• L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

Pensare distopicamente: Ágnes Heller, George Orwell e Black Mirror

Rosa Maria Gloria Basanisi di Rosa Maria Gloria Basanisi
9 Novembre 2021
in Lapis
Tempo di lettura: 3 minuti
Share on FacebookShare on TwitterInvia su WhatsApp

Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere.

Non credo sia difficile comprendere chi sia l’autore di queste parole. George Orwell, difatti, con la sua celebre opera 1984 non ha creato semplicemente una narrazione, ma un intero universo di senso, un linguaggio proprio e facilmente identificabile. Un exemplum di matrice distopica destinato a superare la propria generazione e a scolpire il volto delle storia letteraria degli ultimi decenni. Certo, basterebbe un minimo d’attenzione in più per realizzare che questo genere non nasce con il Big Brother. Come dimenticare, ad esempio, i Lillipuziani di Jonathan Swift e le angoscianti macchine di Fritz Lang? Quello che, invece, realmente nasce con il Grande Fratello non è la distopia, bensì il pensiero distopico, ossia quell’orientamento dell’immaginazione umana che trova negli scenari catastrofici, più che nelle lucenti utopie, il proprio terreno di riferimento.

Può interessartianche...

Mimmo Jodice, il fotografo che rende visibile il tempo

Raptors in the garden: Canti di grazia di Achille Campanile e Vasca

Sebastião Salgado: la fotografia come atto di resistenza

Sul perché negli ultimi anni ci sia stata un’esplosione della produzione distopica e, contemporaneamente, un lento declino del pensiero utopico si è interrogata la filosofa ungherese Ágnes Heller, la quale, durante la presentazione del suo ultimo libro Il vento e il vortice. Utopie, distopie, storia e limiti dell’immaginazione, scritto in collaborazione con Riccardo Mazzeo, ha avuto modo di approfondire la propria posizione riguardo alla suddetta questione.

L’evento, svoltosi presso l’Università degli Studi della Basilicata, e organizzato dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli, ha dato modo alla platea di interrogarsi essenzialmente sul rapporto che intercorre tra la fine delle grandi narrazioni e delle grandi ideologie, protagoniste dello scorso secolo, e la smania per il racconto distopico. La stessa autrice ha ammesso, durante la sua orazione, che l’origine del suo pensiero può essere rintracciata all’interno del suo vissuto personale e della sua autobiografia. Essere stata una spettatrice dell’Olocausto e delle persecuzioni del regime socialista ungherese, vivendo in prima persona il crollo delle grandi speranze legate alle utopie di stampo politico e la concretizzazione delle svolte totalitaristiche, non ha potuto che forgiare e condizionare inesorabilmente il suo modo di guardare alla storia e alla politica.

Secondo Ágnes Heller, infatti, l’intervento della distopia si pone comunque in un’ottica socialmente utile, dal momento che la sua narrazione funge da monito per il presente, mostrando le possibili conseguenze delle nostre azioni odierne. Questa tipologia di “prevenzione” appare estremamente più congeniale e più affine alla nostra generazione rispetto alla proposta di nuove “società ideali” che scontano proprio il peso di un passato fallimentare. A sostegno di questa tesi, potremmo, infatti, riportare l’incredibile successo di alcune serie tv, come la celebre Black Mirror, nota per la sua carismatica creazione di possibili scenari futuri in cui le tecnologie – e il loro impiego invasivo – hanno trasformato la società, la concezione dell’uomo, della sua dignità e, soprattutto, il controllo che egli ha sulla propria vita.

Se la distopia, quindi, si propone come interlocutore privilegiato per metterci in guardia rispetto ai possibili sviluppi negativi della nostra civiltà, in che modo è possibile preservare un discorso costruttivo che veda nell’immaginazione lo strumento adatto non solo a intimorire, ma anche a proporre soluzioni alternative e a progettare nuovi mondi e nuove possibilità?

