Ci sarà un motivo se la chiamano oro blu: l’acqua è la più preziosa delle materie prime, una risorsa dalla quale dipendono molteplici attività e senza la quale la vita neanche esisterebbe. La sua preziosità non si ferma, infatti, al semplice bisogno di idratarsi o d’igiene, ma costituisce un elemento fondamentale anche per i processi industriali e, soprattutto, per l’agricoltura. Eppure, sebbene essa sia tanto essenziale quanto limitata, è la risorsa più soggetta agli sprechi.
L’Italia, al momento, è in pieno allarme siccità: quest’anno sono andati perduti 23.4 miliardi di metri cubi d’acqua – pari al volume contenuto nel lago di Como – e l’inverno da cui siamo usciti non ha affatto aiutato. È stato, infatti, il più caldo degli ultimi trent’anni, con una scarsità allarmante di precipitazioni. Un panorama di questo tipo preannuncia inevitabilmente un’estate problematica durante la quale al forte caldo si aggiungerà la scarsità delle risorse idriche. La situazione è poi ulteriormente aggravata dal processo di desertificazione già in atto. E non è solo colpa del riscaldamento globale, che modifica i climi di tutte le aree del mondo e che sta trasformando il nostro in un più torrido clima tropicale. La causa risiede anche nell’intensivo sfruttamento dei terreni: molta della terra italiana utilizzata per l’agricoltura non è in realtà predisposta al tipo di colture che ospita e richiede una quantità di acqua molto maggiore. In più, l’utilizzo di pesticidi contribuisce a renderla sempre più arida e assetata.
Con un quadro del genere risulta ancora più allarmante, allora, che l’Italia sia in cima alla classifica europea per spreco e consumo di acqua. Il consumo medio annuo pro capite è infatti tra i 156 e i 160 metri cubi, un dato sconcertante se confrontato con i 90 francesi e i 60 tedeschi. E il nostro Paese è anche ai primi posti a livello mondiale per quanto riguarda il water footprint, cioè l’indicatore del consumo di acqua dolce utilizzata per produrre e usufruire di beni e servizi.
Ma se l’Italia utilizza tanta, troppa acqua in più degli altri paesi, la colpa non è tutta da imputare all’utilizzo improprio da parte dei singoli consumatori. Anzi, i dati in tal senso non sono poi così diversi da quelli del resto dell’Europa. Il problema risiede, invece, nello spreco – spesso sottovalutato – delle risorse. Si tratta di dispersione idrica, cioè del fenomeno per cui non tutta l’acqua dolce prelevata alla fonte arriva a destinazione. Miliardi di litri si perdono letteralmente sulla strada a causa di un sistema di trasporto molto datato. La dispersione idrica media in Italia è del 42%, ma ci sono zone in cui rasenta addirittura il 75%. Certamente la distanza tra la sorgente e i centri abitati rappresenta un grosso problema, tant’è che più i Comuni sono lontani dalla fonte, maggiore è la dispersione. Ma la colpa più grande è da attribuire alla scarsa, se non inesistente, manutenzione degli impianti.
Infatti, circa il 60% della rete idrica italiana ha più di trent’anni e il 25% supera addirittura i cinquanta. Lungo il percorso che l’acqua compie da sorgente a ricevente, le perdite sono numerose e dipendono in gran parte dalle vecchie infrastrutture. Una manutenzione costante andrebbe fatta ogni anno per cercare eventuali perdite, ma questo tipo di controlli diminuirebbe troppo i ricavi delle aziende di distribuzione, che di fatto evitano di farlo. Ma ora la situazione risulta drammatica: a causa dell’obsolescenza delle condutture, sarebbe necessario un investimento di 3.6 miliardi di euro per raggiungere gli standard europei.
A inizio anno sembrava ci fosse l’intenzione di porre rimedio a questo grave spreco. Il Ministero delle Politiche Agricole aveva infatti proposto una strategia nazionale per il risparmio idrico, ma l’emergenza COVID ha inevitabilmente rimandato ogni iniziativa. Adesso, però, si inizia a fare i conti con i danni che un problema troppo a lungo trascurato può causare. Negli ultimi vent’anni la siccità ha causato danni all’agricoltura per oltre 15 miliardi di euro e la stessa Ministra Bellanova insiste sulla necessità di sbloccare i finanziamenti destinati alle opere nel settore dell’irrigazione e della bonifica idraulica.
Certo un po’ di riguardo da parte dei cittadini non guasterebbe. Anzi, basterebbe modificare leggermente le proprie abitudini per risparmiare moltissima acqua, ma è comunque necessario un intervento sulle infrastrutture per limitare al minimo lo spreco. La siccità e l’estate che stiamo attraversando non faranno certamente sconti e il bisogno di acqua continuerà ad aumentare insieme al caldo crescente che il riscaldamento globale ci impone. E purtroppo quello delle risorse idriche è un problema a lungo trascurato, ma che non può essere più rimandato, perché se l’acqua è l’origine della vita, la sua mancanza ci costerebbe cara.