Garantire a tutti tempi di accesso alle prestazioni sanitarie adeguati ai problemi clinici presentati rappresenta un obiettivo prioritario per il Servizio Sanitario Nazionale, il cui compito è appunto quello di soddisfare i bisogni assistenziali dei cittadini secondo i principi dell’equità di accesso alle prestazioni, dell’efficienza, dell’efficacia, dell’appropriatezza, della correttezza e della trasparenza.
Dalle indagini eseguite dai carabinieri dei NAS sulle liste d’attesa, emerge come prima causa del non rispetto dei tempi previsti dal PINGLA (Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa) quella della disorganizzazione aziendale.
Le ispezioni, effettuate su tutto il territorio nazionale, sono eseguite presso presidi ospedalieri e ambulatori delle aziende sanitarie compresi gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, altresì presso le strutture private accreditate con la finalità di accertare il rispetto dei criteri previsti.
Su oltre 3800 agende sono rilevate 1118 situazioni di affanno nella gestione delle liste di attesa e superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida. Tra le cause più frequenti degli sforamenti temporali sono accertate carenze funzionali e organizzative dei presidi ospedalieri e degli ambulatori e la diffusa carenza di personale medico e tecnici specializzati.
Questo, unito alla mancanza di adeguati stanziamenti e attrezzature, determina il rallentamento dell’esecuzione delle prestazioni sanitarie. Lo slittamento si ripercuote anche sul mancato rispetto delle classi di priorità ricollocate, in 138 casi, in tempistiche entro i 120 giorni. Tempistiche non compatibili con i criteri di precedenza e urgenza.
In 195 situazioni i NAS riscontrano la sospensione o la chiusura delle agende di prenotazione. In parte condotte con procedure non consentite o determinate dalla carenza o assenza di operatori senza prevederne la sostituzione.
Alcuni operatori sanitari sono inoltre ritenuti responsabili di falsità ideologica, truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio. L’accusa è quella di aver favorito conoscenti o pazienti. Sono 26 persone, tra medici e infermieri, i professionisti coinvolti.
Un fatto di cronaca molto grave che fa emergere, per l’ennesima volta, l’Italia dei disservizi e dei “furbetti”. L’Italia degli “amici degli amici”. Di quelli che “saltano la fila”. E allora viene lecito domandarsi: qual è la risposta oggettiva, più giusta, per l’abbattimento delle liste d’attesa?
Qualcuno vede la chiave nella Telemedicina. Al momento, l’attuale governo paventa due strade: da una parte si spingono medici e infermieri a fare ore in più pagandoli meglio e detassando i compensi sull’extra orario. Altra proposta è quella di acquistare macchinari e prestazioni dal privato. Sta lavorando in questa direzione il Ministro della Salute Orazio Schillaci.
Inoltre, si parla di “lotta agli sprechi”. Gli addetti ai lavori la chiamano inappropriatezza prescrittiva. Ma la vera domanda, che sorge spontanea, è: come eliminare l’inappropriatezza prescrittiva senza, di pari passo, arginare il fenomeno della medicina difensiva?