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Renzi e Mancini: quando inopportunità e censura si incontrano

Farouk Perrone di Farouk Perrone
18 Maggio 2021
in Attualità
Tempo di lettura: 3 minuti
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Non c’è stato abbastanza tempo perché i partiti tutti si mettessero in coda per fare le barricate in Viale Mazzini contro i censori della RAI, trovatisi evidentemente lì per caso e sino a quel momento sconosciuti alla classe dirigente italiana, che nuovamente si è tornati a contestare la TV di Stato per il modo in cui svolge giornalismo d’inchiesta nei confronti del potere politico e di ogni altra forma di potere. Ingenui come siamo, eravamo convinti che i motivi delle accuse riguardassero i pochissimi programmi che effettuano questo tipo di servizio e che chiedessero a gran voce di implementarli: certamente non perché convenisse, ma perché – e per capirlo non ci vuole una laurea in economia – migliore è il sistema di informazione pubblico e maggiori sono gli incassi.

Invece, è successo esattamente il contrario: gli attacchi hanno riguardato Report, cioè l’unico programma che ancora oggi, da venticinque anni e nonostante tutto, si occupa proprio di informare per mezzo di inchieste giornalistiche trasversali, che in questi decenni hanno riguardato tutti i partiti e tutti i sistemi di potere, ricevendo per tali motivi insulti e minacce da ogni dove. Questa volta il programma condotto da Sigfrido Ranucci si è occupato di un incontro in autogrill, del 23 dicembre scorso, tra Matteo Renzi e Marco Mancini, agente segreto e dirigente del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza.

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A pochi giorni da Natale, l’incontro fu filmato da una professoressa che si trovava lì casualmente, essendosi fermata per permettere al padre malato di recarsi al bagno. Fu così che vide e riconobbe il senatore di Rignano in compagnia di Mancini – che lei non sapeva chi fosse – intenti a parlare per circa quaranta minuti. La fonte ricorda anche che Mancini fosse lì già da prima e che lo avesse visto piuttosto impaziente durante l’attesa.

Naturalmente, l’ex Premier ha parlato di inseguimenti e ha raccontato di aver incontrato l’agente segreto per dargli dei babbi, un dolce tipico romagnolo, sottolineando quanto non ci sia stato nulla di male nel loro appuntamento. La docente, al contrario, non ricorda di questo dono e dice di aver registrato il video incuriosita dal fatto di aver visto un personaggio tanto famoso intrattenersi in autogrill con uno sconosciuto. Di lì a pochi giorni, infatti, inviò il materiale alla mail de Il Fatto Quotidiano che, tuttavia, avendolo ricevuto il 31 dicembre, non se ne accorse nemmeno. Ad aprile, invece, il filmato è stato girato alla redazione di Report.

Ebbene, una prima questione riguarda il merito di quest’incontro, dunque il motivo per il quale il politico che più di tutti ha chiesto all’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di cedere la delega ai servizi segreti – che aveva tenuto per sé – ne incontrasse un agente, considerando che quello è stato anche uno dei pretesti per cui Renzi ha fatto dimettere le due Ministre di Italia Viva, dando vita alla crisi di governo in piena pandemia.

Intendiamoci, nulla certifica che i due fossero lì per discutere di chissà quale manovra e al momento non abbiamo altra versione oltre a quella del senatore, tuttavia ci chiediamo se sia opportuno che un rappresentante delle istituzioni incontri non un qualunque funzionario o un altro politico o dirigente pubblico all’interno di un contesto informale – il che sarebbe assolutamente normale – ma un membro dei servizi segreti, vale a dire uno degli incarichi più delicati che esistano in merito alla sicurezza pubblica. La vicenda richiede, inevitabilmente, dei chiarimenti perché sarebbe grave se Renzi – ormai non più inquilino di Palazzo Chigi da anni – fosse a conoscenza di informazioni estremamente riservate.

E se fino a questo punto bastava che il leader di IV rispondesse alle domande che gli erano state poste senza vittimizzarsi in alcun modo, la faccenda è diventata più complessa a causa dell’interrogazione parlamentare dell’italovivo Luciano Nobili per sapere se la RAI avesse pagato, per un servizio di Report, una fonte esterna per 45mila euro con fattura intestata a una società lussemburghese. A parte il fatto che i giornali in possesso di questo dossier non l’hanno pubblicato perché non sono riusciti a riscontrare la veridicità di tali informazioni, è chiaro che l’interrogazione rappresenti una prerogativa dei parlamentari e non è questo in discussione, ma è altrettanto evidente che l’obiettivo è quello di gettare fango contro il programma, occupandosi della fantomatica fattura proprio adesso che è uscito il servizio sull’incontro in autogrill tra Renzi e Mancini.

Dunque, cos’è questo, se non un tentativo di limitare la libertà d’informazione, di cercare di metterle i bastoni tra le ruote? O pensiamo che i tentativi di censura siano solo quelli espliciti? Qual è la differenza, oltre al fatto che questa volta nessun politico abbia battuto ciglio?

Prec.

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