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Papa Francesco: la forza e il coraggio delle idee

Antonio Salzano di Antonio Salzano
21 Gennaio 2024
in AZETA di Antonio Salzano
Tempo di lettura: 5 minuti
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Nella grande tragedia che il mondo vive dai primi mesi di quest’anno a causa del diffondersi di un virus che ha seminato già oltre un milione di vittime, una pandemia ben più diffusa propagatasi nel recente ventennio, o forse più, è quella della mediocrità che tiene le redini del potere politico mondiale. Basta dare un rapido sguardo ai leader del momento, incapaci di offrire risposte ai grandi temi che affliggono l’umanità, temi riguardanti la sopravvivenza della Terra, la vita di intere popolazioni martoriate dalle guerre, dalla fame, dalla sopraffazione, da un colonialismo dal volto nuovo.

A parlare di cambiamento climatico, di difesa del pianeta, delle espropriazioni delle terre e delle culture a danno degli indigeni calpestati da un atteggiamento predatorio, da nuove forme di colonialismo, alimentate dalla cultura dello spreco e dal consumismo, o di diritti fondamentali, non è certamente l’attuale Presidente degli Stati Uniti, negazionista del global warming, né il Presidente Putin, da sempre uterino in quanto ai temi ambientali, ma l’unico vero grande leader mondiale del nostro tempo, il primo pontefice venuto dal continente americano, dalla parte più povera e martoriata: Papa Francesco.

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Il suo pontificato, iniziato nel marzo del 2013, continua a scuotere lo Stato più piccolo del mondo con un terremoto lento ma continuo, facendo crollare istituzioni dalle radici ben salde nell’affarismo e scoprendo truffe ben congeniate con l’avallo di prelati senza scrupoli, facenti parte di quella curia romana da sempre protetta dai silenzi anche di qualche Papa oggi agli onori degli altari. Bergoglio ha letteralmente squarciato il velo dell’ipocrisia e dell’omertà sul triste fenomeno della pedofilia sul quale ha regnato da sempre il silenzio.

Abbiamo già avuto modo, in altra occasione, di sottolineare quanto questo Pontefice sia sotto attacco, e non solo da quel mondo ultraconservatore e integralista molto forte dentro e fuori le mura vaticane. E le sue posizioni, oggetto delle ultime encicliche, nonché le esternazioni di questi giorni sul mondo dell’omosessualità, lo stanno esponendo ulteriormente a rischi di ogni genere.

Nella sua recente enciclica sociale, Fratelli tutti – dopo la Laudato Si’, vero e proprio documento incentrato sull’ambiente –, Papa Francesco ha posto in risalto in maniera chiara e netta il fallimento del modello capitalistico che proprio la pandemia ha evidenziato, i populismi che estromettono il popolo e per i quali contano soltanto i leader e la massa, la fraternità e l’amicizia come uniche alternative per costruire un mondo migliore, senza ingiustizie o guerre, né la globalizzazione dell’indifferenza.

Un intero capitolo dedicato all’immigrazione, ai tanti uomini, donne, anziani e bambini in fuga da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali, da trafficanti senza scrupoli, persone che devono essere accolte, protette, integrate. La Politica basata sulla dignità umana, affinché la finanza non abbia un ruolo centrale, contro le speculazioni, contro la corruzione e il cattivo uso del potere. L’esaltazione dei movimenti popolari, definiti poeti sociali e torrenti di energia morale, da coinvolgere nella partecipazione politica, economica e sociale.

Parole forti, frutto di un pensiero coerente con quello che costituisce l’elemento su cui poggia la Chiesa, quel Vangelo troppo dimenticato e bistrattato da una parte di (in)fedeli, cristiani per tradizione, del cartellino da timbrare per la  presenza domenicale, dell’ostentazione dei simboli per mano di qualche leader manovratore delle masse. Una parte distratta o di utili idioti, in buona compagnia di pseudo-filosofi, giornalisti, opinionisti e funzionari del clero, capaci di scatenare campagne di odio anche nei confronti di Papa Bergoglio. Non ultime, le prime pagine di questa settimana dedicate a quanto detto nel docufilm Francesco del regista, produttore e direttore della fotografia, nato in Russia ma statunitense d’adozione, Evgeny Afineevsky, presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Roma, nella sezione Eventi Speciali.

«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo», non certamente una novità, nel pontificato di Papa Bergoglio, caratterizzato anche da aperture nei confronti del mondo LGBTQ+. Nel corso di una recente udienza generale, salutò i genitori dell’Associazione Tenda di Giornata dicendo: «Il Papa ama i vostri figli così come sono perché sono figli di Dio». E, in verità, anche alcuni cardinali, tra i quali Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, e il vescovo Marcello Semeraro, succeduto al cardinale Angelo Becciu, destituito dal Papa a seguito del coinvolgimento dello scandalo-truffa di bonifici milionari e spese pazze, più volte si sono espressi a favore del pronunciamento di parole chiare sul tema delle unioni civili.

Già nel 2013, nel volo di ritorno da Rio de Janeiro, primo viaggio internazionale in occasione della 28° Giornata mondiale della gioventù a pochi mesi dalla sua elezione, nel corso della consueta conferenza stampa, fu chiesto a Bergoglio di esprimersi sulle tanto chiacchierate lobby gay, domanda alla quale non si sottrasse: «Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, tutte non sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?».

Superficiali e pretestuose interpretazioni non mancheranno da parte di quanti si atterrano a una lettura filtrata dalla ormai consueta stampa, specializzata in killeraggio mediatico, tanto comoda ai leader che con grande furbizia hanno saputo strumentalizzare quella parte di (in)fedeli, portandola nelle piazze tra negazionisti, terrapiattisti, no vax e no mask, dando fuoco a immagini di Francesco, magari sventolando rosari e crocifissi in direzione del figlio di Maria della politica misera e mediocre.

Già in queste ore, ben individuati ambienti – dopo che anche un vescovo si era affrettato a chiarire che il matrimonio-sacramento è fondato sull’unione tra uomo e donna e che lo stesso Pontefice lo avesse più volte ribadito – stanno accusando il Pontefice di eresia, dimenticando che è di tutti gli uomini, qualsiasi sia il loro sesso, l’appartenenza alla comunità cristiana, e il Papa opportunamente ha detto mi sono battuto per questo, per la regolarizzazione delle unioni civili, per il riconoscimento di un diritto cui nessuno può pretendere di negare.

Mentre scrivo queste riflessioni, il mio pensiero va a don Tonino Bello, David Maria Turoldo, Carlo Carretto, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Giovanni Franzoni, Leonardo Boff, don Helder Camara – e al mai dimenticato amico Franco Alfarano – che combatterono e sognarono sperando in un testimone così grande per una Chiesa autentica fondata sul Vangelo.

–

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