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Guerra in Ucraina: il pensiero unico non aiuta la pace

Antonio Salzano di Antonio Salzano
21 Gennaio 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 5 minuti
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Ai primi dell’Ottocento il filosofo tedesco Hegel spiegò benissimo il grigio, così bene che è una delle pochissime cose di filosofia che ricordo dal mio liceo. Si chiama dialettica hegeliana: c’è una tesi, c’è una antitesi, e alla fine c’è una sintesi. E la sintesi, dice Hegel, è più forte di entrambe, perché le contiene entrambe. Il bianco è solo bianco, il nero è solo nero, il grigio è bianco e nero. Il grigio non è una semplice somma, è un superamento della contrapposizione violenta. È il colore della dialettica, è il colore del ragionamento, delle sfumature, colore della pace. Bandiera bianca significa: mi arrendo. Bandiera grigia significa: parliamone da pari a pari. Stasera sventolo bandiera grigia. – Michele Serra

Nel campo di guerra in cui anche l’informazione si è già in gran parte ridotta, difendendo interessi particolari e abilmente impegnata al consolidamento del pensiero unico, il solo osare di esprimere un’opinione diversa consente anche all’ultimo degli utili idioti di apporre il sigillo marchiato a fuoco di putiniano e anti-americano, anti o pro a seconda dei casi, come nelle peggiori realtà dittatoriali di ieri e di oggi.

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Questa volta il rischio è davvero enorme – almeno per ciò che riguarda chi scrive – prendendo in seria considerazione quanto dichiarato dall’ex Cavaliere di Arcore, da quel che sostengono Matteo Salvini e Giuseppe Conte ma direi, soprattutto, dalla maggioranza degli italiani stando ai sondaggi delle principali società del settore. Ma andiamo con ordine.

Il capo indiscusso del centrodestra, nonostante il significativo ridimensionamento della sua creatura politica Forza Italia, ha dichiarato: «Non ci sono leader. Il capo di una potenza mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra, gli ha detto che doveva andar via dal governo. Il segretario della NATO ha detto che l’Ucraina mai più sarà unita alla Russia e così sarebbe per le due repubbliche del Donbass, la cui indipendenza non sarà riconosciuta. Con tali premesse il signor Putin non si siederà mai a un tavolo».

Che non ci siano leader di calibro sufficiente per cercare una mediazione possibile è quanto di più vero. Basti pensare che da più parti si è proposto di delegare Angela Merkel, ormai libera cittadina tedesca, per tentare una mediazione con Putin, lasciando così libertà di manovra al Presidente americano con le  provocazioni citate da Silvio Berlusconi e supportando Kiev con l’invio di armi e dei potenti Javelin, sottolineando il ruolo essenziale dei missili anticarro costruiti negli Stati Uniti che «nelle mani degli eroi ucraini stanno facendo la differenza, è un qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi. Molti genitori stanno chiamando i loro neonati Javelin o Javelinia per il successo di queste armi» ha detto Biden chiedendo al Congresso lo stanziamento di ulteriori 33 miliardi di dollari per aiuti militari ed economici.

A parte il velo pietoso da stendere particolarmente per le parole sui neonati, concordo con Michele Serra che ha sottolineato che, nonostante tutte le contraddizioni della politica americana, da sempre la libertà di stampa in quel Paese esiste: Il New York Times, il più importante giornale americano con il Washington Post, ha vinto il premio Pulitzer, pochi giorni fa, con un reportage sui bombardamenti americani in Medio Oriente. Molti bersagli sbagliati, molti civili uccisi, distruzioni spropositate rispetto all’obiettivo dichiarato. Potrei usare questa notizia in due modi. Il primo modo è dire: vedete, anche le guerre degli americani fanno vittime innocenti. Le guerre sono tutte uguali e tutte ugualmente sbagliate. E in questo caso sarei arruolato tra gli amici di Putin. Oppure potrei usare questa stessa notizia per dire: vedete, l’America, a differenza della Russia, è un Paese libero. La libertà di stampa c’è per davvero, è un giornale americano che documenta le stragi delle guerre americane, e viene anche premiato. In questo secondo caso sarei arruolato tra i servi della NATO. Purtroppo funziona così. Eppure la notizia è la stessa. E contiene tutte e due le verità.

Nel monopolio dell’informazione del nostro Paese non è così: i grandi gruppi rispondono prevalentemente a interessi di parte economica e anche alla politica ormai subalterna a quest’ultima ma, soprattutto, non rispondono a quello che è il sentimento comune di una maggioranza contraria all’invio delle armi che non facilita di certo la possibilità di dialogo.

Un Parlamento, il nostro, che ha votato per il sostegno armato all’Ucraina, salvo sfilarsi da parte del leader leghista che oggi chiede un nuovo voto e la presa di distanza sempre maggiore del leader dei 5 Stelle sostenuto di recente anche dal voto unanime del Consiglio Nazionale del partito. Posizione, in verità, alquanto imbarazzante con un Ministro degli Esteri come sempre più attaccato alle poltrone di potere che ai voleri della base, dei suoi organi direttivi e della maggioranza degli italiani in parte anche elettori di quei pentastellati specializzati a fare il contrario di tutto quanto detto in campagna elettorale.

Preso atto non da ora della subalternità dell’Italia e dell’Europa a una politica espansionistica della NATO sempre più filoamericana e del ritorno alla Guerra Fredda che sta creando tutti i presupposti per l’ulteriore impoverimento e un futuro pieno di ombre dove conta maggiormente lo svuotamento degli arsenali per riempirli con tecnologie più avanzate, del criminale Putin sempre più in difficoltà e quindi più pericoloso anche per un possibile utilizzo delle armi nucleari, continuare nella politica di sostegno militare al Paese aggredito anziché tentare in tutti i modi un compromesso di pace che non è materia per soli pacifisti ma l’unica alternativa alla possibile catastrofe e, nel caso migliore, una guerra lunga come candidamente affermato dal Segretario generale della NATO.

Un ritorno di qualche decina di anni indietro, di logiche che ci si augurava non facessero più parte di questo secolo, i temi che contano ormai messi da parte, la salvaguardia del pianeta che non riguarda più nessuno, i mercati della guerra mai come in questo periodo al centro degli interessi degli USA, e non solo, in vista delle elezioni di metà mandato e delle elezioni politiche italiane che creano fibrillazioni nei partiti mentre cercano di mantenere posizioni di governo e di opposizione rispettando la classica tradizione italica.

Occorre affrontare radicalmente a livello globale i temi del disarmo e della difesa della Terra, in Europa anche quelli delle alleanze strategiche per la difesa e i rapporti con la NATO e la sua stessa esistenza. Temi che appaiono alquanto utopistici, ma che nella realtà afferiscono alla sopravvivenza e alla vita delle generazioni presenti e future.

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