Yayoi Kusama, nata a Matsumoto il 22 marzo del 1929, è un’artista brillante e camaleontica. Le sue opere diventano installazioni tridimensionali, dipinti astratti e performance di body painting, ma non c’è dubbio che sia diventata famosa per l’incredibile produzione di pois.
Un momento importante nella sua vita è stato quando ha visto in un negozio un libro di Georgia O’Keeffe. I dipinti dell’artista statunitense hanno colpito così tanto Yayoi Kusama che non soltanto ha deciso di prenderla come musa ispiratrice, ma di scriverle una lettera: Sono un’artista giapponese che ha dipinto per 13 anni da quando aveva tredici anni. Non ho mosso che i primi passi sulla lunga e tortuosa via della pittura, e lei per me è un’entità molto distante, ma le sarei grata se volesse indicarmi la direzione da seguire.
La risposta della O’Keeffe non si è fatta attendere: Qui negli Stati Uniti i pittori hanno vita difficile. Cosa mi dici invece del Giappone? Ho un grande interesse per l’arte del tuo paese e mi piacerebbe visitarlo, ma per me è davvero molto lontano. Sarò felice di ricevere altre tue notizie. Nel 1958, in seguito alla risposta della O’Keeffe, ma anche attirata dalla scena artistica dell’epoca, Yayoi Kusama si trasferisce a New York.
«In questi primi mesi ero molto povera, realizzavo tanti quadri, ogni giorno disegnavo e dipingevo così potevo sentirmi realmente appagata, il mio unico scopo era quello di fare la storia dell’arte negli Stati Uniti, ormai non riuscivo a pensare a nient’altro. Quando ero in aereo vedo dei motivi riflessi nell’oceano e li ricreavo nella mia arte» ha dichiarato l’artista nel documentario Kusama-Infinity.
L’artista ha dedicato tutta se stessa all’arte, nel periodo newyorkese, mostrando le sue opere a galleristi e partecipando a vari concorsi. I tanti rifiuti, lo stress e le difficoltà economiche le hanno spesso provocato crolli nervosi: «In cima al più alto grattacielo esistente all’epoca (Empire State Building) sentivo di essere sulla soglia di ogni ambizione terrena, che ogni cosa era possibile. Un giorno, lì a New York, avrei stretto tutto ciò che volevo in quelle mie mani vuote. Lo desideravo furiosamente, con tutta me stessa. Il mio impegno per attuare una rivoluzione nell’arte era tale che sentivo il sangue ribollire nelle vene, e dimenticavo la fame» ha dichiarato nell’autobiografia Infinity Net.
Nell’ottobre del 1959 Yayoi Kusama inaugura finalmente la sua prima personale a New York, presso la Brata Gallery, intitolata Obsessional Monochrome. L’incredibile successo della mostra apre tantissime porte all’artista giapponese, dandole la possibilità di esporre anche nella mostra internazionale Monochrome Malerei in Germania.
Il lavoro della Kusama si basa sull’arte concettuale e mostra attributi di femminismo, minimalismo, surrealismo, art brut, pop art ed espressionismo astratto. Tutto questo è accomunato alla tecnica dei pois. L’artista giapponese ha sperimentato anche l’arte psicosomatica riproponendo ossessivamente un elemento, spingendolo a un punto estremo, portandolo così ad annullarsi. Per lei, come nel caso delle sue soft sculpture i falli, era una forma di automedicazione, un tentativo di superare le sue fobie. La Kusama parla poi di self-obliteration: applicando pois su tutto il mio corpo e poi ricoprendo di pois anche lo sfondo […] In questo caso la rete, che fa da sfondo, è il negativo, mentre i pois sono il positivo: è questo il rapporto. Quanto alle soft sculpture falliche, le parti sporgenti sono il positivo e lo spazio tra l’una e l’altra il negativo. Il negativo e il positivo diventano un tutt’uno: in quel momento si attua l’obliterazione.
È da questo momento in poi che il suo lavoro acquisisce una dimensione tridimensionale, spaziale, che permette la nascita della prima Infinity Mirror Room – Phalli’s Field del 1965. Negli anni Sessanta inizia a elaborare nuove opere d’arte e realizza varie performance provocatorie e osé dipingendo con dei pois i corpi dei partecipanti. Nel 1973, tornata in Giappone, Kusama inizia poi a dedicarsi a poesia e romanzi surreali.
Proprio in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 Yayoi Kusama sarà ospitata con la sua mostra Infinito Presente, presso il Palazzo della Regione di Bergamo, dal 17 novembre 2023 al 14 gennaio 2024. Per la prima volta sarà possibile vedere in Italia Fireflies on the Water, una delle sue più iconiche Infinity Mirror Room direttamente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York.
Stefano Raimondi, fondatore e direttore di The Blank Contemporary Art, ha dichiarato: «È una mostra ambiziosa e speciale resa possibile da un progetto articolato, che ha richiesto due anni di lavoro, e dai rapporti internazionali con il Whitney Museum of American Art, senza dubbio uno dei più importanti musei al mondo. Yayoi Kusama è un’artista amata in modo trasversale da più generazioni e pubblici, capace di meravigliare e stupire, e la stanza Fireflies on the Water è sicuramente la più adatta a sottolineare le tematiche che accompagnano Bergamo Brescia nell’anno della Capitale Italiana della Cultura, che affrontano i temi della resilienza, della cura, per aprirsi infine a una nuova dimensione piena di luce, energia e sconfinate possibilità».
L’allestimento della mostra, curato da Maria Marzia Minelli, prevede un percorso introduttivo che approfondisce la ricerca della Kusama attraverso poesie, documentazioni e filmati. Verranno creati spazi di condivisione fisica e digitale dell’esperienza vissuta così che ci si possa immergere nell’immaginare dell’artista giapponese. Una delle installazioni, posta al centro di Fireflies on the Water, è una stanza che è stata pensata per essere visitata in totale solitudine. Infatti l’ingresso è previsto per una persona alla volta. Si tratta di un ambiente buio, rivestito da tutti i lati di specchi e al centro vi sarà una pozza d’acqua in cui sporge una piattaforma simile a un molo con centocinquanta piccole luci appese al soffitto che richiamano, appunto, le lucciole. L’installazione ha lo scopo di trasmettere un senso di quiete.
Durante la mostra ci sarà anche un vasto programma di laboratori dedicati a scuole e famiglie. Infinito Presente è una mostra particolarmente inclusiva che è completamente accessibile anche ai non vedenti, attraverso visite guidate in LIS. Sicuramente un’occasione da non perdere per gli amanti dell’artista giapponese, ma anche per chi vuole vivere un’esperienza completamente nuova e immersiva in un viaggio verso una dimensione altra, diversa.
