A nord della provincia di Caserta, quasi al confine con la vicina regione del Lazio, sorge un piccolo paese a poco più di seicento metri di altura, accogliente dimora di circa tremila abitanti: Roccamonfina.
Immerso nel suggestivo Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano, una distesa di 9.000 mq dominata dalla presenza massiccia di castagneti, il comune è sito su quello che fino a cinquantamila anni fa era un vulcano nel pieno delle sue funzioni e che, ancora oggi, prosegue la sua attività attraverso le sorgenti termali di acque oligominerali. È, però, alla straordinaria flora che ne colora i terreni che deve il proprio principale esercizio economico. La castagna, tra le spaiate casette dai tetti spioventi tipiche degli ambienti di montagna, è, infatti, la vera regina del luogo.
Ogni anno, da ben quarantuno stagioni, il paese del casertano si fa teatro di una delle principali sagre dell’intera Campania volta a esaltare il prodotto dei castagneti in tutte le sue forme e preparazioni, abbinando alle caldarroste un accattivante profumo di funghi porcini che insaporisce i piatti proposti dai tanti stand gastronomici che animano la piazza principale del posto, presa d’assalto durante i weekend dedicati all’evento da turisti e curiosi.
Domenica scorsa, 29 ottobre, si è chiuso anche l’ultimo fine settimana previsto dalla fiera, e noi siamo accorsi sul luogo per raccontarvi lo svolgersi di una manifestazione che è risultata tra le più chiacchierate sui social. Le protagoniste della festa sono state immortalate da centinaia di istantanee che hanno affollato le bacheche di ognuno di noi, tanto da spingerci a provare di persona l’esperienza.
La curiosità, mista a un’irrefrenabile golosità, ha alleviato i fastidi provocati dalle strade sconnesse che dall’uscita autostradale di Caianello ci hanno guidato a Roccamonfina. Il paesaggio attorno, con diversi bambini a mani nude intenti ad aprire i ricci ancora pieni, era un bel quadro nel quale ci siamo immersi con piacere.
Il profumo delle braci al lavoro ha fatto da apripista, gli stand, poco più di cinquanta, nel tipico stile dei mercatini natalizi, sono apparsi subito dietro con le diverse pietanze pronte a stuzzicare il nostro appetito. I souvenir e gli oggettini che solitamente affollano questo tipo di eventi erano in netta minoranza. Il cibo l’ha fatta da padrone e a noi, che siamo dei buongustai, non ha potuto che farci piacere.
Prima di fermarci ad assaporare alcuni dei piatti proposti, abbiamo girato tutte le casette che occupavano gli spazi antistanti il municipio del piccolo comune, studiato bene il menù e interrogato gli odori e il sesto senso. Poi, al termine di un tour discretamente accurato, il caciocavallo impiccato su braci bollenti ci ha convinto a passare dalla teoria alla pratica.
La bruschetta al formaggio ha spalancato lo stomaco con il suo sapore affumicato, per i primi piatti è stata solo questione di tempo. In tutti i sensi… Le file a ogni cassa erano copiose, segno che la popolazione delle cittadine limitrofe e i curiosi delle città, da Caserta fino a Napoli – come noi – hanno risposto presente all’invito dei boschi della provincia. Abbiamo optato, poi, per una zuppa di fagioli, porcini e castagne e una fumante ciotola di scialatielli ai funghi che un paio di bicchieri di Falerno del Massico hanno aiutato a buttar giù. Se l’acquolina alla bocca vi sta facendo pentire di non averci seguiti, beh, avete ragione a essere in disappunto. Le caldarroste scottate su bracieri di grosse dimensioni hanno chiuso il pranzo prima del dolce, un misto di tradizione locale e napoletana, con la sfogliatella alla castagna – manco a dirlo – che si è dimostrata una scoperta sensazionale, a cui, seppur provati, abbiamo concesso volentieri il bis.
La folla è sembrata seguire le nostre indicazioni, molti hanno emulato il nostro percorso incuriositi dalle macchine fotografiche e dai taccuini sui quali abbiamo segnato gli appunti per un articolo da redigere con professionalità, senza lasciarsi andare ai peccati di gola che hanno condizionato il nostro pomeriggio di fine ottobre. Sappiamo cosa state pensando: missione fallita!
È vero, non siamo riusciti a proporvi una cronaca onesta e distaccata di una sagra che merita il successo che ha riscosso su stampa e siti internet. Tuttavia, giornate come quella di domenica restituiscono alle nostre routine quella spontaneità, quella convivialità, quel piacere della natura, di ciò che diamo ormai per scontato o, peggio ancora, per superato, insomma, tutto ciò da cui internet e i cellulari ci hanno allontanato. Nella solitudine di Roccamonfina, lontana da grandi centri abitati e visibilmente popolata da forse anche meno dei tremila cittadini censiti del 2011, abbiamo riscoperto il piacere di non preoccuparci dei like, del parere dei nostri amici virtuali.
Gli occhi dei tanti ragazzi, bambini e adulti che condividevano le panchine del centro, ci hanno raccontato di tradizioni di cui ancora si sente la necessità e che la città dell’alto casertano è riuscita a ricreare nel cuore della sua piccola, fiera roccaforte sui monti.
Appuntamento, quindi, al prossimo anno, alla quarantaduesima edizione della Sagra della Castagna e del Fungo Porcino, appuntamento al prossimo anno con Roccamonfina e tutte le altre stoiche cittadine delle nostre terre che, contro il tempo che corre e ci proietta nel futuro, ancora fermano lo scorrere della clessidra e regalano alle persone che si lasciano travolgere dai loro sapori, una giornata d’altra epoca, una giornata di natura e sorrisi. Con il senso del gusto che vi ringrazierà, felice forse anche più di voi.