Mi piace leggere Milo Manara. Mi eccita persino. I fumetti spinti sono tra i miei preferiti e non mi crea alcun problema ammetterlo. Forse se fossi uomo quest’affermazione sarebbe meno irriverente? O se fossi una donna lesbica? E invece sono una che in adolescenza cercava giornaletti compromettenti (com’è naturale che sia per tutti gli adolescenti) e veniva punita per questo.
Per chi non lo sapesse, Maurilio Manara detto Milo è uno dei fumettisti più famosi al mondo, noto per il fascino spregiudicato delle sue donne di carta: penso a Miele, ispirata a Kim Basinger, a Claudia Cristiani, protagonista della serie di fumetti erotici Il Gioco, oppure a Jolanda e Lucrezia Borgia, tutte figure estremamente seducenti e libere di esserlo. Allora perché meraviglia quando una donna ammette di trovare eccitante un fumetto erotico?
Occupandomi di recensioni, spesso scelgo di leggere le nuove uscite di Feltrinelli Comics: i lavori di Manara in questi ultimi anni stanno subendo una spolverata, grazie a riedizioni illustrate, e quindi quando esce un nuovo volume io corro a prenotarlo. Puntualmente, mostrando il mio entusiasmo, insieme a commenti altrettanto calorosi e galvanizzati sia di donne che di uomini, arriva quello fuori luogo di chi ritiene che sia sconveniente per una donzella leggere certe cose.
Coloro a cui ne parlo sono, per la maggiore, persone progressiste e non hanno remore di sorta, ma mi domando come mai queste “certe cose” vadano bene per gli uomini ma non per le donne. L’associazione derivativa è presto fatta: se leggi fumetti erotici o pornografici e sei donna, allora sei anche un po’ porca. E dirò di più: non avrei problemi nemmeno con questo se il commento si limitasse a una questione fisica (ponendo per assurdo che le due cose coincidano in qualche multiverso), ma quando l’opinione (non richiesta, fra l’altro) sfocia nella pochezza intellettuale, nel “non puoi farlo perché no”, allora in quel caso sì, mi crea un fastidio.
Di fumetti di questo tipo potrei fare un elenco infinito: Manara sicuramente, forse il più famoso fumettista italiano di questo genere, Roberto Raviola, Julia di Giancarlo Berardi, alcune tavole di Dylan Dog (senza mai nudità esplicite, né per le sue donne né per lui), Valentina di Crepax, La folle del Sacro Cuore di Alejandro Jodorowsky, i classici dell’erotismo italiano come Maghella o vampiresse e licantrope di vario genere, Black Kiss di Howard Chaykin (siamo a livello di Frank Miller e Alan Moore qui), senza dimenticare poi gli hentai, produzioni di anime, manga e videogiochi a carattere esplicitamente pornografico.
Probabilmente lo sdegno ha a che fare con la poca consapevolezza di sé e la percezione dei ruoli di genere: laddove un uomo è figo se parla di sesso in modo esplicito o semplicemente fa girare nel suo gruppo di amici un fumetto di Manara, la donna che fa lo stesso, beh, lo sappiamo tutti, risulta una poco di buono. Perché? Inutile indignarsi, mi interessa capire le ragioni.
Oltre le solite giustificazioni di stampo classico derivate dal patriarcato, oltre la familiare e controllabile rappresentazione della donna come persona da mantenere “per bene”, la questione della jouissance femminile, ovvero del godimento femminile, sfugge perché meno immediata, meno matematica. E non parlo solo di piacere fisico, ma soprattutto di gioia intellettuale. Mi causa gioia leggere Manara. Mi piacciono le sue donne, non trovo che la sua sia una rappresentazione sessista e non vedo perché questa mia preferenza debba etichettarmi come una promiscua. Eppure succede.
La maggior parte dei commenti “pro” fa leva sul valore artistico del fumetto, sulla bellezza, sulla curiosità. Moltissime donne, amiche e conoscenti, fanno domande di peso o semplicemente si mostrano d’accordo con le mie considerazioni. Moltissimi uomini fanno lo stesso. I commenti “contro” invece sottolineano la mia presunta natura sporcacciona (lol!), senza mai però usare il termine in modo onesto (leggi “sei vivace” oppure “hai gli ormoni a palla” o ancora “bella mentalità che hai tu”). Devo dire la verità: la cosa mi diverte moltissimo. Certo, a volte qualche commento è davvero sgradevole, ma nel 90% dei casi si tratta di leggerezza quasi o per nulla dovuta a cattiveria. Allora torniamo alla domanda principale: perché? Perché un uomo (o una donna, lo ripeto, non si tratta di una questione sessista) ci tiene a farmi notare che leggere Manara o un hentai fa di me una ragazzaccia?
Ho provato a chiederlo senza tanti fronzoli e le risposte sono state molto diverse tra loro, ma con una nota comune: una persona sicura di sé in termini di preferenze sessuali toglie potere all’altro perché non ha bisogno di essere educata, accontentata o soddisfatta. Banalmente, detta in parole povere, può fare a meno di te, delegittima il tuo ruolo di pigmalione, di confessore, di macho, di amica del cuore, di elemento fondamentale per l’appagamento. Una donna che legge hentai avrà un occhio diverso sul proprio corpo e su quello del/della proprio/a partner? Sarà più propensa a esplorare in lungo e in largo l’argomento per conto suo?
Forse si trova qui il cortocircuito, perché da che mondo è mondo una donna che fa sesso e non si vergogna dei suoi desideri è una puttana. Ergo, una donna che legge fumetti erotici ama fare sesso, conosce se stessa e quindi è una puttana. E però, sorpresa!, leggere fumetti erotici non si associa automaticamente alla voglia di fare sesso. Una persona può leggere Manara perché ama farlo e basta e non ha alcuna voglia di spogliarsi per il suo o il tuo piacere. O potrebbe anche essere l’esatto contrario, ma non ha voglia di farlo con te o per te. Il rifiuto, il mettersi a distanza e dire “faccio questa cosa perché mi fa felice, che tu ci sia o meno” pare uno smacco nell’orgoglio, una puntura nella nostra convinzione di essere necessari. Ed è anche naturale, perché gli uomini sono animali sociali.
Forse è questo che non si perdona, esplicitare una preferenza senza paura. Se a me piace Manara e lo dico, vengo percepita in una maniera, se mi piace Manara e me lo tengo per me, in un’altra. Ma non c’è differenza. Resta il fatto che mi piace. Qualcuno allora potrebbe obiettare: perché farlo sapere? Se non vuoi essere presa per una poco di buono semplicemente leggi in silenzio. Ma allora dove starebbe il confronto? Perché la gente si prenderebbe la briga di scrivere libri, di disegnare, di dipingere, di fare un film?
A De Sade la scrittura dei suoi testi è costata il manicomio (semplifico, sorvolando sui suoi crimini). Per fortuna ci siamo allontanati da quei tempi, oggi una donna o un uomo può (quasi sempre) dire o scrivere quello che vuole senza finire in galera o in un istituto psichiatrico. E poi è una questione di empatia: molte persone mi dicono che Manara piace anche a loro, non importa come poi vengono definite. Empatia e anche provocazione: non sono una di quelle che se la prendono facilmente, mi interessa molto di più causare una reazione, uno sdegno, persino un’offesa se questa porta a un confronto sano. Poi, certo, ci sono casi in cui non si arriva da nessuna parte e allora io continuo a leggere Manara e loro continuano a pensare che sia una poco di buono. Me ne farò una ragione.