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Emozioni al Teatro Sociale Aldo Giuffré di Battipaglia

Angelo Potenza di Angelo Potenza
9 Novembre 2021
in Appuntamenti
Tempo di lettura: 4 minuti
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Battipaglia è una cittadina della provincia di Salerno alle porte del meraviglioso Cilento. Nota ai più per la sua prelibatissima mozzarella di bufala, essa ha saputo, di recente, cogliere una sfida molto importante: dotarsi di un nuovo teatro. Quando nasce un teatro è sempre una buona notizia per tutta la collettività, soprattutto in tempi come questi che, mai come altri, necessitano di un rinnovato impegno culturale. Pertanto, è nostro immenso piacere poter dare spazio, sulla nostra testata, a suddetta neonata realtà.

Il Teatro Sociale di Battipaglia è sito in via Guicciardini 35 e porta l’intitolazione a Aldo Giuffré. È proprio al grande attore scomparso nel 2010, infatti, che è stata dedicata la serata inaugurale dello scorso febbraio, con ospiti illustri quali, tra gli altri, Lando Buzzanca, Fioretta Mari e il giornalista Luigi Necco.

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Noi di Mar dei Sargassi, proprio presso questa nuova struttura, abbiamo avuto il piacere di essere invitati e di assistere allo spettacolo Emozioni. Tra Maschere Cappelli e Canzoni. Viaggio teatrale e musicale nella Napoli classica a cavallo tra Ottocento e Novecento. A fare da cornice alla messa in scena è stata, dunque, Napoli con la sua storia e la sua tradizione teatrale e musicale, che, di per sé, è già un bigliettino da visita promettente. Quando si trattano musicisti, poeti, attori e parolieri del calibro di Caruso, Totò, Viviani o Di Giacomo chiaramente si sta offrendo un prodotto di qualità. Tuttavia, ciò che più ci ha sorpreso – e che ha potuto farci apprezzare una nota di originalità ed eleganza – è stata, innanzitutto, la poliedricità e la versatilità artistica del trio in scena.

Vito Cesaro, regista e ideatore dello spettacolo, con la sua recitazione ha portato sul palco uno spiccato esempio della grande scuola del Teatro partenopeo e di quella che viene definita commedia dell’arte. Carmine Monaco, baritono napoletano, invece, oltre a esibire le sue indiscutibili qualità canore – già note nell’ambito dell’opera lirica – si è distinto nell’elegante interpretazione e anche nei recitativi. Claudio Lardo, poi, non solo ha mostrato una certa abilità al pianoforte, ma anche dato prova di un’innata capacità attoriale, con un’evidente bravura nell’uso e nell’impostazione della voce.

Al pari dei tre artisti, lo spettacolo si è caratterizzato inevitabilmente di un dinamismo e di una fluidità capaci di mescolare diversi linguaggi e di condensare in sé svariati contenuti di spessore. Tra attimi di comicità, canzoni, poesie e monologhi riflessivi – pescati tutti dall’immenso bagaglio culturale partenopeo – si è passati, infatti, dal ricordo e dalla celebrazione della Napoli che fu, al messaggio sociale, politico e umano per la nostra contemporaneità. Non è mancata, inoltre, la rievocazione in vena ironica della grande scuola filosofica dell’antichità, che pure ha caratterizzato e contraddistingue ancora il pensiero, lo sviluppo e lo stile di vita della nostra Partenope.

Tra i momenti più intensi della serata è senza dubbio da citare il monologo La ballata dell’emigrante di Antonio Ghirelli, interpretato da Cesaro. Grazie a questo, e al successivo brano L’emigrante di Raffaele Viviani – cantato in maniera intensa e struggente da Monaco – è stato possibile tracciare un parallelismo tra la condizione dei migranti italiani, in special modo meridionali, del secolo scorso e quella delle tante persone che continuano ad arrivare sulle nostre coste. Si è espresso poi anche un marcato disappunto contro la retorica razzista dei leghisti e la loro presunzione. Del resto loro sono nordici, noi sudici è stata la freddura ironica, con la maschera di Pulcinella, contro quel tipo di politica. Degna di nota, in aggiunta, è stata l’interpretazione di Lardo di Lassammo fa’ a Dio di Salvatore Di Giacomo, che ha letteralmente tenuto con il fiato sospeso il pubblico in sala, il quale ovviamente non ha potuto fare a meno di pronunciarsi in un caloroso applauso. Così come a emozionare le persone presenti è stata l’altra poesia di Di Giacomo, E cecate ‘e Caravaggio, nella commovente versione di Monaco e Cesaro.

Tuttavia, come accennato, non è mancato il brio. Esilaranti e divertenti sono stati, infatti, il siparietto sul Ninì Santoro di Totò e la parodia del Cyrano de Bergerac. Vivaci spezzoni di una comicità sagace e mai volgare che, purtroppo, è merce sempre più rara.

A conclusione del percorso, infine, un tributo nostalgico proprio al Principe, al re della comicità – il 15 aprile ricorreva il cinquantenario della sua morte – attraverso il suo Pinocchio, la cui marionetta è stata brillantemente eseguita dallo stesso Cesaro.

Tra ‘O sole mio, Torna a Surriento e tutti gli altri celebri brani, il nostro invito, allora, è quello di non lasciarsi sfuggire lo spettacolo l’anno venturo, quando, con buona probabilità, verrà ripetuto al Giuffré. E la nostra esortazione, di conseguenza, non può che essere anche quella di andare e ritornare più e più volte al teatro di Battipaglia e di tenerne d’occhio gli eventi. Bisogna credere, infatti, nelle realtà culturali fresche che vogliono radicarsi nei territori in una chiave, quanto mai necessaria, di riqualificazione sociale e urbana. L’associazione Assoteatro ha avuto il coraggio di investire nell’arte e nella cultura e così facendo sta lottando per esprimere un’anima. Ora tocca a noi tutti, e non solo ai battipagliesi, proteggere questa volontà e dimostrare di avere a cuore la bellezza e il talento come strumenti di riscatto dall’immobilismo generale nel quale spesso ci troviamo relegati.

Per citare uno spezzone dello spettacolo di Cesaro: Un ministro di un recente governo ha detto: “Con la cultura non si mangia”. Ebbene, noi rispondiamo che nemmeno con il petrolio si beve. Però per il petrolio si fanno le guerre, mentre della cultura non importa niente a nessuno. Dimostriamo noi, allora, il contrario. Dimostriamo che a Battipaglia e non solo – grazie agli uomini e alle donne che con tenacia stanno costruendo poli come quello del Teatro Aldo Giuffré, e grazie al contributo che può arrivare da tutti – la cultura importa, e su di essa vogliamo costruire il nostro futuro.

*foto di Emanuela Napoli Fotografia©

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