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“Quaderno ideale” di Brenda Lozano: appunti di metamorfosi ordinarie e mitiche attese

Annarita Genova di Annarita Genova
28 Ottobre 2022
in Billy
Tempo di lettura: 4 minuti
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Il titolo originale è Cuaderno ideal e si tratta del nuovo romanzo della messicana Brenda Lozano, pubblicato di recente da Alter Ego Edizioni nella traduzione di Giulia Zavagna. Autrice del già famoso Streghe (stampato nel maggio 2021), in Quaderno ideale la Lozano lascia il Messico in sottofondo, nei non troppo distanti colpi di pistola, per proseguire in una quotidiana odissea di riflessioni appuntate su un quaderno di marca Ideal, le introvabili Moleskine messicane.

È la storia di un’attesa frapposta e parallela a due traiettorie: quella del viaggio intrapreso da Jonás, verso un esclusivo dolore familiare, e quello simultaneo della protagonista, che comincia il suo viaggio di parole sul quaderno impiegandole come mezzo per avvicinarsi a lui, il suo compagno, mentre spera che ritorni presto a dormire nel loro letto. Una Penelope di oggi, ma con le stesse insicurezze, forse meno velate, in compagnia di amici fidati e del gatto nero di nome Telemaco, distende e disfa quotidianamente, lungo gli spazi ordinati della pagina bianca, una serie di scritti e pensieri misti tra favola e realtà, nell’attesa che la musica riprenda!

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Frequenti sono i nomi e i riferimenti epici, dall’Iliade a Le Metamorfosi di Ovidio, come frequenti sono quelli letterari che finiscono per passare per il brano Wild is the Wind di David Bowie e sfociare in un reale in cui una volta le è sembrato di vedere il poeta Fernando Pessoa al banco della frutta del mercato. Visioni fantastiche entrano allora nel quotidiano e nel diario di una donna che trascrive un mondo più aperto, a misura di ognuno, anche bizzarro se è necessario. Ossessionata dall’elegante nano del quartiere, la donna fa un continuo confronto con le scale di misura e con la media, quella che, secondi certi calcoli predisposti, stabilisce chi rientra o meno nella norma comune.

Un quaderno ideale in età riproduttiva apre le sue due pagine anche se è tardi, si apre perfino la domenica a notte fonda, come ora. Alla pressione sociale circa tempi e comportamenti e alla confusione di una solitudine a mezz’aria, la protagonista risponde tracciando e riempiendo righe, di ogni tipo e colore, pure a occhi chiusi, che finiscono per percorrere inevitabilmente la linea paterna e la linea materna. È una questione di scale, in cui si chiede se bisogna scendere o salire e, intanto, non le resta che fermarsi e osservare: è in mezzo al mare, al vento, in mezzo all’istante presente e alla distanza che la separa dal suo Ulisse.

L’ideale è sempre più grande o più piccolo della realtà. L’ideale si trova su una scala diversa. Penelope di Itaca ma anche Alice nel Paese delle Meraviglie, la narratrice si concede di essere su un’altra scala rispetto alla cosiddetta “vita produttiva”, si concede domande inservibili e commenti senza fronzoli, a parte quegli attributi utili a sognare. Così, mentre la cancelleria potrebbe prendere vita in un epico scontro e Proust potrebbe essere un suo amico immaginario, ella ritorna con la memoria a un incidente personale, a forme diverse di vita passata, al momento esatto in cui ha incominciato a disconoscersi.

Pensa che anche il suo quaderno debba essere stato qualcos’altro in una vita passata, probabilmente un arbusto, perché oggi lo spazio di quelle pagine è per lei un locus amoenus, nel quale potersi prendere la licenza di essere sentimentale e suonare la chitarra. Il quaderno ideale è una musica tascabile, si possono fare delle prove, può scrivere anche mentre cammina, può portarlo ovunque o può utilizzarlo per rivolgersi a qualcuno che non ha mai conosciuto ma che sente vicino. Perciò decide di regalarne uno al compagno che parte per la Spagna, in modo da avere due quaderni gemelli che ignorano le rispettive intime avventure ma possono riuscire lo stesso a comunicare, nonostante la distanza attuale, come il gioco del telefono con il filo e due bicchieri.

Il quaderno ideale è, infine, lo specchio nel quale osservare le proprie metamorfosi. Clarice Lispector dice che lo specchio è l’unico materiale inventato che è naturale. Io sono nata in Messico, in quella parola riflessa ovunque: in Messico, a Città del Messico, nell’Hospital de México. Fuori dal quaderno c’è un paese difficile, docile solo se visto dal finestrino dell’aereo, che registra un continuum di morti violente e pericolo in agguato e che viene trasposto sulla carta attraverso gli spazi vuoti e le denunce alla politica, inadeguata, dannosa, accompagnate dall’amara considerazione che la letteratura qui è utile solo a decorare il giardino: il nano del quartiere così elegante, e tutto quello che lo circonda così malridotto.

E se la Dafne della mitologia è riuscita a trasformarsi in un albero rivolgendo al cielo una semplice preghiera, la protagonista di Quaderno ideale spera ci possano riuscire anche le parole scritte a generare metamorfosi ordinarie, a sciogliere i fili delle storie per intrecciarli in una nuova forma, o direttamente per superare ogni mitica attesa e raggiungere, come una rondine, il proprio luogo ideale, la propria ideale persona.

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