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La Cantadora: la donna che cantava la sua libertà

Redazione di Redazione
3 Luglio 2023
in Billy
Tempo di lettura: 3 minuti
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L’oblio è qualcosa voluto da chi non c’è più, oppure è sorretto da coloro che sono ancora in vita?

Ci sono storie del passato che tutti conosciamo, raccontiamo e ricordiamo nel tempo; altre invece, nonostante siano state importanti e significative, per qualche motivo vengono dimenticate. Per evitare che scompaiano, per salvarle, è necessario riscoprirle, rimetterle in discussione.

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La Cantadora (minimum fax, 2023) è la storia di una donna vissuta realmente a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Il suo vero nome era Candida Mara, ma era conosciuta e chiamata da tutti con l’appellativo di Cantadora poiché fu la prima donna a esibirsi tra i cantadores, i cantori protagonisti del cantu a chiterra, tradizione antica della cultura sarda.

Alta, slanciata, dai capelli biondi e con un particolare neo sul viso, Candida Mara era capace di ammaliare e conquistare il pubblico con la sua bellezza anticonvenzionale e con la sua voce, magnetica e potente, ma allo stesso tempo di allontanarlo. Spaventata dal suo carattere, dal suo stile di vita e dall’idea di libertà e di indipendenza che questa evocava ­– insolita, inconveniente e proibita alle donne – la gente diceva male di lei e, ben presto, per vergogna la nascose per non parlarne più, condannando il suo canto, la sua persona e la sua storia all’oblio.

Vanni Lai, autore del libro, due volte finalista al Premio Calvino, rompe i tabù e problematizza la possibilità di recuperare la memoria di Candida Mara, portandola ai giorni nostri. Per farlo, mescola la finzione con l’attualità vera e propria e ci propone un’opera ibrida, costituita da due piani narrativi differenti.

Nel primo, che potremmo definire metanarrativo, seguiamo le vicende del narratore, un giovane scrittore – presumibilmente alter ego dell’autore­ – discendente della Cantadora, deciso a ricostruire il mistero attorno alla storia della sua famiglia e della donna di cui nessuno sa e dice niente.

La struttura dell’intreccio somiglia a quella di un’indagine, tipica di un giallo, in cui il protagonista segue varie tracce e colleziona dati e indizi per poter risolvere l’enigma. Scopre allora referti, articoli di giornale, antologie che contengono informazioni su Candida Mara e comincia a disegnare lo scheletro della sua biografia.

L’aspetto sicuramente più interessante di questa parte del testo è che tutte le notizie che il protagonista raccoglie sono vere, le fonti e i documenti citati sono reali e, indicati in appendice al libro, possono essere consultati e verificati direttamente dal lettore. Questo conferisce autenticità alla storia, che diventa sempre più intrigante.

Nella seconda parte la struttura de La Cantadora muta completamente. Potremmo parlare di romanzo nel romanzo. Il lettore ha infatti la possibilità di leggere un estratto del libro a cui il narratore-autore, conosciuto nella prima parte, stava lavorando. Abbiamo, quindi, un secondo piano narrativo, in cui gli elementi del vero (i dati raccolti) si fondono con le tecniche narrative tipiche della letteratura d’invenzione.

Catapultati nella Sardegna degli anni Dieci, in un’atmosfera al confine tra la realtà della storia e l’onirico, il meraviglioso delle fiabe, tra strani luoghi e curiosi personaggi, suoni, canti e balli di una cultura antica, seguiamo la vita e le vicende della (così chiamata) “dea e fattucchiera”: Candida Mara. Una donna che aveva scelto di essere libera di poter vivere come voleva, di guardare esclusivamente alle proprie passioni e desideri, in un mondo in cui questo era permesso solamente agli uomini. Una donna che non aveva paura di far sentire forte la propria voce, dentro e fuori la scena musicale, e che per questo venne emarginata, giudicata e per finire cancellata da una società che vedeva nella sua diversità, nella sua autodeterminazione, qualcosa di occulto e pericoloso.

La Cantadora è un romanzo piacevole da leggere. La forma è semplice, scorrevole, ma puntuale e, nonostante si tratti di un esordio, è un libro scritto davvero bene che dimostra una certa maturità di stile da parte dell’autore. Al lettore è data la possibilità di immergersi nei luoghi, nelle immagini e nelle parole di un tempo lontano, grazie alle fedeli e attente ricostruzioni nelle quali non mancano poesie e canzoni della tradizione in lingua originale con testo a fronte.

Certamente, Candida Mara, grazie a Vanni Lai e al potere della sua scrittura e della letteratura, ora è di nuovo tornata alla luce, a rivendicare il proprio spazio nel mondo e nelle memorie dei suoi lettori. E continuerà a farsi sentire e a cantare la sua storia, a essere un esempio e una fonte di ispirazione, anche a distanza di anni e di chilometri, dentro quella soglia di fascino, mistero e incanto che sempre l’hanno accompagnata.

Contributo a cura di Martina Rizzo

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