amici della Domenica – quest’anno decisamente più numerose rispetto ai precedenti – il Comitato direttivo ha annunciato la lista dei dodici libri finalisti, portandoci finalmente nel vivo della competizione.

Anche stavolta, i testi presentati sono stati sviluppati durante il periodo di isolamento pandemico, condizione che ha segnato la scrittura nelle forme e nei contenuti. Nella narrazione, infatti, prevalgono toni intimi, autobiografici e biografici degli autori, che manifestano la voglia di dare sfogo alla propria sfera personale e alle proprie riflessioni. Ancora una volta lo spazio predominante è il privato, la casa, e gli altri pochi che compaiono sono chiusi, claustrofobici, come ospedali, scuole, strutture istituzionali di vario genere.

Tra i personaggi protagonisti dei racconti prevalgono figure maschili in crisi, anaffettive e violente, ingombranti. Uomini abbandonati dalle mogli, incapaci di stabilire relazioni con i figli; più o meno adulti, sedotti dalla violenza, nudi di fronte alla propria frivolezza e al proprio fallimento. A questi, si contrappongono invece figure femminili non convenzionali, estranee agli stereotipi di genere, madri single o non madri per desiderio di indipendenza, che fanno i conti con professioni cui loro prima era stato vietato l’accesso. Donne intelligenti, pungenti, testimonianza – come sostenuto dalla presidente Melania Mazzucco – di una svolta, un progresso, da augurarsi irreversibile, nella nostra società e in letteratura.

Solitamente, i libri scelti sono quelli che meglio rappresentano la narrativa italiana contemporanea e il momento storico preciso in corso. Sono molte infatti le storie in cui i protagonisti espatriano, scappano da una situazione difficile e improvvisa, mostrando l’esodo di una generazione frantumata e persa. Dal cuore dell’Europa giungono nuove voci, di uomini illustri e uomini comuni, assai preziose per sigillare le memorie di questo tempo. Anche i sentimenti sono fragili, l’amore è quasi assente o postumo, l’eros estremizzato. Un tema ricorrente è quello della guerra, del conflitto, che gli autori hanno deciso con responsabilità di raccontare, al fine di celebrare la letteratura come strumento di connessione e umanità, costruzione e testimonianza.

Ma eccoli i finalisti:

Alessandra CaratiE poi saremo salvi (Mondadori), presentato da Andrea Vitali;

Alessandro BertanteMordi e fuggi (Baldini+Castoldi), presentato da Luca Doninelli;

Claudio PiersantiQuel maledetto Vronskij (Rizzoli), presentato da Renata Colorni;

Daniela RanieriStradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie), presentato da Loredana Lipperini;

Davide OrecchioStoria aperta (Bompiani), presentato da Martina Testa;

Fabio BacàNova (Adelphi), presentato da Diego De Silva;

Jana KaršaiováDivorzio di velluto (Feltrinelli), presentato da Gad Lerner;

Marco AmerighiRandagi (Bollati Boringhieri), presentato da Silvia Ballestra;

Marino MaglianiIl cannocchiale del tenente Dumont (L’Orma), presentato da Giuseppe Conte;

Mario DesiatiSpatriati (Einaudi), presentato da Alessandro Piperno;

Veronica GallettaNina sull’argine, (minimum fax) presentato da Gianluca Lioni;

Veronica RaimoNiente di vero (Einaudi), presentato da Domenico Procacci.

Anche in questa edizione, l’annuncio della dozzina ha diviso molto, sollevando opinioni sia positive che negative sui criteri di selezione dei titoli. Alcune proposte erano abbastanza prevedibili e condivise, come quelle di Storia Aperta (Bompiani) di Davide Orecchio, autore distinto e favorito da molti al concorso; Gli Spatriati di Mario Desiati (Einaudi), storia di personaggi irregolari senza frontiere né confini; Divorzio di Velluto di Jana Karšaiová (Feltrinelli), primo romanzo dell’autrice, storia di strappi e separazioni causati da un conflitto che rievoca qualcosa di infelicemente attuale; infine, Nova di Fabio Bacà (Adelphi), che già aveva dimostrato ai tempi del suo esordio con Benevolenza cosmica una particolare maturità e acutezza nello scrivere.

Altri titoli sono stati delle piacevoli sorprese, come Nina sull’argine di Veronica Galletta (minimum fax) e Randagi di Marco Amerighi (Bollati Boringhieri), romanzi che non vogliono presentare eroi, né morali, ma mostrano personaggi concreti alle prese con le mancate promesse e aspettative di felicità e successo, le crudità, le incertezze della vita, i fantasmi del passato e la paura del futuro.

L’assenza di alcune opere, infine, ha lasciato l’amaro in bocca. In particolare ha suscitato stupore non vedere in lista Lingua Madre di Maddalena Fingerle (Italo Svevo edizioni), La verità su tutto di Vanni Santoni (Mondadori) e Giorni Felici di Zuzu (CoconinoPress): tre testi atipici, originali per i caratteri formali e per i contenuti, estremamente vicini e attuali. Il dispiacere è giustificato soprattutto dal fatto che questi libri, forse in maniera più pronunciata rispetto a tutti gli altri possibili candidati, danno realmente voce ai figli della generazione di questi ultimi anni, spesso dimenticati, ma che sono i veri protagonisti e le vittime dei problemi causati dal continuo e repentino cambiamento della società contemporanea.

Del resto, si sa: il Premio Strega è un concorso letterario, ma presenta anche un lato più strettamente legato alle dinamiche di mercato dell’industria editoriale. Forse, nonostante una certa volontà di rispecchiare nell’editoria italiana un’immagine quanto più fedele allo specchio della realtà odierna, lo Strega è ancora troppo legato a standard di categorizzazione volti a promuovere forme e contenuti radicati a un’idea di narrativa di spessore passata, che non sempre intercetta i cambiamenti del tempo. Non è un caso che taluni criteri di selezione sembrino ripetersi e alle volte risultino intuibili già prima che le proposte degli Amici della Domenica vengano annunciate.

Sarà o non sarà dunque il caso di dire che vinca il migliore?

Contributo a cura di Martina Rizzo

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