Sabato scorso, 20 maggio, rispettivamente a Milano e Perugia, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle si sono messi in marcia per i diritti dei migranti, i primi, e per l’ormai consueta battaglia a favore del reddito di cittadinanza i secondi, seguiti entrambi da un nutrito numero di partecipanti.
Per le strade del capoluogo milanese, al seguito dello slogan Insieme senza muri, il Presidente del Senato Grasso, unitamente al Sindaco Sala e alla radicale Bonino, hanno fatto da apripista a un corteo di centomila persone festanti nel nome della solidarietà e della costruzioni di ponti nei confronti dei migranti, anziché dei muri promossi dalle destre che sempre più provano ad allargare il proprio consenso in Europa, dopo l’elezione di Trump.
“Chi nasce e studia in Italia è italiano”, ha precisato Pietro Grasso, “Oggi diciamo che non torniamo indietro, non costruiremo con i mattoni dell’intolleranza nuovi muri e divisioni”. Soddisfazione espressa anche dal Premier Gentiloni che dal suo profilo Twitter ha ringraziato la città di Milano, sicura e accogliente.
Non tutto oro, però, è quel che luccica. Non sono mancate, infatti, le contestazioni da parte di attivisti e associazioni al grido di Nessuno è illegale, che apertamente hanno criticato il PD – dipinto con l’acronimo di peggior destra – per le la legge Bossi-Fini ancora in vigore e per la più recente stretta all’immigrazione firmata dal ministro dell’Interno Minniti.
Alla natura solidale della manifestazione, alla quale hanno spontaneamente aderito moltissimi cittadini lombardi e non solo, si oppone, dunque, una sfilata del partito nuovamente capitanato da Matteo Renzi che sa tanto di carattere meramente elettorale, viste poi le effettive condizioni in cui i richiedenti asilo nel nostro Paese sono quotidianamente costretti a vivere. Mancano, infatti, da parte del governo, garanzie e tutela di queste fasce naturalmente deboli e vulnerabili, vittime spesso di malavita o di organizzazioni che lucrano sul compenso statale destinato a chi offre loro ospitalità, sistemando poi queste persone in baracche fatiscenti e centri di accoglienza definibili veri e propri centri di detenzione.
Delle stessa pasta, appare la marcia Perugia-Assisi capitanata da Beppe Grillo e Luigi Di Maio, promotrice della battaglia sempreverde del movimento a favore dell’introduzione del reddito di cittadinanza. “Renzi parla di assistenzialismo non sostenibile? Tagliamo fondi alla politica, alle auto blu, ai vitalizi, ai privilegi, e tassiamo finalmente il gioco d’azzardo. È da queste cose che ricaveremo i soldi da destinare a dieci milioni di italiani”, sostiene l’ex comico che si paragona a Prometeo, ladro del fuoco degli dei a favore del popolo della Grecia, con tanto di fiaccola ben stretta tra le mani sia in partenza che al termine della lunga camminata la quale, stando alle stime degli organizzatori, ha radunato cinquantamila persone.
Se va pur dato merito al M5S di aver sempre sostenuto la battaglia per il reddito di cittadinanza, in ogni campagna elettorale nazionale e regionale, è altrettanto vero che le modalità di proposta risultano essere sempre le stesse, teatrali, che mirano alla pancia della gente, come la recita della telefonata tra Renzi e suo padre, messa in scena proprio da Grillo durante il corteo o, appunto, l’utilizzo della marcia e la fiaccola.
Il Movimento è già primo partito d’Italia, governa ormai da un anno la Capitale, e va, inoltre, affermandosi sempre più nelle preferenze anche a livello locale e regionale, da nord a sud. Sarebbe il caso di abbandonare i toni da campagna elettorale, sempre volta alla denigrazione della vecchia politica, e passare, finalmente, all’attuazione delle proposte? Roma, di certo, non gli ha portato troppo onore, almeno fino a ora. I comizi, invece, non cambiano di sostanza, anzi, si inaspriscono con nuovi nemici con cui fomentare il malcontento della classe media, come nel caso dell’attacco alla stampa.
Insomma, due manifestazioni in marcia, quelle di Milano e Perugia, forse sane nelle intenzioni di chi spontaneamente ne ha preso parte, ma di dubbia moralità per ciò che concerne i promotori. D’altronde, Renzi è stato chiaro: le elezioni non tarderanno ad arrivare nel prossimo inverno. I protagonisti sembra abbiano colto un’occasione per scaldare la voce.