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Il Fatto

Renzi direttore de Il Riformista: cosa avrà in mente?

Presidente del Consiglio per trentaquattro mesi, Segretario del Partito Democratico per quattro anni e tre mesi, attualmente senatore in quel Senato della Repubblica che voleva abolire con il referendum del 4 dicembre 2016 e da cui uscì clamorosamente sconfitto: Matteo Renzi affronta una nuova avventura come direttore editoriale de Il Riformista, meglio conosciuto come il quotidiano dell’imprenditore Alfredo Romeo che Napoli ricorda per le tangenti pagate in cambio di appalti al Comune nei primi anni Novanta da lui stesso confessate, poi condannato in Appello con una sentenza annullata per intervenuta prescrizione, e durante la prima sindacatura de Magistris estromesso da Palazzo San Giacomo dove gestiva il patrimonio immobiliare.

Il neodirettore che succede a Pietro Sansonetti passato all’Unità, il quotidiano che fu organo ufficiale del Partito Comunista e oggi nelle mani dello stesso Alfredo Romeo, dovrà ora dividersi tra Senato, Paesi Arabi e Il Riformista, un’attività non da poco che genera più di qualche sospetto: certamente non mirata soltanto a dare sfogo a tutti i veleni accumulati ma comunque un cambio di passo se si guarda anche al distacco dall’operazione Terzo Polo che dovrebbe concretizzarsi con la fusione delle due realtà politiche dopo l’estate. Un’operazione che appare gestita unicamente da Carlo Calenda, il quale anche stavolta ha abilmente trovato i termini giusti per spiegare la recente batosta in Friuli che ha sconfessato un avanzamento dello 0,3%, come da sondaggio de Il Foglio.

Un atteggiamento di distacco alquanto discutibile da parte di un personaggio che ha fatto sempre prevalere la sua presenza, mettendo in ombra chiunque si anteponesse alla sua persona. Una notoria arroganza che indusse il Primo Cittadino partenopeo a dichiarare Napoli città derenzizzata per il fare per niente istituzionale nei confronti di chi aveva la responsabilità comunale e, non ultimo, dopo l’estromissione dalle decisioni su Bagnoli promettendo anche l’impossibile realizzazione in pochi mesi di una spiaggia con relativa bonifica.

Tutto questo appartiene a uno dei tanti momenti della vita di un politico che aveva creato molte aspettative in buona parte del Paese e che in nome di una pur condivisibile riforma istituzionale volle fortemente trasformare un referendum in un sondaggio personale, sottovalutando un po’ troppo la volontà popolare che evidentemente non era d’accordo con il suo modo del tutto anomalo di esercitare il proprio ruolo.

Un consenso straordinario alle primarie del PD che lo elesse segretario, quel Partito Democratico che in poco più di quattro anni portò allo sfascio, la rottamazione di una formazione politica già in grandi difficoltà ma soprattutto di se stesso con successive azioni distruttive rivolte, poi, al Paese. Una mina vagante della democrazia, come lo abbiamo definito sin dagli inizi, che ancora sembra non aver compiuto per intero l’opera e il Terzo Polo che puntava a superare il 10% e ora pare destinato a contare i decimali, sempre che dal cilindro dei due geni della politica inutile e piccina non nasca l’idea del secolo.

Comincia la nuova fase renziana, anche se come dichiarato dovrebbe essere a termine (un anno). Per quale motivo sarà tutto da scoprire l’utilizzo diretto e personale dell’informazione, seppur non nuovo in questo Paese. Quell’informazione che più volte abbiamo chiamato killer, mirata, difficile da contrastare ma possibile con gli stessi mezzi. Le ospitate nelle trasmissioni televisive cosiddette di approfondimento potranno avere sempre la disponibilità del direttore e non del senatore Matteo Renzi senza dover ricorrere al bilanciamento tra le varie forze politiche. Meglio mantenere una presenza continua ed evitare qualsiasi ombra.

«Renzi ha fatto un passo indietro e mi ha dato la leadership, io mi prendo la responsabilità della politica» così Calenda poco più di un mese fa lasciando tutti a bocca aperta. Matteo Renzi che cede il comando della nave e resta buono, in silenzio per tutto questo tempo fino alla scelta giornalistica. Una nuova mina ben orientata è in preparazione. Dalle mie parti si dice: è carta conosciuta e, aggiungo, ben collaudata.

Non tarderà la verifica di quanto fin qui affermato. Il clima generale nelle opposizioni non è dei migliori: al di là dei proclami e delle grandi capacità comunicative della neosegretaria del PD, ancora tardano a farsi notare gli effetti del cambio di passo, l’ipotizzata scissione non sembra del tutto scongiurata e la posizione unitaria sulla guerra non appare così semplice come la sostituzione dei capigruppo in Parlamento.

Come sempre c’è chi è più furbo di altri a stare sulla riva del fiume e al neodirettore, certamente con un occhio a Il Riformista e l’altro a quanto accade in quella che fu la sua casa, non sfuggirà nulla perché anche sulle rovine si costruisce il proprio futuro.

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