Dobbiamo riconoscere che ci ha fatto piuttosto ridere l’intervista rilasciata la settimana scorsa da Matteo Renzi nella quale si criticava la sinistra che fa i convegni e che in Parlamento si fa bocciare le leggi. Intanto, perché il Senatore di Rignano ha ammesso ancora una volta di essere fuori dalla sinistra, visto che i convegni a cui partecipa lui sono quelli in cui esalta il Rinascimento saudita, e poi perché il riferimento era al Ddl Zan, vale a dire la legge che al momento potrebbe rischiare di non passare per causa sua: invece di insistere sulla necessità della norma, infatti, ne ha proposta un’altra che sconfessa parti del decreto scritte da parlamentari della sua Italia Viva.
E se proprio vogliamo approfondire la dichiarazione renziana, vale la pena farlo partendo da un problema di fondo particolarmente evidente, che non è il fatto che la sinistra organizzi convegni e poi si faccia bocciare le leggi, ma che quelle proposte spesso nemmeno arrivino in Parlamento per essere votate. È il classico problema che riguarda quel mondo lì, dove c’è un abisso tra le esigenze del popolo, i temi da questo sollevati e i partiti, spesso fin troppo concentrati sulle loro divisioni interne.
Eppure, un certo desiderio di sinistra nel Paese c’è, perché c’è ancora chi combatte battaglie che le appartengono: si pensi ai banchetti di questi giorni sull’eutanasia legale, alle proteste legate al tentativo di emarginazione dello stesso Ddl Zan, per non parlare di quello che succede in Val Di Susa o del ricordo dei vent’anni dal G8 di Genova. Il problema è che su questi argomenti di convegni se ne fanno troppo pochi, con i partiti di sinistra che il più delle volte cercano, anzi, di dissociarsene, non capendo che sono questi i temi di cui maggiormente dovrebbero interessarsi e che più riguardano loro e i valori che dovrebbero promuovere.
Lo abbiamo capito anche qualche sera fa, al circolo Arci di Putignano (Pisa), in occasione della presentazione del libro Il destino di un’idea e il futuro della sinistra. PCI e cattolici una radice della diversità, insieme all’autore Vannino Chiti, ex PCI e PD, a Stefania Bozzi, presidente di Arci Pisa, e Paolo Martinelli, presidente di Acli Pisa, durante il quale abbiamo provato a riflettere proprio su come sia possibile che la classe dirigente del centrosinistra oggi non riesca a cogliere il momento per approfondire, rilanciare o anche semplicemente discutere di tematiche che sono calde tra la sua gente e non nel partito.
Il partito, appunto, il centro in cui tutti i problemi si palesano e da dove tutto è iniziato: cos’è successo dopo lo scioglimento del PCI? Come si è potuto perdere un patrimonio fatto non di fan o di semplici elettori, ma di militanti? Com’è possibile che si sia creato un distacco così acuto tra rappresentante e rappresentato? In occasione di un altro incontro pubblico, tenutosi a Livorno con protagonisti Diego Bianchi e Achille Occhetto, quest’ultimo ha raccontato di quando Berlinguer gli disse che parte dei dirigenti del PCI non lo vedeva ancora come un politico formato, per questo lo mandarono in missione a fare o il segretario regionale in Abruzzo o il segretario cittadino a Palermo.
Ebbene, non si tratta di avere nostalgia per determinate forme di “castigo”, quanto di rendersi conto di come ciò che contava in quell’apparato fossero la formazione, la preparazione, la capacità di rappresentare un popolo e di conoscere ciò che questo popolo chiede. Oggi, invece, non sempre ma diverse volte, anche a sinistra sembra prevalere l’istinto governista a qualunque costo, lo spaesamento se si è all’opposizione, la deresponsabilizzazione e la timidezza nell’avanzare proposte buone perché altrimenti si regala il Paese alla destra.
Il problema, invece, è che il Paese si regala alla destra proprio perché manca la chiarezza delle idee – che fine ha fatto, ad esempio, lo Ius Soli? –, il coraggio di saper dire di no – come si è passati in appena sette giorni, per dirne una, dal Conte o morte al Governo Draghi? –, la rigidità nel saper mediare ma senza scendere sempre a compromessi al ribasso – perché qualcuno dice che non tutti nel Partito Democratico voterebbero a favore del Ddl Zan?. Ecco, allora, che viene da chiedercs: su questi passaggi fondamentali, dov’è la sinistra e dove sono i convegni?