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Mobilitazione nazionale per il personale del servizio sanitario e il SSN

Martina Benedetti di Martina Benedetti
11 Marzo 2023
in Rubriche
Tempo di lettura: 4 minuti
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Stiamo assistendo a un lento processo di demolizione di quelli che sono il SSN pubblico e i suoi principi. Come lavoratrice dell’Emergenza e Urgenza sento di cercare di restare a galla nel mare, sempre più profondo, del fallimento. Interfacciarmi con vittime di diagnostica tardiva, con persone scontente dei servizi di pronto soccorso e/o territoriali; molto spesso, con utenti senza educazione e/o supporto per accedere ai servizi, personalmente, è una pugnalata dritta al cuore. Quando leggo il caso di malasanità del giorno sulle cronache dei giornali e conosco perfettamente il problema che sta a monte dei disservizi, mi sento impotente.

Peccato non si faccia niente per risolverle queste problematiche. Perché quella del declino della sanità pubblica è una tematica che non mi fa dormire la notte. Se penso all’assistenza del futuro, vedo sempre più anziani soli, poveri, incapaci di accedere ai servizi e giovani che non riusciranno a prendersi carico di loro, nel pieno di un inverno demografico che ci travolgerà inesorabilmente. La popolazione avrà bisogni di salute sempre maggiori e, a oggi, mancano le condizioni per prenderli in carico.

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Azione, il partito di Carlo Calenda (attualmente nel cosiddetto Terzo Polo con Italia Viva di Matteo Renzi) organizza il 9 marzo, al Teatro Eliseo di Roma, una mobilitazione nazionale per il personale del servizio sanitario e il servizio sanitario nazionale. Trascendiamo dalla forza politica in questione in quanto, personalmente, sono stata invitata senza essere tesserata con Azione. La manifestazione era infatti aperta a tutti quelli che hanno a cuore il futuro della sanità italiana. Reputo che l’evento organizzato, a tre anni dall’avvento pandemico, non solo sia stato lungimirante ma appropriato e necessario.

I veri attori del panorama sanitario italiano si sono confrontati in una tavola rotonda moderata dal giornalista Rai Gerardo d’Amico. Tra gli ospiti: Walter Ricciardi, Stefano Paglia (direttore pronto soccorso Lodi e Codogno e componente del direttivo nazionale di SIMEU), Alessandra Crignano (dirigente infermieristica area Medicina Urgenza e Pronto Soccorso Policlinico Gemelli di Roma), Rino Agostiniani (tesoriere SIP), Filippo Anelli (presidente FNOMCEO), Francesco Cognetti (presidente FOCE), Claudio Cricelli (presidente SIMG), Pierino Di Silverio (segretario nazionale ANAAO), Aldo Grasselli (segretario nazionale SIVEMP), Barbara Mangiacavalli (presidente FNOPI), Annalisa Mandorino (segretario generale Cittadinanza Attiva), Riccardo Orsini (Comitato Centrale FNO TSRM e PSTRP).

Attraverso il confronto interdisciplinare è infatti possibile trovare le migliori soluzioni da mettere in campo. Diversi esponenti delle professioni sanitarie e delle società scientifiche hanno dialogato portando visioni diverse della professione e stimolando riflessioni importanti su tematiche cruciali: invecchiamento della popolazione, carenza di personale, arretratezza strutturale e finanziamento insufficiente del SSN. Un pomeriggio di poca retorica e molte proposte, soprattutto, partendo dall’analisi dei dati.

Mi aspetterei una riflessione, molto seria, sulla sanità da parte di tutta quanta la politica nostrana nazionale e territoriale. E per seria si intendono vere proposte di miglioramento. Perché il diritto alla salute non ha colore o partito politico e deve essere difeso con le unghie e con i denti.

Un esame diagnostico salvavita, nel SSN pubblico, non può prevedere attese sino a ventiquattro mesi. Per una mammografia si stima che l’attesa raggiunga tali tempistiche. Quello che mi ha colpito maggiormente, durante l’incontro, è stato rimarcare l’importanza della risorsa umana in sanità. Anche che il concetto che tutte le leggi del puro mercato, quando si tratta di sanità, non funzionano, e questo detto da democratici liberali.

Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ha insistito sulla qualificazione del lavoro per valorizzare i professionisti. La presidentessa della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, sulla sfida di integrazione tra servizi sociali e sanitari. Lo stesso presidente dei medici di famiglia ha ribadito che non sarà il PNRR a cambiare il volto della sanità italiana. Dopotutto, cito parole utilizzate, già da tempo, dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta: «È il caso di decidere se i soldi destinati alla sanità si vorranno utilizzare per mettere le pezze a un servizio sanitario nazionale che fa acqua, in un’operazione di lifting della sanità pubblica, o invece si vogliono fare delle riforme coraggiose».

Il tesoriere della Società Italiana di Pediatria, Rino Agostiniani, parla di debito demografico, citando il dato degli over 65 che sono ben il doppio degli under 14. Questo porterà ad avere un welfare non sostenibile negli anni futuri. Il dott. Cagnetti, presidente Federazione Oncologi-Cardiologi-Ematologi, ci ricorda la situazione disastrosa sugli screening in Italia. Basta pensare che l’Europa, che monitora lo stato di avanzamento dei programmi di screening, ci chiede una copertura del 90%. La pandemia ha peggiorato il nostro target che già in fase pre-pandemica era del 40,50%. Altra tematica di vitale importanza, sollevata dalla dott.ssa Annalisa Mandolino (segretaria generale Cittadinanza Attiva) è quella del regionalismo asimmetrico (di cui parleremo in un articolo dedicato).

In conclusione mi auspico che si continui a parlare quotidianamente e assiduamente di sanità. Dopotutto, il servizio sanitario nazionale vivrà finché qualcuno lo difenderà.

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