– Voi siete, sempre per carità, uno intelligente? Come persona, voglio dire, siete uno intelligente?
– Che significa intelligente?
– Intelligente, come che significa intelligente? C’è gente intelligente e gente ignorante, no? Perché ho visto che voi leggete, scrivete, fate… Mica è un’offesa. Avete capito la domanda?
– Sì, certo, so scrivere, leggere. Bastasse sapere leggere e scrivere per essere intelligenti…
Io pure so leggere, non per… cioè leggere, insomma quasi, m’arrangio, diciamo, non è che so’ proprio bravo. Io non leggo mai, non leggo libri, cose… pecché che comincio a leggere mo’ che so’ grande? Che i libri so’ milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? Pecché io so’ uno a leggere, loro so’ milioni a scrivere, cioè un milione di persone e io, uno, leggo… Mentre leggo uno, hanno scritto già milioni. Allora, dico, che me ne importa a me?
Era il 1987 quando Carmelo, interpretato dal meraviglioso Massimo Troisi, pronunciava queste parole nel celebre Le vie del Signore sono finite. Parole, le sue, che a distanza di trent’anni, in concomitanza con l’ultimo rapporto reso noto da Amazon in merito alla lettura nel Bel Paese – sia in forma cartacea sia in forma digitale –, risuonano nella mente di chi ha sorriso mentre l’attore le recitava, inconsapevole che oggi avrebbero lasciato l’amaro in bocca, soprattutto ai lettori del Sud.
I dati divulgati dalla celebre piattaforma online, infatti, offrono numerosi spunti di riflessione. La classifica, che si riferisce a un periodo di tempo che va dal luglio 2016 al luglio 2017, è stilata su base pro capite e prende in esame città con più di novantamila abitanti, con risultati piuttosto imbarazzanti per ciò che concerne il Mezzogiorno, ancora una volta troppo distante, nei numeri e nelle pagine sfogliate, dal Settentrione. Per il quinto anno consecutivo, alla guida della graduatoria, troviamo infatti Milano, a sorpresa seguita da Trieste che sorpassa Padova, la quale a sua volta scansa in terza posizione Verona, precipitata al settimo posto. Ottima la risalita di Bologna, quarta, a cui fa seguito Trento, salda in quinta posizione. Sesta, invece, Roma, a cui si accodano la città di Romeo e Giulietta, Firenze e le new entry Torino e Udine.
Ritardatario cronico, invece, il Sud, dove i treni non passano e, a quanto pare, nemmeno i corrieri. Bisogna attendere la trentottesima e la trentanovesima posizione, infatti, per trovare Napoli e Palermo, i due principali capoluoghi del Meridione, città ricche di storia e cultura, nonché di scrittori, in cui, tuttavia, stando alla relazione di Amazon, le persone non leggono più.
Non è la prima volta, ahinoi, che statistiche simili ci indicano quanto allarmanti siano le percentuali di libri letti nello Stivale, soprattutto nelle sue zone più a sud. Per fare alcuni esempi, basti pensare a taluni degli ultimi dati Istat presentati a Tempo di libri, secondo i quali i lettori in Italia sono diminuiti di circa quattro milioni con, ancora nel 2016, il 57.6% della popolazione – circa trentatré milioni di persone – con più di sei anni di vita che nell’arco di trecentosessantacinque giorni non ha letto nemmeno un volume. Di questi non lettori, poi, il 64.5% è costituito da uomini contro il 51.1% di donne. Nello specifico, la prevalenza di chi preferisce ben altre attività alla nobilissima lettura, però, è concentrata al di sotto della Capitale (69.2%) e in misura maggiore in Calabria (73%).
Non solo fuga di cervelli, quindi, ma anche fuga dai libri tra gli abitanti dell’ex Regno delle Due Sicilie. Un territorio, quello interessato, dove purtroppo, ancora oggi, si fa molta, troppa fatica a sensibilizzare i più a un’attenzione di tipo culturale con – e duole enormemente ammetterlo – conseguenti grosse lacune nello sviluppo sociale ed economico della zona che, rispetto al resto del Paese, presenta anche percentuali di abbandono scolastico superiori alla media nazionale, raggiungendo picchi del 23.5% nella terra dei cannoli. La stessa area dove, però, – e qui bisognerebbe aprire un’altra discussione – abbondano i cento agli esami di Maturità ma gli atenei sono tra i peggiori della nazione.
Insomma, che il nostro sia un Paese allo sbando non è scoperta odierna. I dati sulla lettura confermano solo quanto complicato e complesso sia ogni tentativo di rivoluzione, da intendersi come pretesa dei diritti, annosamente sempre più negati a un Meridione relegato deliberatamente nella propria pigrizia intellettuale. Un’insurrezione che si rivela ogni giorno più che necessaria e che appare, nostro malgrado, come un’utopia, un qualcosa di irrealizzabile quantomeno nell’immediato. Quando si smette di leggere, si smette di essere curiosi, quindi di conoscere e stimolare il cervello che, intorpidito, rischia di guidarci verso scelte sbagliate. Non a caso, tornano in auge le destre. E, allora, prima di additare il colpevole Stato, forse, dovremmo tornare ad aprire un libro, a informarci, a staccarci dai social, almeno dare un’opportunità ai quotidiani. Se non altro, ci eviteremmo di finire sull’Independent perché qualche idinniato ha sfogato la propria frustrazione sui migranti Samuel L. Jackson e Magic Johnson.
Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere. – Gustave Flaubert