Edito da Fandango Libri, Akhenaton è stato scritto da Dorothy Featherstone Porter, poetessa australiana che ha ricevuto il Christopher Brennan Award per la carriera. Ammaliata dal volto stranamente bello, distorto e sorridente del faraone, l’autrice iniziò a lavorare a questo romanzo in versi nel 1987, anni dopo aver visto Akhenaton per la prima volta in un museo di Berlino Ovest. Anche se la sua curiosità era direzionata verso il busto di Nefertiti, moglie del faraone, la Porter non riuscì a dimenticarsi di lui.
Questi, che fu re d’Egitto dal 1378 a.C. al 1362 a.C., probabilmente avrebbe rappresentato un’anomalia per la storia di qualsiasi paese. Non soltanto ne cambiò il nome, ma stravolse completamente le tradizioni religiose, spostò la sede del governo da Tebe ad Akhet-Aton, città da lui stesso fondata, e cercò di rivoluzionare completamente la società. Amenofi IV, infatti, prese il nome di Akhenaton – che significa servizievole con Aton – durante il quinto anno del suo regno, fortemente convinto che l’unico dio da adorare fosse appunto Aton, raffigurato dal Disco Solare.
Akhenaton era un visionario, un poeta, un egocentrico ed esteticamente consapevole della sua unicità. Il grandissimo amore per Nefertiti e per le sue sei figlie è stato testimoniato in Egitto attraverso dipinti, iscrizioni e sculture. Anche se regnò soltanto per diciassette anni, in quel lasso di tempo impose il suo fanatismo di iconoclasta, pretendendo che solo Aton fosse adorato come un dio e distruggendo un intero pantheon di dei e dee. Rivoluzione religiosa a parte, stravolse poi, in modo marcato, anche i canoni artistici tradizionali dell’arte egizia.
Questa riforma prese il nome di stile di Amarna e vide il passaggio dallo stile idealizzato e severo dei monumenti a un curioso e impietoso naturalismo, con accenni di tenerezza. Con Akhenaton si abbandonò la rappresentazione classica del corpo umano accogliendo invece figure più maestose, soprattutto in altezza. Modifica che sopravvisse anche dopo il suo dominio.
Il faraone isolò lentamente se stesso e la corte, portando alla rovina economica il regno e gettando nel caos l’esercito. Alla sua morte fu condannato come eretico e – fedele alla pratica di damnatio memoriae – il suo nome cancellato da tutti i monumenti, la città abbandonata e utilizzata come cava.
Il libro di Dorothy Porter, la cui voce narrante è dello stesso protagonista, è un romanzo in versi capace di raccontare, in poesia, la vita incredibilmente anomala di questo faraone tanto odiato. Il racconto biografico risulta lineare e chiaro, permettendo a chi legge di comprendere le evoluzioni e i grandi cambiamenti che ruotano attorno a questa figura. Allo stesso tempo, nelle poesie viene mostrato il lato più intimo di Akhenaton, le sue fratture, le sue sofferenze, i rapporti conflittuali, il suo sentirsi così diverso da tutti gli altri, il suo essere così eccentricamente unico.
La gioia e la sicurezza dei primi anni vengono immediatamente sostituite dalla seconda metà del libro, quando Akhenaton sembra cadere in un baratro sempre più profondo dal quale non riesce più a venire fuori. Questo lato oscuro che l’autrice aggiunge al romanzo colpisce e destabilizza, mostrando al lettore quanto il protagonista possa essere tenero e viscido allo stesso momento.
La scelta di soffermarsi, in maniera quasi brutale, sull’aspetto prettamente intimo – in particolar modo raccontando degli incesti del faraone – è sicuramente discutibile per varie ragioni: che Akhenaton si sia unito ad alcune figlie, nel tentativo di generare un erede maschio, è una teoria molto dibattuta, ma tutt’altro che certa. Inoltre, Smenkhara, giovane successore di Akhenaton, piuttosto che amante, è ritenuto diffusamente un fratellastro o un figlio del protagonista. Alcuni studiosi hanno invece ipotizzato che non fosse altro che un’identità alternativa di Nefertiti o Kiya, la moglie secondaria.
In Akhenaton la poesia di Dorothy Porter è semplice, avvincente e racchiude un carattere fortemente visivo. Le immagini che vuole trasmettere attraverso la lirica delle pagine arrivano al lettore con grande forza e intensità. Caratteristica che sembra adattarsi particolarmente bene al protagonista. Si tratta di un libro da leggere per l’unicità del genere, un romanzo in versi che cattura e conquista, ma che sicuramente non dà nessun merito a un personaggio storico così unico e particolare qual è stato Akhenaton.
Pronunciare il nome dei morti significa riportali in vita – iscrizione funeraria egizia