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«Vivo in un mondo di forme e colori»: Vanessa Bell e la sua pittura

Sarah Brandi di Sarah Brandi
30 Giugno 2021
in Lapis
Tempo di lettura: 4 minuti
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Chi non hai mai letto il nome di Virginia Woolf? Di certo, sono pochi coloro che non hanno mai sentito parlare della famosa scrittrice britannica morta suicida all’età di 59 anni. Altrettanto pochi, però, sono quelli che conoscono Vanessa Bell, pittrice all’avanguardia dalla bravura immensa, oscurata dalla fama della più celebre sorella romanziera.

Venuta al mondo nel 1879, Vanessa Bell – nata Stephen – muore nel 1961. Durante la sua lunga vita è molte cose, ma soprattutto donna indipendente, sorella, madre e pittrice.

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Come quella di Virginia, la sua esistenza è a lungo fortemente condizionata dalla restrittiva morale vittoriana e dalla società patriarcale, che non ritiene le donne adatte alla vita sociale. Vanessa, infatti, è costretta a vedere i suoi fratelli frequentare le migliori scuole dell’Inghilterra, mentre lei e sua sorella sono obbligate a educarsi in casa. Tuttavia, il padre, il famoso storico Leslie Stephen, la lascia sperimentare con la pittura. Nel 1896, quindi, inizia a frequentare una scuola d’arte e nel 1901 studia la materia della sua passione alla Royal Academy.

Non molti sono i quadri che l’artista ha dipinto prima del 1901 conservati ancora oggi. Ciononostante, queste poche tele, anche se tradizionaliste per i soggetti, rivelano già un uso vibrante del colore.

Con la morte di Leslie nel 1904, Vanessa si libera di quella morale che le sta stretta e, con i suoi fratelli, lascia la casa in cui è nata per trasferirsi a Bloomsbury. È qui che la sua vera avventura come pittrice e donna fuori dagli schemi inizia.

La casa degli Stephen diventa ben presto un punto di incontro per intellettuali e artisti, in particolare il giovedì sera quando si trasforma nella sede delle riunioni di quello che diventerà poi il famoso Bloomsbury Group. La cerchia di Bloomsbury pratica costumi inusuali per l’epoca: la libertà di pensiero, di parola e anche quella sessuale sono alla base dei loro principi. Vanessa si adegua a questi costumi, potendo dar sfogo a quell’animo libertino e ribelle che sempre l’ha caratterizzata.

Nella nuova abitazione, la donna può finalmente avere uno studio tutto suo per creare con la pittura. A questo periodo, appartengono dipinti che sono per lo più nature morte e ritratti, le cui pennellate vogliono raccontare la vita quotidiana della pittrice.

Nel 1910, a Londra, si tiene la prima mostra post-impressionista inglese. Tuttavia, la Bell non vi partecipa come artista, ma da spettatrice, e ne rimane estremamente colpita. Ispirata da questi pittori che cercano di catturare i sentimenti e di andare oltre la mimesi, accoglie nella sua pittura l’influenza delle avanguardie francesi, dei Fauves, di Matisse e del Cubismo. La pittrice inizia, così, a sperimentare: usa il colore in maniera non naturalistica, dipinge ritratti senza volto, dal 1914 approda persino all’astrattismo. Le sue opere diventano semplici sagome riempite da colori vibranti. L’anno dopo, la pittrice ritorna alla pittura figurativa, ma lo fa sempre in maniera innovativa: le sue tele sono semplici con pochi dettagli usati per disegnare ciò che vuole rappresentare.

Vanessa non si limita a dipingere, si dedica anche alle arti applicate e all’interior design partecipando agli Omega Workshops organizzati da Roger Fry. Decora ventagli, gonne, porcellane, tutto ciò che può essere usato nella vita quotidiana. Per di più, collabora con la casa editrice fondata dai coniugi Woolf, la Hogarth Press: in particolare, cura tutte le copertine dei romanzi della sorella, di cui è severa critica, attraverso le quali, con l’uso dei colori e con motivi floreali, cerca di trasmettere quei processi psicologici che tanto affascinano Virginia.

Mentre sperimenta con la pittura, quindi, l’artista sperimenta anche nella vita. Si occupa costantemente della sorella, diventa moglie e madre. Nel 1907 sposa il critico d’arte Clive Bell, ma ciò non la trattiene dall’intraprendere diverse relazioni extraconiugali. Ha molteplici amanti, tra cui Roger Fry e il pittore dichiaratamente omosessuale Duncan Grant, con il quale ha anche la sua terza figlia, Angelica Garnett, che racconterà della madre nell’autobiografia Ingannata con dolcezza.

Ritiratasi nel Sussex, a Charleston, prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, continua a dedicarsi al suo amore per la pittura. Dopo un lungo periodo di sperimentazione, però, nel 1920, fa ritorno a un uso più tradizionale di forme e colori. Muore nel 1961 a causa di un tumore al seno.

Vanessa Bell, seppur dimenticata fin a poco tempo fa, è stata una delle pittrici più all’avanguardia del suo tempo. Dipingendo per il piacere di farlo, senza cercare l’approvazione di chi l’ha circondata, il suo atteggiamento disinvolto nei confronti dell’arte ha rispecchiato quello avuto nei confronti di una vita che ha cercato di rappresentare nei suoi quadri. Così come la sorella ha tentato di catture le impressioni che colpiscono la mente e che per lei sono state l’essenza dell’esistenza nei romanzi scritti, Vanessa nella sua pittura ha provato a immortale per sempre i suoi sentimenti e le sue emozioni, poiché, per lei, una grande artista comunica cosa sente, non cosa vede.

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