Sicuramente il mito della società perfetta è crollato, così come la fede nel progresso e nella presunta santità della tecnologia. Di certo, se l’uomo ha iniziato a sentirsi più in sintonia con gli episodi della serie britannica di Charlie Brooker è perché ha compreso che, nella storia, il perseguimento di determinate utopie ha fatto sì che queste rivelassero inesorabilmente il proprio lato distopico e, nella riproposizione fittizia di quest’ultimo, ha percepito un maggiore senso di credibilità. Tutto ciò non esclude, però, che si possa continuare a lavorare affinché i nostri immaginari divengano continui laboratori di umanità e liberazione per tutti gli uomini. Nel momento in cui la distopia ci avverte, abbiamo dinanzi a noi due scelte: quella di rimanere passivi in uno stato letargico o quella di cogliere il suggerimento e iniziare a modificare il nostro vissuto, immaginando nuove soluzioni.

Parafrasando il noto filosofo Daniel Dennett, potremmo dire che è essenziale non scambiare mai una carenza dell’immaginazione per una necessità.

Prec.

“La quinta giornata di Napoli”: uno spettacolo tra musica e cultura

Succ.

Guido Catalano: dell’amore e all’amore, tra poesie e conversazioni

Rosa Maria Gloria Basanisi

Rosa Maria Gloria Basanisi

Articoli Correlati

mimmo-jodice-fotografo-tempo
Camera Chiara

Mimmo Jodice, il fotografo che rende visibile il tempo

29 Ottobre 2025

La fotografia di Mimmo Jodice ha spesso come protagonista il tempo, un tempo sospeso che va oltre il momento. Il fotografo partenopeo, che si è spento lo scorso 28 ottobre all’età di 91 anni, ha iniziato a sperimentare quest’arte...

Raptors in the garden Achille Campanile e Vasca
Lapis

Raptors in the garden: Canti di grazia di Achille Campanile e Vasca

30 Luglio 2025

Siamo in un periodo in cui la musica tiene conto delle logiche aziendali come se fosse una qualsiasi industria e non in quanto forma d’arte. Il talento pare essere misurato solo e sempre in numeri, in dimensioni, in proporzioni....

Sebastião-Salgado-fotografia
Camera Chiara

Sebastião Salgado: la fotografia come atto di resistenza

3 Giugno 2025

Sebastião Salgado, nato ad Aimorés, Brasile, l’8 febbraio del 1944, è stato un fotoreporter che ha fatto della documentazione sociale una forma di poesia visiva e della bellezza un atto politico. Figlio unico di un allevatore di bovini, studiò...

luk
Interviste

LUK e la musica: qualcosa per cui vale la pena vivere

28 Aprile 2025

Enzo Colursi è un cantautore napoletano classe 1991. Con la band Isole Minori Settime arriva in finale al Premio De André nel 2015. Nel 2017, dopo quattro anni di intensa attività live, il gruppo si scioglie e prende vita...

Succ.

Guido Catalano: dell’amore e all’amore, tra poesie e conversazioni

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I più letti del mese

  • the brutalist

    “The Brutalist”, ovvero cronaca di un film inutile

    811 shares
    Share 324 Tweet 203
  • Porno Napoli (o Napoli Porno, vedete un po’ voi)

    1490 shares
    Share 596 Tweet 373
  • Storia eretica del sangue mestruale

    1089 shares
    Share 436 Tweet 272
  • Esorcisti e psichiatri: demoni o psicosi?

    931 shares
    Share 372 Tweet 233
  • “Passe, ficusecche ‘e tavutiello”: storia e tradizioni della festa di Ognissanti

    343 shares
    Share 137 Tweet 86
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy policy

Direttore: Alessandro Campaiola

Registrazione al Tribunale di Napoli – Autorizzazione n. 35 del 15/09/2017

Le foto presenti in MarDeiSargassi.it sono reperite su internet, pertanto considerate di pubblico dominio.
Qualora il proprietario di una o più di queste dovesse ritenere illecito il suddetto utilizzo, non esiti a contattare la redazione affinché possano essere rimosse

Iscriviti alla nostra newsletter.

© Copyright 2024 Mar Dei Sargassi | All Right Reserved
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie