• L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Mar dei Sargassi
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

“Pink Tank”: donne al potere, potere alle donne

Marina Finaldi di Marina Finaldi
22 Dicembre 2019
in Billy
Tempo di lettura: 6 minuti
Share on FacebookShare on TwitterInvia su WhatsApp

Secondo la filosofa Simone de Beauvoir, l’uomo – il maschile – racchiude, nella nostra società, il concetto stesso di umano, tant’è che in molte lingue il maschile fa anche da genere neutro: la donna non sarebbe, dunque, un soggetto alla pari nell’equazione di umanità poiché trova una definizione del sé solo nella sua relazione con il maschile, nell’essere non-maschio. È l’inessenziale di fronte all’essenziale, è l’altro perenne, quello al confronto del quale ci si sente invincibilmente, virilmente, superiori. Quando questa illusione di superiorità viene infranta dalla presenza di una donna in un contesto ritenuto d’appannaggio maschile, dunque, crollano le certezze di supremazia, ci si sente minacciati. Le donne al potere fanno paura.

La politica è forse l’attività che associamo più spesso all’idea di potere. Sulle donne che scelgono di perseguire la vocazione e la carriera politica si riversano le attenzioni morbose dell’opinione pubblica. Lo scorso agosto, ad esempio, mentre prendeva forma la nuova coalizione di governo, Teresa Bellanova, Ministro dell’Agricoltura, è stata bombardata di insulti sui social network per il suo abito. Se si prova a digitare Maria Elena Boschi nella barra di Google, invece, le prime queries predittive del motore di ricerca sono Instagram, fidanzato, altezza, vita privata, figli. Mara Carfagna, poi, è da sempre bersaglio di commenti sessisti legati al suo aspetto. Così come Laura Boldrini è stata paragonata a una bambola gonfiabile e ha ricevuto minacce di morte.

Può interessartianche...

“La Cecilia”: dare nome al corpo, dare forma all’io

“Il sesso degli alberi” di Alessio Arena, della bellezza e dell’orrore di sentirsi altro

“La teoria del salto”, o l’arte di svelarsi alla Verità

Di sessismo e potere si occupa Serena Marchi in Pink Tank, una raccolta di interviste alle donne italiane in politica, pubblicata di recente da Fandango. Il mercato editoriale nostrano sembra aver intercettato, negli ultimi anni, l’esigenza del pubblico di vedere finalmente messe a nudo le crepe del sistema sociale occidentale, di vedere rappresentato un punto di vista divergente, che restituisca una storia ai soggetti che dalla storia vengono messi ai margini. Tra questi, ci sono i racconti delle donne lontane dal ruolo secolare di mogli, madri e angeli del focolare. Il pensiero femminista si reinventa tra gli scaffali delle librerie, diventa brand. A dover essere presa in considerazione, per tale motivo, non è più solo il contenuto del libro, ma la funzione che il libro come oggetto svolge nella società digitale.

Non siamo più esclusivamente interessati a cosa il testo abbia da dirci, ma anche a mostrare  sui nostri profili pubblici cosa quel testo dica di noi. La copertina, che prima serviva ad attrarre e stimolare la curiosità, oggi assume anche la funzione di attributo del lettore. Perciò, sì, i libri vanno giudicati anche dalla copertina. E su quella di Pink Tank un grosso carro armato di un bel rosa acceso sgomita per la nostra attenzione, la canna del fucile un simbolo di Venere riottosamente puntato all’insù. Il sottotitolo ci avverte che quello che stiamo per leggere è un libro sulle donne al potere e sul potere alle donne. Un potere per il quale, intuiamo dall’immagine non propriamente pacifica, bisogna lottare con ogni arma per ottenere. Le premesse sono, dunque, quelle di un nuovo, dirompente manifesto femminista.

donne-potereSerena Marchi raccoglie le testimonianze di diciotto donne che occupano, o hanno occupato, un posto nelle stanze dei bottoni. Sceglie interlocutrici di ogni partito o colore politico, alternandole all’interno della raccolta per età, visione ed esperienza. A ciascuna di loro vengono poste tre domande: sulla propria infanzia, sul potere femminile e sulle quote rosa. La giornalista non interviene mai a interrompere la narrazione, non cerca di forzare un punto di vista in particolare. Unica eccezione è la prefazione in cui la Marchi, con intento un po’ provocatorio, esorta il lettore a fare un gioco: coprire i nomi delle intervistate e provare a rendersi conto da sé che, nonostante le differenze di percorso e di vita, le conclusioni tratte da ciascuna sullo stato del potere femminile in Italia non sono poi così diverse come ci si aspetterebbe.

