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Salotti letterari: ricostruiamo il valore del dialogo

Fiorella Franchini di Fiorella Franchini
9 Novembre 2021
in Lapis
Tempo di lettura: 4 minuti
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Nella tradizione culturale occidentale il salotto letterario ha un’origine antica. Già nel mondo classico, in Grecia e a Roma, era in uso riunirsi presso un maestro, un padrone di casa, per confrontarsi e discutere, in compagnia di amici, di arte, letteratura, politica. Pensiamo al Symposium greco, ai circoli augustei di Mecenate o ai sodalitates litterarum dell’Umanesimo, fino ai Caffè dell’Ottocento e del Novecento. Caduti un po’ in disuso con l’avvento delle nuove forme di comunicazione, sono tornati da qualche decennio in voga, a contrastare l’anonima e asettica dialettica dei social media. Restano immutate, tuttavia, in ogni epoca, alcune specificità come il carattere libero e volontario dell’incontro nonché le affinità socio-culturali. A parte l’istituzionalizzazione di alcuni circoli, riconosciuti anche giuridicamente, essi infatti hanno sostanzialmente conservato una natura extra-istituzionale, ubicandosi in case private o presso attività commerciali, caffè e trattorie. Un famoso salotto letterario, ad esempio, fu quello detto cameretta, in casa Porta, cui partecipavano Manzoni, Grossi, Berchet, o la trattoria in via Bagutta, a Milano, in cui si ritrovavano nel 1926 Riccardo Bacchelli, Adolfo Franci, Orio Vergani e Mario Soldati.

Anche a Napoli letterati e artisti hanno sempre amato riunirsi in case, locali o librerie per argomentare dinanzi a un buon caffè ogni sorta di tema culturale, dalle sedute spiritistiche alle disquisizioni filosofiche, dall’ultimo libro ai temi di attualità. Accanto alla storica Saletta Rossa di Guida a Port’Alba, troviamo il famoso Caffè Gambrinus, il Caffè Intra Moenia e il Caffè Evaluna, derivato dall’antica libreria e conosciuto per la particolare attenzione ai temi femminili. Lungo via Mezzocannone, invece, sorge il Caffè Archeobar, sala libreria e anche sede dell’Associazione degli archeologi napoletani TerrAntiqua, volto alla valorizzazione culturale del territorio e frequentato dagli studenti universitari. Achille della Ragione, inoltre, ci racconta del Salotto di Donna Elvira tenuto per più di dieci anni nella sua villa di Posillipo, figlio di un’antica tradizione familiare, del Salotto giallo del magistrato irpino Giovanni Masucci, che si riuniva ogni martedì e tra i partecipanti aveva Émile Zola, Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli, e quelli del Principe Tricase, della Marchesa Sessa e della famiglia Barracco, mentre Benedetto Croce si poteva incontrare giovanissimo nel cenacolo letterario di Riccardo ed Enrichetta Carafa D’Andria.

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Tra i cenacoli privati contemporanei, un grande lavoro di diffusione culturale è esercitato dal Caffè Philo della giornalista Rita Felerico che quest’anno festeggia il decennale. Erede della tradizione del café philosophique del Settecento, nato in Francia come esercizio dell’opinione e della discussione, alterna pomeriggi casalinghi a incontri in pubblici locali ispirati a temi filosofici e d’attualità, come le mutazioni dell’uomo macchina di qualche anno fa o il disagio che sarà trattato nei prossimi mesi con una lectio magistralis del prof. Berardo e della prof.ssa Maria Donzelli, ospite la Comunità di Sant’Egidio. Gli incontri saranno articolati coinvolgendo ambiti diversi, dalla filosofia alla musica, dalla letteratura al teatro, dall’arte alla poesia, e personaggi del mondo culturale come Giovanna Borrello, fondatrice di METIS, unica scuola di alta formazione nel Sud per counselor filosofico, le amiche dell’Associazione Eleonora Pimentel con Esther Basile, le giornaliste Donatella Trotta e Carmela Maietta e tanti altri artisti, scrittori, attori, con lezioni tenute da esperti, presentazioni di libri, performance teatrali, serate musicali. La scrittrice Patrizia Milone, organizzatrice da cinque anni degli incontri Nel Salotto di Patty, ha invece scelto una formula più classica che, tuttavia, ha il vantaggio di avvicinare scrittori conosciuti e meno noti al mondo della scuola e della società civile, proponendo una lettura preventiva e poi sviluppando il dibattito tra gli autori, gli insegnanti e gli appassionati di narrativa. Un confronto stimolante per gli autori che, esonerati dall’obbligo commerciale di promuovere l’acquisto, possono raccontare in prima persona la genesi della propria opera, verificare il coinvolgimento diretto dei lettori, senza barriere narcisistiche, noiose dissertazioni o scoraggiante indifferenza. I prossimi appuntamenti vedranno, tra gli altri, Alessio Arena con La notte non vuole venire (Fandango Edizioni), Adriana Assini con Agnese, una Visconti (ed. Scrittura e Scritture), e ad aprile Lia Levi, Premio Strega Giovani, con il suo libro Stasera è già domani  (ed. E/O).

L’elenco dei salotti letterari sarebbe, tuttavia, lunghissimo e cresce in maniera esponenziale, dimostrando che il diffuso dibattito sul web non soddisfa le esigenze del pubblico dei lettori e neppure quello degli autori. Se, dunque, è vero che le nostre abitudini di lettura e d’interazione stanno cambiando, gli ultimi dati statistici sconfessano l’affermazione di Luca Sofri secondo il quale il libro non è più l’elemento centrale della costruzione della cultura contemporanea. Ne consegue che anche il confronto personale e la discussione diretta restano momenti di profonda e insostituibile crescita individuale che nessuno strumento di espressione digitale riesce ancora a surrogare poiché essi rappresentano un bisogno antropologico insopprimibile. C’è la speranza, dunque, di recuperare attraverso il dialogo, con lo stare gli uni di fronte agli altri, il rispetto reciproco, il dovere di esporre se stessi alla forza e al rigore del ragionamento. Forse un’utopia, ma è con i piccoli sogni che si costruisce il progresso civile. Crediamoci.

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