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Lecce nostra: capitale della speranza

Luna ca’ uàrdi, ìentu ca’ sienti

erba te campu stelle lucenti

rose te màggiu ca’ frische ‘ndurati

comu li àsi ca iddha m’à dati

‘nc’ete nnu core pacciu t’amore.

 

Lecce gentile e beddha ògghiu cu cantu

quiddhu ca me sta sentu intr’a lu core

nnu paradisu ‘nterra si’ pe’ mie

tuttu me pare beddhu a’nturnu a tìe

cantu nna beddha strìa ca’ passa e tice:

“Rusciuli russi, ci òle rusciuli”

oh Lecce t’amu tantu e su’ felice.

Con questi versi di Lecce mia il noto tenore Tito Schipa cantava la sua casa, la sua patria: la città salentina, un vero paradiso dove, attraverso le tre storiche porte – Porta Napoli, Porta San Biagio e la bellissima Porta Rudiae – ci si immerge in un centro storico connotato di un inestimabile valore. Detta la Firenze del Sud – anche se ovviamente rispetto al capoluogo toscano presenta delle peculiarità che la rendono unica – essa è, senza ombra di dubbio, tra le realtà urbane più interessanti dello Stivale.

Durante il periodo del Regno di Napoli, infatti, Lecce ha conosciuto uno straordinario sviluppo architettonico, che ancora oggi la contraddistingue e la caratterizza. Del resto, camminando tra le sue vie, pregne di palazzi signorili, chiese e monumenti, non si può non notare quello che, per l’appunto, viene definito Barocco leccese. La ricchezza ornamentale e la raffinatezza scultorea di questo stile è stata resa possibile grazie all’utilizzo della pietra del posto – la pietra leccese – la quale, per la sua duttilità, pare si sia prestata particolarmente bene ai lavori dei maestri scalpellini, anche a quelli più dettagliati e complicati.

Passando ad analizzare i luoghi più significativi, innanzitutto da segnalare è Piazza Duomo. Con la sua prorompente eleganza, infatti, essa si apre all’improvviso lungo una delle vie principali, togliendo letteralmente il fiato e offrendo la vista sulla maestosità del Duomo e del campanile, alto ben cinque piani. Lo spazio in questione, poi, è sovrastato anche dal Palazzo Vescovile e dal Palazzo del Seminario, altrettanto degni di nota.

Altra piazza da citare è poi, sicuramente, quella di Sant’Oronzo, la principale. Quest’ultima è capace di condensare in sé diversi periodi storici, dato che, oltre al Palazzo del Seggio di epoca rinascimentale e alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie – con all’interno meravigliosi affreschi – vi si trova pure l’anfiteatro romano, venuto parzialmente fuori nei primi del Novecento, e la colonna con alla sommità la statua in bronzo del santo patrono, costruita nel Seicento inglobando, però, parte delle colonne romane.

Proseguendo, assolutamente da visitare sono anche il Castello di Carlo V e, soprattutto, tra le tantissime chiese, la Basilica di Santa Croce, con la sua monumentale facciata, e il Palazzo dei Celestini, veri e propri capolavori del Cinquecento.

A pochissimi chilometri dalle spiagge più belle d’Italia e circondata da numerose altre cittadine piene di storia e cultura, si sviluppa dunque quella che è, a tutti gli effetti, la capitale del Salento. Un luogo magico, intenso, carico, che in un Paese fortemente in crisi dimostra, invece, la volontà di venirne fuori puntando su quelli che dovrebbero essere sempre i nostri cavalli di battaglia: l’arte e la bellezza. La Puglia tutta, come è noto, negli ultimi anni sta rivelando una certa capacità di crescere e investire, in controtendenza rispetto alle altre regioni, specie del Mezzogiorno.

Un bel giro in queste meravigliose terre del Sud può essere allora l’occasione per ritornare a vedere, nel mare delle brutture quotidiane, la speranza di una ripresa diffusa.

 

Lecce nostra: capitale della speranza
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