Una volta che si arriva alle interviste vere e proprie, però, qualcosa si incrina. C’è, infatti, un fil rouge inequivocabile nelle conversazioni con queste diciotto donne della politica: la retorica. Nessuna intervista riesce a uscire dagli schemi di contrapposizione tra il maschile e il femminile. Si rincorre il tentativo di restituire una definizione di potere diversa, alternativa. Il potere del maschio è competitivo, violento, punta alla conquista, all’istituzione di un capo unico da seguire. Il potere femminile, allora, è la rete, la cooperazione, la squadra dove tutti prosperano e hanno cura l’uno dell’altro. Una donna leader è diversa da un uomo leader perché è meno interessata al potere per se stessa. Si passa dall’elogio della caratteristica femminile per antonomasia, il multitasking, all’assolutismo che le donne sono più brave in tutto, che siano biologicamente programmate per essere generose e salvifiche. Un posto d’onore è occupato dall’eroico canto dell’uomo che sceglie di stare al fianco di una donna potente, sacrificando la virilità per la riconoscenza. E non importa quante grandi personalità si intervistino sull’argomento: il nemico più grande delle donne saranno sempre le donne.

Il messaggio, che pure vuole essere positivo, di speranza, femminista in un modo un po’ ingenuo, si trova a percorrere il tragitto dalla carta alla mente del lettore in bilico sul burrone dei cliché. In qualche caso, fa capolino lo sgradevole sospetto d’aver scorto un sottotesto più pericoloso della retorica, uno che racconti di più sul potere di quanto non facciano le sequenze di frasi infarcite di stereotipi recitati in buona fede. I background delle politiche intervistate sono tutti simili: donne di buona famiglia, della media o alta borghesia, che hanno avuto la possibilità di studiare in ottime scuole, formarsi, affermarsi e decidere quale strada intraprendere restando fedeli a se stesse grazie ai mezzi che avevano a disposizione. Per alcune la politica è arrivata come evoluzione naturale del proprio percorso, per altre è stata una folgorazione a ciel sereno. Moltissime sono impegnate in battaglie sociali di tutto rispetto. Quasi tutte accarezzano l’idea che alla base della presenza ancora così sparuta di donne nei luoghi di potere ci sia una qualche inclinazione alla sottomissione o alla timidezza. Questa sottomissione non è, però, innata: spesso deriva dall’assenza di mezzi che diano alle donne appartenenti alla vasta platea del popolo, la libertà e il privilegio di scegliere per sé.

Non c’è accusa di pavidità che tenga: nel nostro sistema, l’emancipazione vera è possibile solo attraverso il raggiungimento dell’indipendenza economica. Lo affermava già Virginia Woolf, quando, nel corso delle conferenze che furono poi raccolte all’interno del celebre Una Stanza tutta per Sé diceva che una donna, per poter creare arte e scrivere, deve avere i soldi e una stanza tutta per lei. Alcune, la maggior parte a dire il vero, il potere semplicemente non possono permetterselo. Il che ha perfettamente senso nel nostro sistema socio-economico. Non ha senso, invece, nell’ottica di un dibattito sul potere. E siccome l’unico potere concepibile è quello di stampo patriarcale, le donne che riescono a sedere al tavolo delle discussioni scendono a compromessi con il sistema pur di ottenere a poco a poco qualche conquista (la legge sull’aborto, il divorzio, il diritto di voto).

Siamo talmente radicate in questo modo di pensare che l’unica alternativa al potere che riusciamo ad articolare è un gioco di contrari del sostantivo maschile singolare. Il sottotesto si esprime anche attraverso la scelta delle intervistate di esprimersi con il pronome inclusivo noi solo al momento dell’enunciazione di pregi e difetti della femminilità. Un effetto particolarmente straniante è causato, invece, dall’utilizzo della terza persona plurale o del si impersonale quando la discussione sul potere vero e proprio entra nel vivo, quasi a voler rimarcare il fatto che si tratti di  un’astrazione, distante anni luce dalle donne.

