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Coerenza, questa sconosciuta

Alessandro Campaiola di Alessandro Campaiola
6 Giugno 2021
in Il Fatto
Tempo di lettura: 3 minuti
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Che il nostro Paese soffra di scarsa memoria è cosa nota. Al contempo, però, questa carenza perenne di fosforo che pare affliggere il popolo italiano risulta anche essere la fortuna di tutta la schiera di politici, politicanti e omuncoli che, da anni, occupa ogni possibile poltrona, ogni seduta comoda disponibile, dal consiglio comunale, alle Regioni, dai banchi di Montecitorio a quelli del Senato. Qualsiasi azione nefanda abbia mai arricchito i curricula dei soggetti di cui si intende parlare, infatti, non ne ha scalfito la reputazione, figuriamoci messo in crisi la carriera all’interno delle istituzioni.

La coerenza, al giorno d’oggi, è un handicap che taglia le gambe a chiunque possieda una coscienza, oltre che delle eventuali – e certificabili – competenze. Ne sanno qualcosa i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle che del voltafaccia rispetto a tutti i principi sbandierati ogni dove nel corso di questa lunga, perenne campagna elettorale che li ha portati a guidare il prossimo governo, hanno fatto già il marchio distintivo di ogni loro azione.

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Alzi la mano – non se ne vergogni, anche se capiremmo l’istinto di nascondersi – chi agli strepiti di Beppe Grillo ha fatto eco al bar, in ufficio, a tavola in famiglia, convinto che un sonoro “vaffanculo”, pur privo di qualunque argomentazione, fosse la risposta giusta a tutto l’andazzo dell’ultimo ventennio. Scagli la prima pietra – e qui si rischia una sassaiola senza precedenti – chi ha +++CONDIVISO INDIGNIATO+++ i video di un vivace Alessandro Di Battista quando, dai propri canali social, attaccava il fare subdolo delle forze con cui adesso non solo si è alleato, ma addirittura dirigerà il Paese. Si faccia avanti chi in Luigi Di Maio ha davvero visto l’alternativa al PD, a Berlusconi, alle intese improbabili che hanno consentito ad accozzaglie inverosimili di spartirsi ogni fetta possibile di ministeri ed enti, promuovendo qualsiasi legge comoda ai propri interessi. Bene, siete tanti, tantissimi, circa il 30% dell’intero elettorato tricolore, la quasi totalità di un movimento che sulla mera propaganda fatta di slogan e frasi a effetto ha costruito la sua scalata al potere, spingendo forte, proprio come i loro nuovi alleati della Lega, l’acceleratore sui nervi scoperti della popolazione afflitta e stanca.

La cosa che più preoccupa chi scrive, però, è che soltanto in pochi ammetterete il raggiro. Soltanto in rari, isolati casi di coscienza, infatti, si accetterà di aver lasciato la porta aperta ai propagandisti di elettrodomestici a basso costo dalla discutibile necessità ma dalla certa, scarsa qualità. Il problema della tifoseria politica, in Italia, ha messo la discussione sulla cosa pubblica al pari di quella sul pallone al lunedì mattina, dopo i veleni della Serie A, sempre con la solita squadra bianconera protagonista del fattaccio. L’elettore medio del MoVimento 5 Stelle segue gregge e pastori con fedeltà – non ce ne voglia – tutt’altro che invidiabile, schiavo di un qualcosa che tanto somiglia a un’inaccettabile presa di consapevolezza dell’errore, perché riconoscere di aver sbagliato vorrebbe dire confessare di aver spento il cervello e assecondato la sola impulsività.

Ciò che sconcerta, qualsiasi possa essere il colore politico del quale ci si dipinge l’animo, è la rapidità con cui Di Maio e compagni hanno, recentemente e non solo, dichiarato intenti che nel giro anche di poche ore hanno di fatto sconfessato, come C’è lo 0% di possibilità che che il MoVimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra twittato dal giovane campano solo qualche giorno prima dell’accordo con Salvini e poche settimane dopo aver votato, proprio con quella stessa ammucchiata, Maria Elisabetta Alberti Casellati, fedelissima di Berlusconi, alla presidenza del Senato, la seconda carica dello Stato italiano.

Allo stesso modo, si torni indietro di qualche stagione. Anno 2015, un convincente Alessandro Di Battista, da poco eletto parlamentare, presentava un nutrito e interessante dossier ai propri seguaci circa il comportamento della Lega e di Salvini circa l’utilizzo dei fondi pubblici, i soldi nostri li chiamava. Il video è in allegato a questo articolo, le considerazioni le lasciamo, come sempre, a voi lettori. Una cosa è certa: la sensazione di raggiro colpirà qualcuno in più del 30% di poc’anzi ma non sortirà effetti diversi sui simpatizzanti dei pentastellati o dei padani improvvisamente aperti al Sud, salvo scordarsene nelle bozze del tanto sudato contratto di governo.

Al termine della visione, qualsiasi sia il vostro credo, ripassate a voce alta le tante chiacchiere che vi hanno portato ad apporre proprio quella X. Tranquilli, è una sensazione che è capitata a tutti almeno una volta, basti pensare al fatto che Berlusconi ancora domina la scena di ogni dibattito in tv. L’importante, poi, sarà proprio non fare come quelle generazioni da cui ci si è voluti con forza distaccare attraverso l’espressione di quest’ultimo voto del 4 marzo e cancellare, cancellarli con forza dalla possibilità di decidere per noi. Libertà è partecipazione.

Prec.

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