Il coronavirus sbarca in Italia nel modo peggiore. Peggiore perché colpisce aree fortemente avanzate dal punto di vista economico e situate al Nord Italia.
Da lombardo devo ammettere che invidio i napoletani che hanno avuto solo il colera, roba piccola in confronto al corona.
Inutile puntare subito il dito verso il solito Matteo, queste frasi non le ha pronunciate lui, neanche sotto l’effetto di un doppio mojito. L’ex felpato è sempre attento ai porti, chiusi, aperti, italiani, europei – «La Spagna ha concesso il porto sicuro a Madrid» –, porti da chiudere anche dove non ci sono.
Non è, infatti, dell’onnipresente ex Ministro dell’Esterno che questa volta ci preme parlare, piuttosto di quel virus subdolo, come il corona che in questi giorni preoccupa non poco la comunità internazionale, che da qualche decennio colpisce l’informazione lasciando lungo il suo cammino vittime il cui numero è impossibile quantificare ma facilmente palpabile nel tessuto sociale per gli effetti micidiali dovuti all’imbarbarimento della comunicazione enormemente amplificata in rete.
La citazione riportata in apertura, che ha fatto il giro del web, è stata associata a Enrico Mentana – il quale ha provveduto a smentirla –, mentre la successiva è stata orgogliosamente rivendicata da Vittorio Feltri, due giornalisti diversi per stile e cultura che sono finiti sulla stessa strada rozza di quel razzismo territoriale paragonabile ai cori e striscioni da stadio di alcune centinaia di poveri imbecilli le cui madri hanno fecondato e partorito in ogni parte d’Italia. Un modo di fare informazione e di avallare il diffondersi delle fake news da parte del popolo social che rende fertile quel terreno della politica mediocre sempre più vincente e supportata da una parte non irrilevante del Paese.
In particolare, l’affermazione attribuita al primo, ma in realtà attribuibile a tanti, esprime pienamente una visione delle due Italie nei fatti divise e che tra non molto, con il regionalismo differenziato, verrà ratificata da tutte le forze politiche seppur con qualche distinguo di comodo alibi. Bisogna che qualsiasi disgrazia capiti sia veicolata con maggior cura e pianificata in modo da non sfiorare neanche i territori ricchi secondo il più comune sentire leghista. A tal proposito, occorrerà che il divino Otelma della politica attivi quanti più santini e rosari e si metta per tempo in comunicazione con Medjugorje.
Delle esternazioni di Vittorio Feltri, invece, abbiamo più volte avuto occasione di scrivere e finché avrà vita, sappiamo che continuerà a sparare stupidate che gli danno la giusta carica per affrontare la giornata, gratificato dalla solita schiera di fan dei quali è complicato quantificare il numero in quanto la tiratura del suo giornale è da tempo in caduta libera anche se i titoloni continuano a essere abilmente amplificati sui social regalandogli momenti di notorietà che a una certa età fa sempre piacere.
Il virus dell’informazione andrebbe studiato in laboratorio, al pari del corona, per individuarne le cause e magari scoprire le possibili contaminazioni volute, veicolate come potrebbe ipotizzarsi anche per l’infezione sanitaria in atto. Quello che si è propagato in particolare da qualche decennio, soprattutto con l’avvento delle televisioni e della carta stampata riconducibile a Silvio Berlusconi, infatti, è rientrato in un disegno politico ben preciso la cui storia non solo è ben nota ma pagata a caro prezzo dalla comunità nazionale.
I giornali e le reti televisive hanno contribuito a modellare ad arte l’assetto sociale di un Paese che si è trovato catapultato gradualmente in un sistema di politica-spettacolo con i salotti tv sempre più gridati, trasformatisi ormai in aule giudiziarie fino a diventare sedi istituzionali con patti giurati e sottoscritti. Finanche forze che hanno spergiurato di non mettervi mai piede hanno ceduto alle sirene dello schermo, divenute inevitabilmente sistema sono sempre più lontane dalle piazze, dalle fabbriche, dai luoghi di lavoro, comode dinanzi alle telecamere e sulla rete, sui social network.
Ma è la politica piccola e mediocre ad aver generato l’informazione killer o viceversa? Nei fatti la risposta e l’ex Cavaliere, come detto – per riferirci a quanto accaduto nel recente ventennio –, ne è la testimonianza più evidente, ancora presente in tutti i suoi aspetti di degenerazione sociale.
Il linguaggio di certa carta stampata, di quasi tutto il sistema radiotelevisivo e, purtroppo, anche di parte dell’informazione online, rispecchia appieno quel decadimento culturale e sociale che il nostro amato Paese vive ormai da tempo. L’arroganza e la violenza contenuta nella maggior parte dei titoli dei giornali dei Feltri e dei Sallusti è quella che ritroviamo nel dibattito politico, nelle esternazioni dei Salvini e dei Renzi, frasi a effetto sbattute in faccia senza alcun approfondimento e contenuto politico ragionato, dibattuto, frutto di un’attenta analisi ma capace di ribaltarsi nell’informazione con il dovuto sensazionalismo per poi perdersi nel tempo e tornare nuovamente a sparare nuove sciocchezze, sempre purché se ne parli.
Più patate, meno mimose, L’oca del Campidoglio starnazza ancora, Comandano i terroni, Bergoglio in Vaticano: vieni avanti Gretina. La rompiballe va dal Papa, Calano fatturato e PIL ma aumentano i gay: sono solo alcune delle prime pagine sparate come pallottole del solo Libero, poi Il Giornale, La Verità, Il Tempo, un linguaggio che rispecchia tutto quanto di più becero certa informazione è capace di esprimere con la complicità di conduttori e autori dei numerosi salotti televisivi – anche della televisione pubblica – che fanno a gara per ospitarne i direttori i quali, per non smentirsi, utilizzano lo stesso linguaggio, amico dell’Auditel, perché quanti seguono certa televisione si sentono ben rappresentati nelle imprecazioni gridate, nello stile offensivo che libera gli istinti repressi.
Un virus che non ha bisogno di essere studiato da bravi biologi o infettivologi, ma da esperti sociologi e in buona parte anche da psichiatri. Una patologia dalle tante implicazioni, difficile da curare, le cui terapie, ove mai se ne avvertisse la necessità, sono lunghe e richiedono tempi e volontà che dubito ci siano: i Feltri, i Sallusti, i Belpietro o i Salvini e i Renzi passano ma la mentalità che li ha generati è dura a morire. La malattia è ben veicolata ed è giusto che faccia il suo corso. Nessun vaccino sarà capace di debellarla, però, se a perire non sarà un sistema sempre più agonizzante.