Ci si aspetterebbe, da un libro con un carro armato in copertina, un approccio meno accomodante nei confronti del patriarcato che chiaramente aborra. Tuttavia, la scelta dell’autrice di lasciare il lettore libero di trarre le proprie conclusioni è una misura indovinata. In questo modo, è possibile darne sempre interpretazioni differenti. Le interviste possono essere lette come singoli documenti che restituiscano un quadro fedele dell’Italia degli ultimi decenni. Possono fungere da spunto di riflessione o da punto di partenza per un’indagine più approfondita della disparità di genere nel nostro Paese, potrebbero addirittura indirizzare qualche giovane donna verso la politica. Dipenderà, un po’, da quel che il lettore cerca nel libro, a patto di non farsi ingannare dalle premesse rivoluzionarie.

Prec.

Lettera a Said, un amico curdo-siriano

Succ.

Le ville romane a Napoli, la città degli “otia”

Marina Finaldi

Marina Finaldi

Articoli Correlati

cecilia
Billy

“La Cecilia”: dare nome al corpo, dare forma all’io

18 Giugno 2025

È da poco cominciata l’estate quando Cecilia scopre di avere il nome di un verme. L’aria è già calda, intrisa di sudore e mare, e qualcosa dentro inizia a mutare forma. Non è il primo cambiamento – il corpo...

alessio arena il sesso degli alberi
Billy

“Il sesso degli alberi” di Alessio Arena, della bellezza e dell’orrore di sentirsi altro

3 Giugno 2025

Alessio Arena non è uno scrittore. Mi spiego meglio: è molto di più. Alessio è la capacità, rara, di fare della parola la più alta forma di espressione, di lirica e incontro, così personale e autentica da non rischiare...

La teoria del salto
Billy

“La teoria del salto”, o l’arte di svelarsi alla Verità

15 Aprile 2025

Salvador Dalí. La mente di ognuno di voi, in questo momento, sta visualizzando il volto in bianco e nero del pittore ritratto da un fotografo dal nome francese, Philippe Halsman. Prima di volare da Parigi a New York, di...

primavera
Billy

Letture per attraversare con leggerezza la primavera

28 Marzo 2025

Da poco siamo entrati nell’equinozio di primavera e quale migliore consiglio se non una lista di letture adatte alla stagione tiepida, al risveglio dei sensi, alla fioritura della natura? Possiamo mettere da parte per questi mesi i romanzi più...

Succ.
ville-napoli-lucullo

Le ville romane a Napoli, la città degli “otia”

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I più letti del mese

  • porno napoli o napoli porno di deborah d'addetta

    Porno Napoli (o Napoli Porno, vedete un po’ voi)

    1343 shares
    Share 537 Tweet 336
  • Storia eretica del sangue mestruale

    967 shares
    Share 387 Tweet 242
  • Esorcisti e psichiatri: demoni o psicosi?

    851 shares
    Share 340 Tweet 213
  • Le ville di Napoli: Posillipo tra ricchi stranieri e alta borghesia (4° parte)

    362 shares
    Share 145 Tweet 91
  • Pier Paolo Pasolini e l’Italia dello sviluppo senza progresso

    722 shares
    Share 289 Tweet 181
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy policy

Direttore: Alessandro Campaiola

Registrazione al Tribunale di Napoli – Autorizzazione n. 35 del 15/09/2017

Le foto presenti in MarDeiSargassi.it sono reperite su internet, pertanto considerate di pubblico dominio.
Qualora il proprietario di una o più di queste dovesse ritenere illecito il suddetto utilizzo, non esiti a contattare la redazione affinché possano essere rimosse

Iscriviti alla nostra newsletter.

© Copyright 2024 Mar Dei Sargassi | All Right Reserved
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Anguilla
  • Viola
  • Margini
  • Lapis
    • Camera Chiara
  • Paprika
  • Ciak!
  • Billy
  • Bisturi
  • Archivio
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Cinema
    • Il Fatto
    • Interviste
    • L’opinione
    • Rubriche
    • Viaggi
    • Varie